Il consiglio ue approva mandato per rafforzare la posizione degli agricoltori con nuove regole nei contratti

Il consiglio ue approva mandato per rafforzare la posizione degli agricoltori con nuove regole nei contratti

Le capitali europee sostengono modifiche al regolamento Ocm della Pac per rafforzare i produttori agricoli, con contratti scritti più flessibili, mediazione volontaria e tempi di adeguamento estesi.
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Le capitali europee hanno concordato modifiche al regolamento della PAC per rafforzare la posizione dei produttori agricoli, introducendo contratti scritti più flessibili, mediazione volontaria e tempi di adeguamento estesi, in attesa dell’ok finale del Parlamento europeo. - Gaeta.it

Le capitali europee si sono trovate d’accordo su una proposta che mira a dare più forza ai produttori agricoli nel mercato agroalimentare. La questione riguarda la modifica del regolamento sull’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli della Pac. Questa iniziativa arriva dopo la proposta della Commissione europea presentata a dicembre, con l’obiettivo di rendere più trasparenti e equi i rapporti contrattuali nella filiera agroalimentare. Il Comitato speciale Agricoltura del Consiglio UE ha quindi avanzato un mandato negoziale che introduce modifiche e deroghe per facilitare l’applicazione delle nuove norme, in attesa della posizione finale del Parlamento europeo.

Le modifiche sui contratti scritti e le deroghe per le piccole imprese

Il punto chiave della riforma riguarda l’obbligo di ricorrere ai contratti scritti tra agricoltori e acquirenti. La Commissione Ue aveva chiesto un’imposizione rigorosa per una maggiore chiarezza nelle transazioni, ma gli Stati membri hanno chiesto maggiore flessibilità. Per esempio, le piccole imprese agricole o quelle coinvolte in consegne di modico valore economico, fino a 20 mila euro, potranno beneficiare di deroghe all’obbligo di stipulare un contratto formalmente scritto. Questa scelta nasce dalla volontà di non appesantire eccessivamente gli operatori di dimensioni ridotte, che spesso eseguono rapporti commerciali frequenti ma di basso volume. Il compromesso cerca così di alleggerire gli oneri burocratici senza compromettere la tutela degli agricoltori nelle compravendite.

La nuova impostazione sui contratti mira anche a ridurre i rischi di incomprensioni, stabilendo clausole di revisione per rapporti a lungo termine, ma con maggiore tolleranza rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea.

Clausole di revisione più flessibili per i contratti a lungo termine

A differenza della proposta originaria che prevedeva una revisione obbligatoria dopo sei mesi, il testo approvato dal Consiglio Ue suggerisce che questa revisione possa avvenire dopo dodici mesi. Questa modifica riconosce che periodi più brevi potrebbero creare instabilità nei rapporti commerciali tra agricoltori e compratori. Consentire una finestra temporale più ampia per eventuali modifiche ai contratti dà modo alle parti di valutare con più calma le condizioni di mercato, evitando frequenti aggiustamenti che potrebbero aumentare i costi amministrativi.

In questo modo, il Consiglio mira a equilibrare l’esigenza di trasparenza con la necessità di una gestione del rischio sostenibile per entrambe le parti coinvolte nella filiera agroalimentare. Questa disposizione tiene conto delle differenze strutturali esistenti tra i mercati interni agli Stati membri senza però abbandonare la finalità di rafforzare la posizione contrattuale dei produttori agricoli.

Mediazione volontaria per risolvere le controversie contrattuali

La nuova proposta del Consiglio introduce un meccanismo di mediazione per risolvere i conflitti legati ai contratti, ma lo rende volontario e non obbligatorio. Contrariamente a quanto previsto nella versione della Commissione, il tentativo di mediazione non sarà imposto per legge. Questo approccio si basa sul criterio di rispettare le diverse realtà nazionali e di evitare un eccesso di meccanismi formali che potrebbero complicare ulteriormente le dinamiche commerciali.

Questo strumento di mediazione servirà quindi come un’opportunità messa a disposizione delle parti che vorranno trovare un accordo prima di ricorrere alle vie giudiziarie. Potrà essere attivato solo se entrambe le parti lo accettano, favorendo così un clima di collaborazione e di confronto pacifico. Gli Stati membri hanno voluto dare priorità a soluzioni non coercitive, riconoscendo che le controversie nella filiera agroalimentare spesso beneficiano di dialoghi diretti e rapidi.

Tempi di adeguamento estesi per favorire le imprese agricole

Un altro punto importante riguarda i tempi concessi alle imprese per adattarsi alle nuove regole. La Commissione suggeriva un periodo di transizione di 18 mesi per recepire le modifiche, ma gli Stati membri spingono per allungarlo a due anni. Questo slittamento riconosce il peso delle modifiche introdotte e la necessità per molte aziende, in special modo quelle di dimensioni medio-piccole, di organizzare al meglio le proprie attività.

Durante questi due anni, le imprese agricole potranno sistemare i propri contratti, adeguare la documentazione e implementare i meccanismi necessari per rispettare i nuovi requisiti. Si tratta di un intervento pensato per evitare impatti negativi improvvisi e per mantenere operativa la filiera durante la fase di transizione normativa.

Futuri passi verso l’approvazione definitiva delle norme

Con il mandato negoziale approvato dal Consiglio, si apre ora la fase di confronto con il Parlamento europeo. Sarà quest’ultimo a definire la propria posizione sul testo prima che si avvii il negoziato finale. L’obiettivo è raggiungere un accordo tra istituzioni europee che permetta di introdurre le modifiche nel regolamento Ocm in modo coordinato.

Il dialogo tra Consiglio e Parlamento sarà decisivo per stabilire gli ultimi dettagli e per trovare un’intesa che renda possibile migliorare i rapporti commerciali lungo tutta la filiera agroalimentare. Il rafforzamento della posizione degli agricoltori è vista come una tappa centrale per garantire equità e trasparenza in un settore che continua a rappresentare una parte significativa dell’economia europea.

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