Il festival del management torna a Napoli con oltre quaranta panel e quasi duecento relatori, mettendo al centro la ricerca sul deep blu, ossia lo spazio e il mare. L’evento si concentra sulle sfide legate alla complessità globale, con particolare attenzione alla formazione dei giovani, alla sicurezza nazionale e all’economia marittima e spaziale. Napoli diventa così palcoscenico per un dibattito che richiama esperti militari, politici e industriali sul futuro del nostro paese e sulle dinamiche internazionali che collegano tecnologia, geopolitica e ambiente.
La sfida della complessità : napoli tra innovazione e formazione giovanile
Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’Anci, ha sottolineato come la città si trovi nel mezzo di una sfida complessa che richiede risposte nuove e creative. La cultura del management viene vista come uno strumento sociale, capace di migliorare la qualità della vita e di orientare il futuro degli studenti. Per Manfredi, la complessità appare anche un’opportunità per Napoli, città che ha tradizionalmente saputo trovare soluzioni originali grazie all’inventiva locale. L’attenzione è rivolta soprattutto al settore del blu, dove si concentra ricerca e sviluppo su mare e spazio. Il capitale umano rappresentato dagli studenti resta un nodo cruciale: formarli e riuscire a trattenerli in Italia è una priorità .
Navigare verso nuovi orizzonti
Roberto Vona, ideatore del festival, ha insistito sul valore del blu come metafora di una navigazione verso nuovi orizzonti. L’obiettivo è far crescere il talento dei giovani e costruire un ecosistema che favorisca la loro permanenza. Le competenze acquisite nei corsi di management devono tradursi in opportunità concrete sul nostro territorio. Per questo il festival vuole essere una vetrina e un incubatore di idee per mantenere e stimolare lo sviluppo.
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Sicurezza nazionale e tecnologie emergenti: le nuove frontiere militari e geopolitiche
Il panel inaugurale ha affrontato le dinamiche geopolitiche internazionali. Luigi Casali, comandante dell’Accademia Aeronautica Militare, ha evidenziato come la formazione deve confrontarsi con le tecnologie emergenti e i nuovi domini operativi, che vanno oltre i confini tradizionali. Anche Salvatore Vitiello della Marina Militare ha posto l’accento su un cambiamento nel concetto di difesa. Oggi non basta più poter contare su basi navali, serve una capacità di contrasto sofisticata, che inglobi la lotta contro minacce tecnologiche come i droni esplosivi. Vitiello ha ricordato l’importanza di mantenere aperti snodi marittimi cruciali come il canale di Suez, da cui passa il 90% del traffico commerciale mediterraneo.
L’intelligence e la sicurezza integrata
Un altro intervento di rilievo è quello di Vittorio Rizzi, capo del dipartimento informazioni per la sicurezza. Ha spiegato che le agenzie di intelligence devono tutelare la sovranità , la sicurezza nazionale e le imprese. Spazio e mare si intrecciano anche dal punto di vista della sicurezza: un attacco a un satellite ha causato problemi a un cavo sottomarino collegato. La rapida evoluzione tecnologica richiede quindi anche aggiornamenti normativi e regolatori, a livello nazionale e internazionale. Rizzi ha difeso la segretezza come elemento necessario alla democrazia, specie in ambito di intelligence.
La blue economy e lo spazio, asset strategici per l’economia e l’ambiente
Sergio Costa, vicepresidente della Camera, ha sottolineato i dati chiave sulla blue economy. Il mare copre il 70% della superficie terrestre e assorbe il 95% dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo. È una risorsa fondamentale per l’economia globale: il 90% del commercio passa via mare. Costa ha messo in evidenza l’importanza di combinare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale, temi che devono procedere insieme.
Il potenziale economico dello spazio
Sul tema dello spazio ha richiamato le cifre pubblicate dalla Nasa, con una valutazione del potenziale economico della space economy che raggiunge valori straordinari. Lo spazio si configura come un bene comune, non di proprietà nazionale, per questo la normativa internazionale del 1967 necessita di un aggiornamento. È necessario prevedere regole nuove per gestire attività e conflitti in orbita, con attenzione particolare agli interessi degli stati e alle opportunità industriali.
Il ruolo degli enti pubblici e le sfide per l’italia nella governance del mare e dello spazio
Mario Mattioli, presidente della Federazione del Mare, ha espresso soddisfazione per l’inserimento del mare nell’agenda politica. L’istituzione di un dicastero dedicato e di un comitato con dieci ministeri segna una novità importante. Ha ricordato come il 90% delle merci viaggia per mare, che rappresenta una vera e propria autostrada commerciale. Permangono però problemi legati alla geopolitica, alla sicurezza, e alla protezione dai cyberattacchi, che richiedono un impegno costante.
Coordinamento e regolamentazione
Alessandro Garbellini, responsabile dell’ufficio spazio della Farnesina, ha segnato la necessità di aggiornare la legge del 1967 che regola le attività spaziali. Ha evidenziato l’attività di coordinamento a livello nazionale ed europeo, volta a spingere le industrie italiane sullo sviluppo nello spazio. Un’area strategica riguarda anche i rapporti economici con i paesi emergenti in questo ambito. La crescita italiana dipende dal consolidamento di un approccio coordinato e dalla regolazione degli ambiti sensibili.
Il festival a Napoli si conferma un luogo di confronto cruciale per temi legati a spazio e mare, dove sicurezza, economia e formazione si intrecciano sotto un’unica visione sul blu, che dà ritmo alla ricerca e al dibattito nazionale.