Il tema del Green Deal sta tenendo banco nel dibattito pubblico e politico europeo. Durante una recente intervista, Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS, ha fornito un’analisi approfondita sulla situazione attuale del programma che mira a promuovere la sostenibilità ambientale e la crescita economica. Le sue osservazioni sono emerse in occasione dell’evento Adnkronos Q&A ‘Transizione green, investimenti e strategie’, tenutosi al Palazzo dell’Informazione di Roma.
Il Green Deal rimane intatto, ma non senza possibilità di revisione
Secondo Giovannini, il Green Deal non ha subito alcuna modifica sostanziale. Il programma, concepito principalmente come un’iniziativa di sviluppo economico piuttosto che come una mera politica ambientalista, continua a mantenere tutti i suoi obiettivi originali. Tuttavia, emergono alcune necessità di revisione di specifici aspetti per adattare il piano alle attuali sfide globali. Il direttore scientifico di ASviS evidenzia che non è mai esistito un approccio ideologico intrinseco al Green Deal, sottolineando l’importanza della collaborazione tra Paesi per raggiungere obiettivi comuni in materia di sostenibilità.
Giovannini ha confermato che la direzione intrapresa non cambiarà, sostenendo che “dal Green Deal non si torna indietro”. Questo chiaro messaggio evidenzia l’impegno dei governi nel rafforzare la propria posizione in vista dei futuri incontri internazionali, come il Cop29 e il Cop16. Il Green Deal continuerà quindi a essere un punto di riferimento, mantenendo le sue massime ambizioni senza tornare indietro sui progressi raggiunti.
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L’importanza del Clean Industrial Act nella transizione industriale
Un aspetto fondamentale secondo il relatore è l’introduzione del Clean Industrial Act, nella quale si evidenzia come gli altri Paesi, che intraprendono simili percorsi di transizione, abbiano la responsabilità di investire nella regolamentazione che accompagna tali cambiamenti. Il Clean Industrial Act diventerà cruciale nel garantire che l’industria mondiale sia in grado di sostituire metodi di produzione tradizionali con quelli più sostenibili, favorendo, nel contempo, l’innovazione tecnologica.
Giovannini sottolinea l’importanza di “accompagnare molto di più la transizione del settore industriale”, un’affermazione che evidenzia la necessità di un supporto concreto da parte dei governi a livello mondiale. Rispondere a questa sfida richiederà non solo politiche adeguate ma anche strategie di investimento mirate a sviluppare tecnologie verdi e a incentivare un’accelerazione verso pratiche sostenibili. La coordinazione internazionale sarà essenziale per ottenere risultati tangibili, coinvolgendo non solo le istituzioni, ma anche le aziende private che possono contribuire significativamente alla causa.
Esigenze di collaborazione e allineamento globale
Il messaggio di Giovannini si concentra fortemente sulla necessità di una cooperazione internazionale. Gli altri Paesi devono necessariamente accelerare i propri sforzi di transizione per non rimanere indietro e per adempiere agli impegni presi a livello globale. La sfida non è solo quella di ottenere risultati positivi a livello nazionale, ma è altrettanto vitale che tutti i Paesi contribuiscano in modo coerente nel rispettare gli obiettivi ambientali comuni.
La natura globale dei cambiamenti climatici richiede che gli sforzi non vengano limitati a un solo Paese o a una sola regione. Solo attraverso sinergie internazionali e azioni concrete sarà possibile far fronte a problematiche comuni, creando così un percorso sostenibile che non solo rispetti l’ambiente, ma stimoli anche l’economia. Il Green Deal, dunque, si impone come un documento fondamentale per l’azione collettiva, fungendo da bussola per le politiche future e incentivando pratiche industriali più responsabili e rispettose dell’ambiente.