Un voto unanime del Consiglio regionale delle Marche ha bloccato la diffusione di grandi impianti eolici sugli Appennini. La mozione, presentata dai Civici Marche e sostenuta da tutte le forze politiche, punta a fermare l’installazione di centinaia di pale che rischierebbero di compromettere l’aspetto naturale e l’economia turistica delle aree montane. La decisione arriva in un momento in cui la normativa nazionale lascia spazio a nuove valutazioni energetiche, aprendo un confronto serrato tra territori, governo e ambiente.
La mozione contro i mega impianti eolici sugli appennini: i punti principali
La mozione è stata proposta dal consigliere Giacomo Rossi ed è stata sottoscritta da tutti i capigruppo del Consiglio regionale. L’obiettivo dichiarato è quello di conservare il paesaggio degli Appennini delle Marche, una zona caratterizzata da bellezze naturali e attività turistiche. La crescita dei progetti per mega-eolico, con decine o centinaia di impianti, rappresenta una minaccia concreta secondo chi ha promosso questo atto.
Il provvedimento arriva a seguito di una sentenza del Tar del Lazio che ha imposto al Ministero dell’Ambiente di rivedere entro 60 giorni il decreto sulle Aree Idonee per l’installazione degli impianti. La revisione dovrà adottare criteri uniformi in tutta Italia, riducendo il potere decisionale delle regioni, trasferendo così la responsabilità al governo centrale.
Leggi anche:
Il ruolo di giacomo rossi nel dibattito
Rossi esplicita che la palla passa ora a Roma e che la mozione vuole mandare un segnale chiaro di opposizione all’invasione di impianti negli ambienti montani marchigiani. Gli effetti di questa espansione non riguarderebbero solo il paesaggio, ma anche settori economici strategici come il turismo, già in difficoltà, che potrebbe subire danni irreparabili a causa dei grandi impianti ormai previsti in più progetti presentati.
I rischi per il paesaggio e l’economia locale dovuti all’espansione del mega-eolico
Le installazioni proposte, spesso enormi e visibili a distanza, rischiano di modificare in modo radicale il profilo degli Appennini. La presenza di decine o centinaia di turbine, con torri alte centinaia di metri, porterebbe a una trasformazione ambientale evidente e duratura. C’è anche un impatto diretto sulle attività agricole e soprattutto sul turismo legato al trekking, alla natura e al patrimonio storico-ambientale.
Il turismo montano rappresenta una fonte di reddito e lavoro per molte comunità della regione. Secondo molti operatori, la vista delle turbine potrebbe indurre una riduzione delle presenze, con un effetto domino sull’economia locale. La mozione quindi sottolinea la necessità di preservare gli equilibri esistenti e gli scenari di pregio ambientale, evitando scelte che compromettano paesaggi non rinnovabili.
Difesa dell’identità territoriale
La strategia contro il mega-eolico viene vista anche come una difesa di un’identità territoriale resistente a interventi massivi che esulano dalla scala degli impianti tradizionali, puntando a uno sviluppo più equilibrato e meno invasivo.
Alternative per la transizione energetica secondo il consigliere giacomo rossi e le istituzioni scientifiche
Pur riconoscendo l’importanza di un modello energetico più rispettoso dell’ambiente, la mozione evidenzia che esistono metodi meno impattanti rispetto al mega-eolico sugli Appennini. Il consigliere Rossi cita studi del Cnr e dell’Ispra, che indicano soluzioni alternative per centrare gli obiettivi stabiliti dall’Europa.
Una proposta concreta è quella di utilizzare superfici industriali o capannoni dismessi per impianti fotovoltaici su larga scala. Questo approccio permette di sfruttare aree già compromesse senza intaccare ulteriormente il territorio montano. Inoltre, viene suggerito di considerare l’eolico offshore, installato al largo della costa, fuori dalla linea visibile, per ridurre l’impatto visivo e ambientale.
Soluzioni sostenibili secondo rossi
Queste opzioni, anche se richiedono investimenti differenti, sono considerate sostenibili e non aggressive per l’ambiente della regione. Si tratta di soluzioni che riescono a coniugare la necessità di ridurre le emissioni senza sacrificare la qualità del paesaggio o l’equilibrio sociale.
La posizione delle marche e il ruolo del governo nella definizione della politica energetica
Con la sentenza del Tar e la successiva mozione, il quadro normativo e politico si complica. La Regione Marche si è già mossa per difendere le sue peculiarità territoriali, ma ora deve confrontarsi con un Governo chiamato a fissare regole uniche per tutta Italia. Questo passaggio rischia di far perdere la possibilità alle regioni di gestire in modo autonomo il proprio sviluppo energetico.
Le Marche chiedono che la voce delle comunità montane venga ascoltata con attenzione a Roma. È auspicata una mobilitazione continua degli eletti locali e un impegno politico trasversale per garantire che le zone appenniniche non vengano sacrificati in modo irreversibile all’espansione indiscriminata dell’eolico.
Un momento di svolta
La vicenda segna una fase cruciale di confronto tra tutela ambientale, sviluppo economico e politica energetica nazionale. Molti osservatori osservano che l’esito delle prossime decisioni potrà segnare una svolta sulle future scelte che interessano non solo le Marche, ma l’intero assetto del paesaggio e delle risorse italiane.