Il caso Chiara Poggi: nuove rivelazioni e piste investigative a quasi diciassette anni dal delitto di Garlasco

Il caso Chiara Poggi: nuove rivelazioni e piste investigative a quasi diciassette anni dal delitto di Garlasco

Le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco si riaprono con nuove testimonianze, analisi scientifiche avanzate e la possibile presenza di più persone sulla scena del crimine nel 2007.
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Nuove indagini riaprono il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, con ipotesi di più persone coinvolte e analisi scientifiche avanzate su tracce e impronte, mentre emergono dettagli su un’auto nera e messaggi criptici. - Gaeta.it

Sono passati quasi diciassette anni dall’omicidio di Chiara Poggi, assassinata il 13 agosto 2007 nella sua casa di via Pascoli a Garlasco, e le indagini si riaccendono su piste non ancora esplorate a fondo. La vicenda, una delle più discusse nella cronaca nera italiana, torna al centro dell’attenzione grazie a nuove scoperte riguardanti persone coinvolte quella tragica giornata e a dettagli emersi durante le ultime verifiche scientifiche svolte dalla procura di Pavia.

Nuove testimonianze e presenza di più persone sulla scena del crimine

Secondo quanto riportato dall’avvocatessa Giada Boccellari, legale di Alberto Stasi – condannato in via definitiva per l’omicidio -, nella casa di Chiara Poggi non si trovava solo Andrea Sempio, amico della vittima allora presente, ma almeno altre due persone. Questa ipotesi apre un nuovo capitolo nelle indagini, già coordinate dal procuratore Fabio Napoleone, che punta a ricostruire con precisione chi fosse quella mattina all’interno della villetta.

Un elemento cruciale è l’impronta numero 33, rinvenuta sul muro dell’abitazione e caratterizzata da una forte presenza biologica, probabilmente sangue o sudore misto a sangue. Individuare con certezza a chi appartenesse questa impronta potrebbe chiarire quale ruolo abbiano avuto gli altri soggetti. Il movente del delitto resterebbe quindi oscuro finché non si avrà una visione completa delle persone implicate.

Questa nuova linea allontana per ora le teorie più estreme legate a satanismo o alla cosiddetta Madonna della Bozzola, su cui si erano basate alcune ipotesi nel passato. Le verifiche puntano a immobili riscontri scientifici, dimostrando come la ricerca della verità si stia concentrando soprattutto sull’esame oggettivo dei reperti.

Nuove perizie e analisi scientifica dei reperti biologici

Il giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli ha fissato per il 17 giugno un incidente probatorio dedicato alla rivalutazione dei materiali biologici raccolti nel 2007. Le tecnologie attuali permettono di analizzare con maggior precisione tracce di DNA e impronte lasciate sulla scena del crimine, potendo così fornire indicazioni finora invisibili.

Sono circa 35 le impronte digitali selezionate tra le 60 rilevate in origine, con un’attenzione particolare a quelle compatibili con persone vicine ad Andrea Sempio. Del dna sotto le unghie di Chiara Poggi – già accertato appartenere a Sempio – si esamineranno i dettagli in contraddittorio tra le parti, guidati dalla genetista Denise Albani e dal dattiloscopista Domenico Marchegiani.

Altri individui coinvolti nella verifica delle tracce genetiche includono amici della vittima, amici di Stasi e i carabinieri o soccorritori intervenuti subito dopo il ritrovamento del corpo. Il loro dna sarà confrontato con quello trovato sulla scena per capire se sono implicati psicologicamente o materialmente nella vicenda.

Purtroppo, alcuni materiali originali non sono più reperibili. L’intonaco dal quale è stata prelevata l’impronta 33 è introvabile così come la provetta contenente la polvere usata per le analisi del 2007. Nonostante ciò, verranno esaminate altre tracce in oggetti come un cucchiaino abbandonato sul divano, un sacchetto della spazzatura e un pezzo di tappetino del bagno segnato da macchie di sangue. Questi elementi, uniti alle impronte e ai profili genetici, potrebbero permettere di ricostruire la dinamica del delitto, anche alla luce della nuova ipotesi della procura che suggerisce una possibile partecipazione di più persone al delitto.

Messaggi criptici, l’auto nera e gli elementi irrisolti ancora al centro dell’indagine

L’avvocatessa Boccellari ha aggiunto particolari che fanno riflettere: “già nel 2007 l’esperto di parte aveva osservato la presenza di almeno due persone, mentre la sequenza dell’aggressione sembra articolarsi in tre fasi distinte.” In almeno le prime due, non si può escludere la presenza di testimoni o complici, almeno secondo la difesa. Intanto Alberto Stasi vive isolato da anni, aggiornato solo in modo sporadico sulle novità dell’inchiesta.

Un indizio misterioso riguarda un post su Facebook di Michele Bertani, amico di Andrea Sempio, pubblicato subito dopo la condanna definitiva di Stasi nel 2024. Nel messaggio apparso sul social network, Bertani inseriva una strofa del gruppo rap Club Dogo che, secondo alcuni, nascondeva un riferimento criptico: “C’era una ragazza lì che sapeva”. Bertani usava come nickname “Mem He Shin”, un termine cabalistico legato al Quinto Nome di Dio. La sua auto, una Volkswagen Golf nera, sarebbe la stessa vettura notata nei pressi della villetta il giorno dell’omicidio.

Il testimone e l’auto scura

Il testimone Marco Muschitta raccontò di aver visto un’auto scura parcheggiata vicino alla casa di Chiara Poggi. Questo dettaglio, all’inizio preso poco in considerazione e poi ritrattato, è diventato un elemento significativo. Nei primi anni si era pensato si trattasse di un Suv, ma adesso la pista si sposta su una Golf scura, la stessa fotografata da Bertani. Questa coincidenza potrebbe dare una nuova chiave di lettura a un caso rimasto fitto di dubbi per anni, e far luce su coinvolgimenti finora sconosciuti.

Il lavoro degli investigatori continua quindi muovendosi tra nuovi accertamenti tecnici e testimonianze da verificare, mentre il mistero intorno alla morte di Chiara Poggi sembra aprirsi a scenari non ancora indagati, con possibilità che potrebbero cambiare la versione ormai consolidata della vicenda.

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