Il carcere di Rebibbia sotto i riflettori: smartphone e boxe tra i detenuti

Il carcere di Rebibbia sotto i riflettori: smartphone e boxe tra i detenuti

La Casa di Reclusione di Roma Rebibbia è al centro di polemiche per la circolazione di smartphone e attività ricreative non autorizzate, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza e sulle condizioni detentive.
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Il carcere di Rebibbia sotto i riflettori: smartphone e boxe tra i detenuti - (Credit: canaledieci.it)

La Casa di Reclusione di Roma Rebibbia è recentemente salita alla ribalta per una serie di eventi che sollevano interrogativi sulla sicurezza e sulle condizioni di detenzione. In particolare, l’emergere di attività ricreative poco ortodosse e la circolazione di smartphone tra i detenuti hanno messo in allerta i sindacati di polizia penitenziaria. Su piattaforme come TikTok, video che ritraggono incontri di boxe e sessioni di allenamento in palestra, realizzati all’interno del carcere, stanno guadagnando visibilità e popolarità, mentre la mancanza di controllo e vigilanza solleva preoccupazioni.

Il fenomeno dei video di boxe in carcere

All’interno delle mura di Rebibbia, un numero crescente di detenuti sta sfruttando il tempo libero per mettere in scena incontri di boxe, come dimostrano i video circolati sui social media. Questi momenti, filmati illegalmente e condivisi su TikTok, hanno attratto l’attenzione di follower e commentatori, che spesso lodano le abilità fisiche e la preparazione degli uomini ritratti. Secondo il segretario nazionale per il Lazio del sindacato S.PP, Gianluca Garau, nonostante il divieto di possedere dispositivi elettronici, i detenuti riescono a far entrare smartphone e altri oggetti non autorizzati. Il responsabile ha dichiarato che queste attività avvengono principalmente a causa della mancanza di personale di vigilanza, costretto a operare principalmente nel piano terra del carcere.

La situazione sembra riflettere una crescente autogestione da parte delle persone detenute, che si organizzano per svolgere attività fisiche e sociali, negando non solo il loro isolamento, ma anche creando una comunità virtuale tramite i social. I video, che rispecchiano un immobilismo burocratico, mostrano una realtà carcere ben diversa da quella prevista dal sistema penitenziario, bloccando il panorama di una rieducazione attiva e sicura.

L’allerta dei sindacati di polizia penitenziaria

L’S.PP sta esprimendo preoccupazione per queste dinamiche che, oltre a minare la sicurezza dell’istituzione, possono creare un clima di anarchia all’interno della struttura. Garau ha avvertito che i recenti ritrovamenti di cellulari e sostanze stupefacenti suggeriscono che il fenomeno non sia isolato, ma parte di un contesto più ampio che richiede una risposta adeguata da parte delle autorità.

L’organizzazione ha anche riconosciuto gli sforzi del personale penitenziario, sottolineando però che le risorse sono insufficienti. Le carenze di personale e il carico di lavoro eccessivo non permettono una vigilanza continua e efficace. La situazione si aggrava quando i detenuti si trovano in una condizione di sostanziale abbandono, perpetuando un ciclo di illegalità e mancanza di rispetto delle regole.

La visione critica sul sistema penitenziario

Le affermazioni del vice-segretario generale dell’S.PP, Gina Rescigno, non lasciano spazio a dubbi sullo stato di Rebibbia. Le sue dichiarazioni parlano di un “carcere circo”, evidenziando l’assurdità di un luogo di detenzione che riesce a trasformarsi in un palcoscenico per performance non autorizzate. Nonostante le ripetute richieste di intervento e supporto, lo Stato sembra mantenere una distanza inadeguata, favorendo una situazione che non può durare nel tempo.

Un’indagine recente da parte della procura di Roma ha messo in luce altri aspetti inquietanti della vita all’interno di Rebibbia, come l’utilizzo di smartphone e la disponibilità di alcolici, ulteriori prove della scomoda realtà che contrasta con l’immagine di una prigione ordinata e disciplinata. L’assenza di controlli efficaci non solo svela le falle del sistema penitenziario, ma invita a riflettere su un riordino necessario per garantire la sicurezza sia dei detenuti che del personale, nonché il rispetto delle normative vigenti.

Ultimo aggiornamento il 19 Ottobre 2024 da Laura Rossi

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