il caso di giorgio molino e le soffitte a torino sotto accusa per frode fiscale e affitti in nero

il caso di giorgio molino e le soffitte a torino sotto accusa per frode fiscale e affitti in nero

Il caso giorgio molino a torino svela un sistema di affitti irregolari e evasione fiscale da 42 milioni, con sequestro di beni e una perizia psichiatrica decisiva per il processo in corso.
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Il caso di Giorgio Molino, noto come "il re delle soffitte" di Torino, svela un sistema di affitti irregolari e evasione fiscale milionaria legato a immobili degradati, evidenziando le difficoltà abitative e il degrado urbano nella città. - Gaeta.it

La vicenda che coinvolge giorgio molino, 83 anni, noto nel panorama immobiliare di torino come “il re delle soffitte”, porta alla luce pratiche di affitto irregolare e una presunta evasione fiscale milionaria. Dal dopoguerra a oggi, la gestione degli immobili in città ha attraversato momenti di degrado e fenomeni di sfruttamento abitativo, che il caso molino concentra e rende evidenti. Molto più di una cronaca giudiziaria, questa storia racconta una parte difficile del tessuto urbano torinese e le difficoltà nel garantire soluzioni abitative degne.

La storia di giorgio molino e l’impero nascosto negli immobili torinesi

Dietro le mura invisibili di soffitte senza finestre e letti a castello stipati in spazi angusti, c’è un lungo viaggio iniziato nel secolo scorso. Il nonno di giorgio molino affittava stanze a immigrati veneti che cercavano lavoro e un posto dove vivere a torino. Nel tempo, quella clientela si è allargata a meridionali, africani e sudamericani, rappresentando una fetta importante di chi non riusciva ad accedere al mercato immobiliare regolare. La promessa di un tetto ha avuto però spesso un prezzo nascosto. L’imprenditore ha infatti gestito un sistema che secondo la guardia di finanza ha prodotto quasi 42 milioni di euro di incassi senza dichiarazioni tra il 2019 e il 2022.

Il sistema di società e il sequestro dei beni

Questi guadagni venivano nascosti dietro reti complesse di società, associazioni e prestanome. Un modello che ha evitato il pagamento delle tasse e che ha portato al sequestro, da parte della magistratura, di oltre 7 milioni e 700mila euro. Il soprannome “re delle soffitte” indicava un dominio non ufficiale ma influente in determinati quartieri di torino, dove immobili degradati venivano affittati in condizioni spesso illegali e insalubri.

Il processo e la perizia psichiatrica su giorgio molino

Al centro dell’inchiesta c’è la posizione giudiziaria di giorgio molino, che ora è sottoposto a valutazioni psichiatriche. Lo psichiatra franco freilone è stato incaricato di stabilire se l’imprenditore abbia la capacità di affrontare un processo. Una perizia necessaria visto che una precedente valutazione lo aveva dichiarato incapace, permettendo a molino di evitare l’aula e quindi il confronto diretto con l’accusa.

Se la perizia si confermerà favorevole, molino potrebbe tornare a rispondere in tribunale delle accuse di frode fiscale, truffa ai danni dello stato e autoriciclaggio. Gli sviluppi di questa fase sono cruciali anche per la strategia difensiva, perché segnano il confine tra la capacità di partecipare attivamente al giudizio o il confermarsi di una incapacità riconosciuta dalla legge.

Ruolo di franco freilone nella valutazione

Lo psichiatra franco freilone svolge un ruolo chiave nel determinare l’esito del processo, dopo che una precedente perizia aveva escluso la capacità di giorgio molino di sostenere il giudizio.

La gestione degli immobili e gli affitti in nero sotto la guida di giuseppe molino

Da quando giorgio molino si è defilato, la gestione degli immobili è passata al figlio giuseppe molino e a sua moglie marianna lucca. Secondo il loro avvocato, guglielmo tartarolo, la nuova amministrazione avrebbe posto fine allo sfruttamento. Il legale sostiene che siano stati registrati i contratti e regolarizzati gli affitti, negando un intento speculativo.

In parallelo, è in corso una trattativa con la fondazione don mario operti per aprire le case anche a famiglie fragili e persone extracomunitarie. Questo tentativo di rendere più trasparente e sociale l’accesso agli immobili mostra un cambiamento rispetto al passato, anche se le tensioni non si sono placate del tutto nei quartieri più colpiti.

Area simbolo: corso vigevano 41 a torino

I problemi sul campo restano evidenti. corso vigevano 41 è una zona simbolo del degrado e denuncia la lentezza degli interventi pubblici e privati. Lo stesso sindaco stefano lo russo e l’assessore maurizio marrone hanno sollevato la questione, anticipando ipotesi di esproprio. L’obiettivo dichiarato è trasformare quegli edifici in case popolari per togliere dal mercato nero un patrimonio prezioso ma male gestito.

Il dibattito pubblico tra speculazione e bisogni abitativi

Il nome molino rappresenta uno spaccato della realtà torinese, dove il bisogno di casa si intreccia con interessi economici poco trasparenti. Da un lato, infatti, c’è chi vede in questa vicenda un caso di speculazione cinica, sfruttamento del disagio e profitto illecito. Dall’altro, chi riconosce che spesso molino ha fornito un tetto a chi non ne avrebbe trovato altrove, seppur in condizioni discutibili.

La linea che separa queste visioni è sottile e passa attraverso le indagini e le decisioni della magistratura. Le istituzioni locali affrontano la questione con attenzione, ma il problema resta complesso. La città, con una domanda abitativa elevata e uno scarso supporto pubblico, si confronta con un contesto dove il privato è protagonista, a volte senza rispetto per la dignità delle persone.

Testimonianze e tensioni sociali ai margini di torino

Il caso molino, più di mille altri episodi simili, testimonia il peso delle mancanze nel sistema abitativo torinese. Raccoglie denunce, rabbie e speranze di chi vive ai margini. E sottolinea il ruolo delicato che competono a tribunali e amministratori per ridare un senso a quegli spazi e alle vite che ospitano.

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