La questione del conflitto in Ucraina continua a suscitare dibattiti accesi e posizioni contrastanti in Italia. Durante un recente incontro tenutosi a Roma, il convegno “No all’escalation del conflitto in Ucraina“, organizzato dal CeSem , i partecipanti hanno espresso opinioni forti, sollevando interrogativi su come gestire la crisi attuale. Tra i relatori, spiccano le voci di Fabio Filomeni e Gianni Alemanno, che hanno criticato la posizione della comunità internazionale e il ruolo dell’Unione Europea.
L’analisi di Fabio Filomeni
Fabio Filomeni, presidente dell’associazione ‘Mondo al contrario‘ e braccio destro di Roberto Vannacci, ha aperto i lavori del convegno mettendo in discussione l’efficacia dei supporti economici all’Ucraina. Filomeni ha sollevato il tema della proposta della UE di destinare lo 0,25% del Pil, pari a circa 5,6 miliardi di euro, per sostenere Kiev. La sua posizione è provocatoria: si chiede se i cittadini siano disposti a rinunciare a fondi destinate alle spese sociali, come la sanità , per finanziare un conflitto la cui soluzione non è visibile all’orizzonte. Ha etichettato l’approccio dell’Unione come “schizofrenico“, contrastando l’invio di armi in Ucraina con la richiesta di cessate il fuoco in altre regioni del mondo, come il Medio Oriente.
Nel suo intervento, Filomeni ha accolto con favore le argomentazioni di altri relatori, come il generale Francesco Cosimato, il quale ha affermato senza giri di parole che l’Ucraina “non ha margini di manovra e si deve arrendere“, gerando un forte consenso tra i presenti. Questa dichiarazione mette in evidenza un crescente scetticismo riguardo alla possibilità di una vittoria ucraina, alimentando l’idea che una soluzione pacifica debba essere ricercata quanto prima, anche attraverso la diplomazia. Filomeni ha concluso strizzando l’occhio all’idea che dopo tre anni di conflitto le soluzioni militari non hanno dato risultati e che è tempo di tornare a un dialogo costruttivo.
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Gianni Alemanno e il governo italiano
Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e attuale segretario del Movimento Indipendenza, ha espresso preoccupazione per la direzione che sta prendendo l’Italia sotto l’attuale governo. Secondo Alemanno, continuare con questa linea di politica estera potrebbe relegare l’Italia a una “nazione di serie C“. Ha evidenziato il rischio di compromettere la sovranità italiana e l’importanza di ripensare il modo in cui il governo si sta avvicinando alla questione ucraina.
Alemanno ha sottolineato che, secondo lui, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non potrà vincere la guerra. La sua proposta di soluzione al conflitto si basa su un cessate il fuoco immediato e un approccio più realistico rispetto alle attuali posizioni. Ha difeso il principio dell’autodeterminazione dei popoli, suggerendo che i referendum nelle regioni contese potrebbero essere una mossa utile per identificare le reali aspirazioni delle popolazioni coinvolte.
In questo contesto, Alemanno si è anche soffermato sui temi del pacifismo e sulla necessità di instaurare un dialogo aperto per trovare un esito positivo a un conflitto che ha già provocato molte sofferenze. La sua analisi racchiude un forte richiamo alla responsabilità politica, invitando i leader a farsi carico delle conseguenze delle loro scelte.
Critiche e posizioni controverse
Le posizioni espresse durante il convegno non sono state esenti da critiche e controversie. Filomeni ha affermato che la corruzione in Ucraina è un problema significativo, definendo Kiev come “il paese più corrotto d’Europa“. Questa affermazione ha suscitato non pochi dibattiti, alimentando la narrazione di un governo ucraino non in grado di gestire efficacemente la crisi. Parlando dell’intervento della NATO, Filomeni ha avvertito che le truppe schierate ai confini della Russia sono percepite da Mosca come una minaccia. Ha invitato i politici italiani a riflettere sulla loro responsabilità , suggerendo che siano loro a misurarsi con le conseguenze delle loro decisioni, e ha lanciato un’invito provocatorio: “Andateci voi in trincea, che non avete mai preso in mano un’arma“.
Eventi come quello di Roma dimostrano come in Italia il dibattito sul conflitto in Ucraina sia ancora acceso e polarizzato. La presenza di coloro che parlano russo e le iniziative annunciate, come la conferenza prevista a febbraio sulla “Fine del disastro in Ucraina“, segnano la volontà di continuare a discutere questioni cruciali e complesse, mantenendo vivo il dibattito su una tematica che continua a influenzare la geopolitica europea.