L’amministrazione statunitense ha intensificato le pressioni su alcune università di rilievo, citando problemi di antisemitismo e violazioni delle norme sull’ammissione. In particolare, la Columbia University rischia la revoca dell’accreditamento a causa di presunti casi di molestie verso studenti ebrei sul campus. Nel frattempo, Harvard subisce un taglio significativo ai fondi federali e la cessazione di contratti per contrasti con le decisioni della Corte Suprema del 2023. Sul fronte dei visti, il governo Usa ha annunciato misure stringenti verso gli studenti cinesi.
Le accuse contro la Columbia university per antisemitismo nel campus
Il Dipartimento dell’istruzione degli Stati Uniti ha contestato alla Columbia University una gestione inadeguata dei casi di antisemitismo che si sono manifestati all’interno del campus dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 contro Israele. Secondo il governo, la dirigenza dell’ateneo avrebbe dimostrato una “deliberata indifferenza” rispetto alle molestie subite dagli studenti ebrei, trascurando la loro sicurezza e benessere. Queste mancata tutela avrebbe portato la scuola a non rispettare gli standard richiesti per il mantenimento dell’accreditamento.
Linda McMahon, segretaria all’Istruzione durante l’amministrazione Trump, ha spiegato come la situazione abbia raggiunto livelli critici, tanto da minacciare di revocare l’accreditamento dell’università stessa. Questo passo è raro e segna una linea netta nel controllo della qualità educativa e della gestione dei diritti degli studenti. La Columbia University si trova dunque di fronte a un bivio, tra la necessità di intervenire rapidamente sulla questione antisemitismo e la possibilità di perdere uno status importante per la sua attività accademica.
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Un contesto di tensione e protesta
L’episodio fa parte di un contesto teso e più ampio, dove la sicurezza degli studenti e la libertà di espressione stanno alimentando proteste e confronti diretti all’interno delle istituzioni scolastiche. La scelta della Casa Bianca di intervenire così direttamente testimonia la gravità della situazione e la volontà di esercitare un controllo più severo sulle università percepite come insufficienti nella gestione di conflitti interni e discriminazioni.
La sospensione dei contratti e fondi federali a harvard
Parallelamente alla vicenda Columbia, Harvard subisce una decisione severa da parte del governo statunitense. Il 27 maggio 2025, il New York Times ha riportato la notizia della decisione della Casa Bianca di terminare tutti i contratti federali con l’università, inclusi accordi per servizi per un valore stimato intorno ai 100 milioni di dollari. La lettera interna ottenuta dal giornale sottolinea l’invito alle agenzie federali a “trovare fornitori alternativi” per futuri incarichi, sancendo una rottura definitiva fra governo e ateneo.
Questa mossa segue una serie di interventi già emanati dall’amministrazione Trump. Ad aprile 2025, la stessa Harvard ha subito il congelamento di 3,2 miliardi di fondi pubblici, oltre al blocco dell’ammissione di nuovi studenti internazionali. La motivazione ufficiale riguarda il mancato rispetto delle normative legate alla Corte Suprema, che nel 2023 ha vietato l’uso del fattore razziale nelle procedure di ammissione universitarie.
Accuse e clima ostile
Harvard viene accusata anche di tollerare episodi di antisemitismo e di diffondere un clima ostile ai valori nazionali, contesto che ha alimentato il confronto tra l’ateneo e il governo. Tali misure influenzano non solo la reputazione dell’università, ma anche la sua capacità di attrarre studenti internazionali e finanziamenti pubblici, elementi fondamentali per la sua attività accademica e di ricerca.
La situazione evidenzia una forte tensione fra istituzioni educative e governo federale, con un impatto diretto sulle politiche di accesso all’istruzione e sull’applicazione delle leggi federali in materia di discriminazione.
La stretta sui visti per gli studenti cinesi negli Stati Uniti
Da Washington arriva anche una decisione che riguarda l’ingresso degli studenti cinesi negli Stati Uniti. Marco Rubio, segretario di Stato Usa, ha annunciato un inasprimento nelle revoche dei visti per studenti provenienti dalla Cina, a partire dal 2025. Questa misura sarà attuata in collaborazione con il Dipartimento per la Sicurezza interna.
Le revoche interesseranno in particolare gli studenti sospettati di avere legami con il Partito comunista cinese o che frequentano corsi in settori considerati strategici per la sicurezza nazionale. La lista dei corsi include ambiti scientifici e tecnologici dove si teme il trasferimento di competenze sensibili.
Obiettivi della politica sui visti
Il governo intende così contenere influenze straniere ritenute potenzialmente pericolose per gli interessi degli Stati Uniti, in un clima di crescenti tensioni diplomatiche con la Cina. Gli studenti colpiti da questo provvedimento potranno doversi confrontare con difficoltà nell’ottenere o mantenere il visto, influendo sulla mobilità accademica e sulle relazioni culturali fra i due Paesi.
Le nuove regole indicano una politica più restrittiva e mirata rispetto al passato. Alcuni istituti universitari americani e la comunità accademica seguono la vicenda con attenzione, valutando l’impatto sulle collaborazioni internazionali e sul futuro della ricerca.