Il comune di Brescia blocca i manifesti della campagna pro vita & famiglia contro il gender nelle scuole

Il comune di Brescia blocca i manifesti della campagna pro vita & famiglia contro il gender nelle scuole

Il Comune di Brescia nega l’autorizzazione ai manifesti della campagna Pro Vita & Famiglia contro il coinvolgimento di attivisti Lgbt nelle scuole, scatenando un acceso dibattito su educazione e diritti LGBTQ+.
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A Brescia il Comune ha negato l’autorizzazione per i manifesti della campagna “Mio Figlio No” di Pro Vita & Famiglia, ritenuti privi di finalità sociali e lesivi della comunità LGBTQ+, scatenando un acceso dibattito sul tema dell’educazione di genere nelle scuole. - Gaeta.it

A Brescia, il Comune ha negato l’autorizzazione per affiggere i manifesti della campagna “Mio Figlio No – scuole libere dal gender”, promossa da Pro Vita & Famiglia. La decisione coinvolge immagini create con l’intelligenza artificiale che mostrano bambini e adolescenti con dichiarazioni contro il coinvolgimento di attivisti Lgbt nelle scuole. La vicenda, partita a fine marzo, si è conclusa con il rifiuto ufficiale da parte dell’amministrazione bresciana.

La campagna “mio figlio no” e i messaggi sui manifesti

La campagna ideata da Pro Vita & Famiglia si concentra su una tematica molto delicata, cioè l’educazione nelle scuole riguardo alle questioni di genere e orientamento sessuale. I manifesti ritraggono volti di giovani, realizzati tramite intelligenza artificiale, accompagnati da frasi come: “Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso”, attribuite a Giulio, un ragazzino di 13 anni. Questo tipo di messaggi vuole denunciare, secondo l’associazione, la presenza di ideologie considerate invasive nelle istituzioni scolastiche.

L’uso di immagini generate digitalmente permette di mostrare rappresentazioni realistiche senza utilizzare soggetti reali, il che accentua il carattere provocatorio dei contenuti. Ciò ha generato discussioni sulle modalità e i limiti della comunicazione pubblica riguardo ai temi di genere, soprattutto quando coinvolgono minori o messaggi sensibili.

Il rifiuto del comune e le motivazioni ufficiali

Il 24 marzo scorso la onlus ha presentato la richiesta formale per l’affissione dei manifesti nelle strade di Brescia. Dopo circa tre settimane, il 16 aprile, è arrivata la comunicazione ufficiale di bocciatura da parte del Comune, per motivi che la stessa amministrazione ha definito di “mancanza di finalità sociali”. La decisione ha respinto anche ulteriori osservazioni e richieste di revisione presentate il 23 aprile da Pro Vita & Famiglia.

Nel documento di rigetto si sono letti riferimenti specifici al fatto che la campagna tenterebbe di ledere la comunità LGBTQ+. Viene detto che il messaggio potrebbe falsificare la realtà e contraddire il diritto all’autodeterminazione, tema centrale per le politiche di inclusione adottate dalle istituzioni.

Le reazioni di pro vita & famiglia e il dibattito in cittĂ 

Jacopo Coghe, portavoce della onlus, ha definito il provvedimento come una forma di censura preventiva, giudicata “ideologica” e priva di basi concrete. Secondo lui, il Comune avrebbe adottato motivazioni pretestuose per bloccare una campagna che mirava a proteggere la libertĂ  delle famiglie nell’educazione dei propri figli.

La vicenda ha acceso un confronto acceso a Brescia e nella regione, tra chi sostiene la necessità di tutelare la sensibilità e i diritti delle comunità LGBTQ+ e chi denuncia un’imposizione di determinati orientamenti sulle scuole. Il rifiuto di esporre i manifesti si inserisce in un contesto più ampio di dibattito su identità, educazione e ruolo delle campagne di sensibilizzazione.

Un esempio nel contesto italiano

Il caso si lega a un clima di attenzione crescente sul tema del gender nelle scuole italiane, con parecchi comuni e amministrazioni impegnati a definire le regole per le comunicazioni pubbliche su queste materie delicate. Brescia rappresenta un esempio di come la discussione possa arrivare fino alle scelte concrete di cosa si può o non si può mostrare in spazi pubblici.

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