Il consumo di suolo a roma: sfide, politiche e le iniziative di friday for future nel 2025

Il consumo di suolo a roma: sfide, politiche e le iniziative di friday for future nel 2025

A Roma il consumo di suolo supera il 13%, minacciando biodiversità, clima e vivibilità urbana; normative locali favoriscono l’edilizia nonostante impegni europei, mentre Fridays For Future mobilita cittadini per la tutela degli spazi verdi.
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L'articolo analizza il crescente consumo di suolo a Roma, evidenziandone gli impatti ambientali e sociali, le recenti modifiche urbanistiche controverse e le mobilitazioni di Fridays For Future per tutelare gli spazi verdi e promuovere uno sviluppo sostenibile. - Gaeta.it

Il suolo rappresenta una risorsa fondamentale per la vita urbana e l’ambiente, ma a roma questa risorsa è sotto pressione crescente. Le ultime cifre mostrano un aumento significativo del consumo di terreno, con effetti visibili sulla qualità della vita, la biodiversità e le condizioni climatiche cittadine. Questo articolo approfondisce come il fenomeno del consumo di suolo si stia sviluppando nella capitale italiana, le risposte delle istituzioni, l’impatto delle nuove normative urbanistiche e le mobilitazioni attive in difesa degli spazi verdi, in particolare quelle di Fridays For Future.

Il ruolo cruciale del suolo per l’ambiente e la vita urbana

Il suolo non è solo terra sotto i piedi: è un organismo vitale che sostiene gran parte degli ecosistemi. È la base materiale da cui nasce il cibo, grazie alla sua capacità di generare biomassa e trasformare la materia organica morta in nutrienti per le piante. Questa funzione è essenziale per la sicurezza alimentare e la salute degli ambienti naturali.

Inoltre il suolo regola il ciclo dell’acqua, immagazzinando acqua piovana e rilasciandola lentamente, riducendo così sia il rischio di alluvioni che la siccità. Funziona anche come serbatoio di anidride carbonica, una proprietà che influisce direttamente sul cambiamento climatico: un suolo sano assorbe CO2, mentre uno degradato può emetterne di più.

Non solo funziona da filtro, ma ospita un quarto di tutta la biodiversità mondiale, abitanti piccoli ma fondamentali come insetti, funghi e microrganismi. La loro presenza offre equilibrio ai sistemi naturali, favorisce la fertilità e contrasta l’erosione.

Purtroppo il suolo si sta impoverendo e perdendo queste qualità a causa di pratiche umane intensive. Agricoltura intensiva, estrazioni minerarie, diffusione di pesticidi e soprattutto copertura con cemento e asfalto, stanno cancellando superfici vitali per gli ecosistemi. Ogni metro quadrato convertito in area urbana o infrastruttura è terreno che non può più assolvere le sue funzioni ecologiche. A roma, questa trasformazione rischia di compromettere la salute ambientale e la vivibilità della città.

Dati recenti sul consumo di suolo a roma

A roma il consumo di suolo ha superato la soglia del 13%, pari a 70.620 ettari ormai impermeabilizzati o edificati, secondo i dati ISPRA aggiornati al 2024. Questo fenomeno riduce le aree verdi cittadine e con esse i benefici che esse offrono ai residenti.

Gli spazi verdi servono a migliorare la qualità dell’aria, mitigare l’effetto isole di calore urbane dove l’asfalto e i palazzi alzano le temperature, e offrono luoghi di relax che influiscono sul benessere psicofisico della popolazione. A roma, l’isola di calore interessa il 15,5% del territorio urbano e arreca disagio soprattutto nelle stagioni calde.

Il suolo impermeabilizzato aumenta poi il rischio di allagamenti e dissesti idrogeologici, vista la ridotta capacità di assorbimento delle acque piovane. Quando piove forte, l’acqua scorre velocemente sulle superfici asfaltate, aggravando il pericolo di alluvioni in città.

Impatti delle normative locali

Il quadro si complica perché il Comune di roma non ha fermato questo consumo, anzi ha legiferato in senso contrario. Con la delibera 169 del 11 dicembre 2024, l’Amministrazione ha approvato una variante al Piano regolatore generale che modifica le regole tecniche di attuazione, agevolando interventi edilizi.

Le modifiche toccano più della metà degli articoli originari e danno maggior spazio alle iniziative private, introducendo incentivi e premi volumetrici per i costruttori. Queste scelte favoriscono la costruzione anche a scapito di aree verdi e servizi pubblici, che possono essere scambiati con compensazioni economiche, senza una reale tutela del patrimonio ambientale urbano.

Questo approccio sottovaluta l’importanza di conservare spazi aperti e verdi per tutta la cittadinanza, ignorando una gestione sostenibile del territorio e la necessità di proteggere i valori paesaggistici e culturali. Il consumo di suolo viene presentato quasi come un fatto compiuto, senza porvi rimedio.

L’iter della variante al piano regolatore e la partecipazione pubblica

Tra l’8 marzo e il 7 aprile 2025, i cittadini e le associazioni hanno potuto presentare osservazioni sulla nuova versione delle norme attuative, con la possibilità di chiedere modifiche, eliminazioni o integrazioni ad uno o più articoli.

Questa fase di partecipazione è il primo momento di confronto dopo l’approvazione iniziale, ma le osservazioni devono superare un processo di valutazione da parte dell’Assessorato che dura 60 giorni. Solo successivamente il testo aggiornato tornerà all’Assemblea Capitolina per la votazione definitiva, prevista indicativamente in autunno 2025.

Restano aperte molte incognite sull’esito finale. La consultazione pubblica può influenzare il documento, ma la direzione politica sembra ancora orientata a favorire le costruzioni e a ridurre le aree verdi. La possibilità di modificare elementi sensibili dipende ora dall’interesse politico e dalla pressione sociale.

Gli impegni di roma e normativa europea

Roma ha già formalizzato impegni ambientali rilevanti, in particolare con la Rete Ecologica di Roma, inserita nel 2008 nel Piano Regolatore. La rete identifica e classifica le aree verdi, offrendo uno strumento utile a proteggerle. Tuttavia da allora non è stata aggiornata per includere nuove zone verdi o adattarsi ai cambiamenti climatici, un segno di scarsa attenzione verso la tutela ambientale attiva.

Con l’aumento di eventi climatici estremi, sarebbe necessario intervenire con strategia e aggiornamenti periodici. Ma l’art. 72 del PRG, che disciplina questa rete ecologica, rimane invariato e insufficiente per gestire le nuove sfide.

Il quadro si complica con le normative europee. Nel 2024, l’Unione Europea ha approvato il regolamento Nature Restoration Law, che impone agli stati membri di mantenere l’estensione delle aree verdi urbane costante fino al 2030, con l’obbligo di aumentarle dopo quell’anno.

Roma si è impegnata a rispettare queste direttive, ma nel frattempo è prevista la cementificazione di circa un milione di metri cubi per compensazioni urbanistiche, progetti considerati “già esistenti” dal Comune in base a diritti edificatori previsti dal precedente piano regolatore, anche se questi diritti non sono riconosciuti dalla legge italiana. Questo crea una situazione di paradosso tra le richieste europee e le politiche locali.

La mobilitazione di fridays for future a roma

Fridays For Future Roma ha lanciato una mobilitazione contro la cementificazione, impegnandosi a contrastare le modifiche approvate alle norme tecniche di attuazione. La loro campagna punta a fermare il consumo di suolo e promuovere un diverso modello di gestione urbanistica.

Le azioni previste includono una mappatura partecipata che invita cittadini e associazioni a segnalare aree da recuperare piantumando o depavimentando. Si sostiene anche il dialogo con comitati locali impegnati in vertenze contro la distruzione degli spazi verdi.

Le iniziative contemplano piantumazioni e rimozione dell’asfalto in punti critici della città, collaborando con altre realtà ambientali. Parallelamente, il gruppo sta avviando confronti politici nei municipi per spingere a un cambio di linea sulle NTA e sulle compensazioni edilizie.

La campagna di Fridays For Future non riguarda solo il terreno, ma anche il tema abitativo. Sottolineano come sia impossibile ridurre la superficie cementificata senza intervenire sul sistema degli affitti e sulla speculazione immobiliare, motivo per cui collaborano con il gruppo GRoRAB che chiede una regolamentazione delle locazioni brevi legate alle recenti modifiche urbanistiche.

Movimenti nazionali e prospettive di integrazione natura-città

Queste lotte locali si inseriscono in un contesto più ampio, che coinvolge altre città italiane come Bologna, dove le alluvioni hanno reso evidente l’impatto del consumo indiscriminato di suolo.

L’obiettivo di questi movimenti è ricostruire il legame tra aree urbane e zone rurali, superando una netta separazione che ha frammentato gli spazi naturali e aumentato l’alienazione con l’ambiente.

La sfida è realizzare corridoi ecologici capaci di mettere in comunicazione spazi verdi dentro e fuori le città. A roma questo può concretizzarsi nel potenziamento della Rete Ecologica, che tornerebbe a essere uno strumento operativo e decisivo per rendere gli spazi urbani più vivibili, capaci di favorire sia la natura sia chi abita la città.

Soltanto dando valore agli equilibri naturali si potrà affrontare il rischio climatico e migliorare la qualità della vita nelle grandi metropoli italiane.

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