Il Mose ha finora protetto Venezia dalle acque alte, ma il cambiamento climatico sta causando trasformazioni che possono superare le capacità di questa barriera. Un nuovo studio, premiato dall’Aspen Institute Italia per la collaborazione scientifica tra Italia e Stati Uniti, suggerisce che solo interventi combinati e multidisciplinari potranno garantire la sicurezza della città entro fine secolo. L`analisi sottolinea la necessità di rivedere tutte le strategie, considerati i rischi sempre più elevati legati a fenomeni climatici estremi e a condizioni ambientali mutanti.
I limiti del Mose di fronte ai mutamenti climatici previsti
Il Mose è nato con l’obiettivo di difendere Venezia dalle acque alte, un problema storico per la città. Le dighe mobili sono state adeguate per arginare mareggiate e innalzamenti del mare osservati fino a oggi. Tuttavia, i modelli climatici indicano che entro la fine del secolo l’innalzamento delle acque e l’intensificazione degli eventi meteorologici supereranno le capacità di queste barriere. Onde di oltre tre metri, tempeste più frequenti e fenomeni atmosferici violenti metteranno alla prova l’efficacia del Mose.
Andrea Critto segnala limiti crescenti
Andrea Critto, esperto dell’università Ca’ Foscari e coautore dello studio, evidenzia che la sola difesa fisica diventerà insufficiente. “Il livello del mare a Venezia potrebbe raggiungere valori mai registrati, per cui il Mose, progettato per situazioni diverse, non sarà più in grado di proteggere la città allo stesso modo.” Le mareggiate subiranno un aumento di frequenza e intensità, con il rischio che le dighe non possano più fronteggiarle completamente.
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La ricerca premiata propone un cambio di paradigma: non basta pensare a barriere fisiche. Ci si deve dotare di sistemi di allerta tempestivi, procedure efficienti per la gestione delle emergenze e normative più rigide che impediscano di costruire in aree a rischio. La prevenzione assume un ruolo centrale, anche attraverso l’educazione della popolazione e la partecipazione attiva dei cittadini.
Un approccio integrato per rischi molteplici
Questo approccio integrato permette di affrontare il rischio da più angolazioni. I sistemi di allerta evitano sorprese, tutelano la vita e guidano le evacuazioni. Le norme urbane riducono la vulnerabilità delle costruzioni e migliorano la resilienza del territorio. Coinvolgere la comunità stimola la consapevolezza, incoraggia comportamenti responsabili e facilita la protezione del patrimonio culturale e architettonico.
Critto sottolinea che il futuro del Mose dipenderà da queste misure complementari. “La difesa dell’ambiente urbano deve considerare ogni aspetto del rischio, comprese le condizioni atmosferiche estreme e l’aumento delle temperature.”
Rischio multiforme: mareggiate, ondate di calore e precipitazioni estreme
Non solo il livello del mare fa paura, ma anche gli altri fenomeni climatici associati cambiano lo scenario per Venezia. Oltre alle mareggiate violente, si devono affrontare ondate di calore estivo, prolungati periodi di siccità e forti precipitazioni nell’entroterra, che possono causare esondazioni e frane. Questi eventi, anche se differenti, contribuiscono a mettere a dura prova la tenuta della città lagunare.
Lo studio afferma che bisogna adottare metodi di valutazione che considerino tutte queste minacce in modo combinato. L’analisi multirischi individua i punti critici e permette di pianificare interventi più efficaci. “Il clima cambia in modo complesso, e ogni fenomeno può agire sia da solo che in sinergia con altri, peggiorando le conseguenze per Venezia e la sua popolazione.”
Nuove tecnologie e intelligenza artificiale per la protezione della città storica
Per adattarsi a uno scenario in rapida evoluzione, si sta lavorando anche sull’innovazione tecnologica. Nel centro storico di Venezia sono già in corso progetti che utilizzano intelligenza artificiale per simulare eventi estremi. Questi strumenti svolgono una sorta di stress test, individuando le aree più fragili e i possibili punti di rottura.
Strategie digitali per la resilienza urbana
L’obiettivo è capire quali sono gli interventi prioritari per rafforzare le difese senza limitarsi a soluzioni tradizionali. Le tecniche basate sull’intelligenza artificiale permettono di valutare scenari improbabili ma ad altissimo impatto, aumentando la preparazione della città verso minacce potenziali molto gravi. Questo tipo di ricerca aiuta a pianificare misure di gestione del rischio più mirate e tempestive.
Il lavoro di collaborazione tra atenei italiani e statunitensi, enti pubblici e militari ha reso possibile una visione più ampia e concreta dello sforzo necessario. “Venezia è davanti a un bivio, dove la scienza e la tecnologia devono integrarsi con la governance urbana per proteggere una delle città più fragili del pianeta.”