L’installazione artistica “tensione superficiale”, collocata nel parco del Cardeto ad Ancona, si è trasformata in un caso acceso di polemica locale. Il comitato Stamira ha espresso una netta contrarietà nei confronti dell’opera, sottolineando rischi ambientali e spese pubbliche che definisce ingiustificate. La questione riguarda non solo il rispetto del paesaggio naturale, ma anche la tutela dell’ecosistema del parco. Nel documento presentato al Comune, il comitato chiede che l’opera venga trasferita in una zona più adatta, lontano dal cuore verde della città.
Contestazione del comitato stamira sull’impatto ecologico dell’installazione
Il Comitato Stamira ha puntato l’attenzione sulla composizione dell’opera, giudicata incompatibile con l’ambiente naturale del parco del Cardeto. Le strutture dell’installazione contengono materiali come vetroresina, vernici e additivi che sono classificati come rifiuti speciali. Questi componenti, nel tempo, potrebbero degradarsi e rilasciare micro e nanoparticelle nell’ecosistema circostante. Questa presenza di sostanze potenzialmente tossiche spaventa gli ambientalisti del comitato, che temono un danno duraturo alla flora e fauna locale. Inoltre, segnalano il rischio che le piante sistemate nelle imbarcazioni dell’opera risultino danneggiate dalla contaminazione, minacciando specie vegetali già presenti nella zona.
Le preoccupazioni riguardano soprattutto l’integrità ecologica dell’area, rinomata per la biodiversità che ospita. Il rilascio lento e progressivo di sostanze chimiche potrebbe alterare la composizione del terreno e compromettere la salute degli habitat naturali. Per i membri del comitato, questi fattori rendono incompatibile la presenza dell’opera all’interno del parco, vista come una minaccia più che un arricchimento ambientale. In più, la gestione futura dei materiali e il potenziale smaltimento degli scarti derivanti dall’installazione rimangono questioni aperte e non chiarite.
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Elementi di criticità ambientale
- materiali classificati come rifiuti speciali
- rischio di rilascio di micro e nanoparticelle tossiche
- potenziali danni alla flora e fauna locale
- compromissione della biodiversità e integrità del terreno
Critica all’impatto paesaggistico e ai costi pubblici dell’opera
Oltre alla componente ecologica, il comitato ha denunciato l’offesa ai valori paesaggistici del parco del Cardeto. L’installazione, visibile ai visitatori, ha alterato l’aspetto naturale della zona, suscitando malcontento in chi frequenta l’area per godere della natura e dello scenario storico. Il contrasto tra l’opera contemporanea e il verde rigoglioso è stato giudicato inadeguato, con il rischio di compromettere l’immagine e l’attrattiva del parco.
Al centro della polemica c’è anche la spesa pubblica di circa 70mila euro, inserita nell’atto di giunta comunale del 20 marzo 2025 . Secondo il comitato, questa somma rappresenta una cifra ingiustificata, spesa per un progetto che non rispetta l’ambiente e che, anzi, finisce per danneggiare uno dei polmoni verdi della città. L’accusa coinvolge chi ha autorizzato e finanziato l’opera, ritenuta non solo superflua ma addirittura dannosa. Questi fondi avrebbero potuto essere destinati a interventi di manutenzione ordinaria o a progetti di valorizzazione naturalistica più compatibili con il contesto.
La frustrazione del comitato si rivolge infine a chiunque abbia a cuore la tutela del parco, visto l’atto come un oltraggio simbolico oltre che concreto. Il sindacato cittadino chiede l’immediato spostamento dell’installazione in un’area che non metta a rischio il delicato equilibrio ambientale. Propongono che le istituzioni si assumano la responsabilità di riconsiderare scelte sbagliate, guardando alla protezione del territorio più che a progetti temporanei e invasivi.
Punti principali della critica
- offesa ai valori paesaggistici
- compromissione dell’immagine del parco
- spesa pubblica contestata di 70mila euro
- richiesta di responsabilità da parte delle istituzioni
Richieste e conseguenze per la gestione del parco
La presa di posizione del Comitato Stamira si traduce in una richiesta formale rivolta al Comune di Ancona per il trasferimento dell’opera lontano dal parco del Cardeto. Chiedono che “tensione superficiale” venga collocata in un’altra area, che non comprometta l’ecosistema né l’aspetto paesaggistico del parco. Questo spostamento dovrebbe essere eseguito con urgenza per evitare ulteriori danni ambientali. La proposta è quella di individuare uno spazio dove l’installazione possa vivere senza entrare in conflitto con la natura circostante.
Questa vicenda apre un dibattito più ampio sulla gestione degli spazi verdi urbani e sulle scelte artistiche che coinvolgono aree di pregio naturale. Da un lato c’è il desiderio di promuovere iniziative culturali, con opere che attraggano visitatori e contribuiscano al dialogo artistico. Dall’altro, si impone un rispetto rigoroso delle condizioni ambientali, specialmente in zone protette. Le autorità comunali si trovano davanti a una scelta delicata: bilanciare l’offerta culturale con la tutela dell’ecosistema.
Monitoraggio e prospettive future
In attesa di una decisione ufficiale, il dibattito cittadino rimane acceso. Le associazioni ambientaliste, appoggiate da residenti sensibili, dichiarano di continuare a monitorare la situazione per impedire che l’opera comprometta irreparabilmente il parco. Questa vicenda fa emergere la necessità di definire con più chiarezza criteri e limiti per interventi artistici e culturali nei parchi urbani. Di certo, il rispetto verso la natura resta un tema imprescindibile, tanto quanto l’uso consapevole delle risorse pubbliche.