il carcere di parma supera bologna e diventa il più popolato in emilia-romagna nel 2025

il carcere di parma supera bologna e diventa il più popolato in emilia-romagna nel 2025

Il carcere di Parma supera Bologna diventando il più affollato in Emilia-Romagna nel 2025, con differenze significative nei trattamenti e nelle opportunità di lavoro per i detenuti evidenziate da Roberto Cavalieri.
Il Carcere Di Parma Supera Bol Il Carcere Di Parma Supera Bol
Nel 2025 il carcere di Parma è diventato il più affollato dell'Emilia-Romagna, superando Bologna, a seguito di trasferimenti e nuove sezioni per giovani adulti; tuttavia, Parma offre meno opportunità di lavoro e benefici rispetto a Bologna, evidenziando sfide nel reinserimento dei detenuti. - Gaeta.it

Il carcere di Parma ha superato quello di Bologna diventando nel 2025 la struttura penitenziaria più affollata dell’Emilia-Romagna. Dietro a questo cambiamento c’è una serie di fattori che hanno modificato la distribuzione dei detenuti nella regione. Le scelte del Dipartimento della giustizia minorile e i trasferimenti mirati hanno inciso notevolmente sul numero di presenze nel carcere parmense, facendo emergere alcune differenze tra i due istituti soprattutto in termini di trattamento e benefici per i detenuti.

Aumento delle presenze nel carcere di parma e nuovi equilibri tra gli istituti

Il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, ha evidenziato come il carcere di Parma abbia raggiunto quota 773 detenuti, superando di tre unità il penitenziario di Bologna che fino a poco tempo fa era il più grande della regione, con 770 presenze. Questo cambiamento ha segnato un dato inedito per l’Emilia-Romagna, dove da sempre Bologna deteneva il primato per numero di ristretti.

La causa principale va ricercata nella decisione di aprire una sezione dedicata ai giovani adulti all’interno della casa circondariale parmense. Questo ha comportato il trasferimento di detenuti di alta sicurezza da Bologna a Parma, al fine di liberare spazio per la nuova area minorile nella struttura bolognese. Ma la crescita del numero di detenuti a Parma non è solo dovuta a questo trasferimento. Cavalieri ha sottolineato l’incremento degli accessi al carcere parmense e il numero di trasferimenti da altre carceri che hanno contribuito a mutare gli equilibri interni degli istituti.

Dall’analisi emerge che il quadro della popolazione detenuta sta subendo modifiche significative in regione, con Parma che assume un ruolo centrale non solo per la sua capienza, ma anche per i diversi tipi di detenuti ospitati, compresi quelli giovani adulti, categoria che necessita di trattamenti specifici e attenzioni particolari.

Differenze nel trattamento e nelle opportunità tra il carcere di parma e quello di bologna

Nonostante la crescita numerica, il carcere di Parma risulta meno attivo rispetto a quello di Bologna nelle misure alternative e nell’inserimento al lavoro dei detenuti. I dati dei ristretti che accedono a iniziative di lavoro o ai benefici penitenziari indicano come nel penitenziario di Bologna il 9,3% dei detenuti riesca ad usufruirne; a Parma, invece, questa percentuale scende al 4,1%. Se si escludono i detenuti di alta sicurezza, che seguono percorsi di trattamento più complessi, il dato di Parma migliora fino al 6,6%, ma resta comunque inferiore a quello di Bologna.

Questa differenza riflette le diverse strategie applicate nei due istituti, così come le possibilità del territorio circostante nel favorire inserimenti lavorativi per chi si trova in regime di pena alternativa o semilibertà. Il collegamento con il mondo esterno, fondamentale per la realizzazione di questi percorsi, pare più sviluppato nell’hinterland bolognese.

I risultati dei percorsi di semilibertà e i limiti delle collocazioni lavorative

Il garante Cavalieri ha ricordato che complessivamente il 60% dei detenuti semiliberi in Emilia-Romagna proviene dalle carceri di Parma e Bologna. Questo dato conferma che entrambi gli istituti, pur con approcci diversi, rappresentano i centri principali per l’avvio di percorsi di semilibertà nella regione.

Nonostante ciò, le collocazioni lavorative offerte ai detenuti rimangono spesso temporanee o di breve durata. Molti ristretti che accedono a queste misure non riescono a trovare un lavoro stabile o a tempo indeterminato al termine del percorso. Questa difficoltà è legata a vari fattori, tra cui il contesto economico e la disponibilità effettiva di posti di lavoro compatibili con la condizione di semilibertà.

Il tema del reinserimento lavorativo resta centrale nei dibattiti sulla gestione penitenziaria in Emilia-Romagna. Le esperienze di Parma e Bologna mostrano luci e ombre, con alcune opportunità messe a disposizione, ma anche limiti strutturali che frenano una piena integrazione sociale dei detenuti al termine della pena.

La situazione del carcere di Parma, ora primo per numero di detenuti nella regione, rispecchia queste dinamiche complesse. Il mutamento degli assetti interni coincide con sfide sul fronte del trattamento e del reinserimento, temi che continueranno a essere monitorati nelle prossime settimane.

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