Un documentario indipendente che narra il legame profondo tra l’arcipelago del Sulcis in Sardegna e le comunità di pescatori sopravvissute a sfide ambientali e sociali si prepara a debuttare in Basilicata. Ìsulas de s’ìsula, opera del regista Lorenzo Sibiriu, sarà proiettato il 25 luglio al Terra Lenta Film Fest di Pignola, evento dedicato alla sensibilizzazione su temi ambientali.
La selezione al festival terra lenta di pignola
Il prossimo 25 luglio la Basilicata accoglierà il documentario Ìsulas de s’ìsula nell’ambito del Terra Lenta Film Fest di Pignola, provincia di Potenza. Questo festival si concentra su produzioni che affrontano questioni legate all’ambiente, alle crisi ecologiche e alle trasformazioni territoriali. Il film prodotto e diretto da Lorenzo Sibiriu è stato scelto per la sezione concorso, confermando l’interesse del pubblico e degli organizzatori verso una narrazione che intreccia storie locali con temi più ampi riguardanti l’ambiente.
Un cammino tra festival e memoria collettiva
Dopo la sua prima presentazione a IsReal, il festival dedicato al cinema documentario che si è svolto il 30 maggio a Nuoro, in Sardegna, il film continua il suo cammino partecipando a eventi significativi. IsReal ospita ogni anno pellicole radicate nel territorio sardo, e Ìsulas de s’ìsula è emerso per la capacità di affrontare la memoria collettiva e il rapporto con l’ambiente, argomenti sempre più attuali nel dibattito culturale italiano. L’approdo al Terra Lenta Film Fest segna un’importante tappa perché porta queste tematiche in un’area geografica distante, ampliando l’attenzione sulle questioni ambientali nazionali.
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L’arcipelago del Sulcis tra crisi e speranza nei racconti del documentario
Il cuore della narrazione di Ìsulas de s’ìsula si concentra sulle vite dei pescatori e delle pescatrici artigianali che abitano le isole del Sulcis. Questi si trovano a affrontare una crisi economica che ha penalizzato il settore ittico, aggravata da fenomeni come la presenza militare nell’area e le attività industriali ad alto impatto ambientale. Inoltre il turismo di massa ha modificato profondamente il territorio e le relazioni sociali, rendendo precaria la sopravvivenza di modi di vita tradizionali.
Storie di resistenza e miti antichi
Il documentario racconta storie di resistenza e adattamento vissute quotidianamente da chi mantiene il mare come orizzonte. Nei racconti emergono memorie personali e collettive, quasi fossero un patrimonio da preservare mentre la comunità cerca di non perdere la propria identità e il proprio futuro. Si parla di lavoro, di fatica e di valori, ma anche di miti legati al mare e di un legame antico che non si spezza nonostante le difficoltà.
Questa pellicola disegna un ritratto fedele delle tensioni tra passato e presente, tra la volontà di preservare le tradizioni e la necessità di affrontare un domani incerto. L’arcipelago diventa così un simbolo delle sfide ambientali e sociali che molte realtà isolate si trovano a vivere. Le immagini catturano luoghi segnati ma vivi, popolati da persone che continuano a raccontare e sostenere la loro terra.
Maestranze e musica: il contributo sardo nella realizzazione del film
Il documentario si distingue per il coinvolgimento quasi totale di professionisti sardi nelle fasi di produzione e post-produzione. Questo ha permesso una rappresentazione più autentica e vicina ai luoghi raccontati, valorizzando competenze locali spesso poco conosciute al di fuori dell’isola. La scelta di definire un gruppo tecnico concentrato sul territorio valorizza la tradizione artigianale del cinema indipendente isolano.
Un elemento centrale del film è il paesaggio sonoro, ideato da due musicisti nati proprio nell’arcipelago del Sulcis. Matteo Leone, cantautore di Calasetta, e Stefano Manconi, compositore di musica elettronica di Sant’Antioco, hanno creato una colonna sonora che si lega strettamente all’atmosfera delle isole. I suoni prodotti rivelano l’anima mutevole e profonda del luogo, aggiungendo intensità emotiva senza mai sovrapporsi alle immagini.
Questa attenzione alle radici culturali apre al pubblico una dimensione intima, fatta di suoni e storie che appartengono a quell’area geografica. Un film nato da un dialogo tra narrazione visiva e suoni che diventano parte della memoria collettiva. Il risultato è un’opera costruita con cura e rispetto per le comunità coinvolte, capace di comunicare anche oltre i confini dell’arcipelago.
Il sostegno istituzionale e la campagna di raccolta fondi internazionale
Il documentario ha potuto prendere forma grazie al contributo della Regione Sardegna e al sostegno di diverse realtà associative del territorio. Tra queste figurano la Società Umanitaria – Cineteca Sarda, Italia Nostra Sardegna e la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Iglesias. Questi enti hanno offerto risorse e visibilità, facilitando la produzione e la distribuzione dell’opera.
Completamente indipendente, il progetto si è anche avvalso di una campagna collettiva di raccolta fondi, che ha coinvolto sostenitori da tutto il mondo. Sono stati raccolti oltre 4.000 euro, una cifra importante per un documentario di nicchia, segno dell’interesse e dell’attenzione verso le storie radicate nel Sulcis e verso il tema dei territori minacciati.
Il percorso artistico di lorenzo sibiriu
Lorenzo Sibiriu, regista e fotografo, lavora da anni su temi legati al paesaggio e alla memoria etnografica. Le sue opere hanno attraversato festival e spazi culturali in tutta Europa, portando avanti un racconto che coniuga arti visive e riflessioni sociali. Ìsulas de s’ìsula si inserisce in questo percorso, offrendo un altro sguardo sulle trasformazioni dei luoghi e delle comunità.
Il documentario attende ora l’esito della selezione al Terra Lenta Film Fest, dove sarà visto da un pubblico attento ai problemi ambientali e sociali. Gli organizzatori e lo stesso regista puntano a dare visibilità a queste storie, capaci di raccontare la fragilità e la speranza di un arcipelago al centro di un tesoro paesaggistico e culturale da difendere.