Il cambiamento dell’alpinismo sugli ottomila secondo simone moro, il recordman delle salite invernali

Il cambiamento dell’alpinismo sugli ottomila secondo simone moro, il recordman delle salite invernali

Simone Moro analizza come l’alpinismo sugli Ottomila sia cambiato con il turismo di massa, le normative in Nepal e Tibet, e la crescente commercializzazione che limita le imprese tradizionali degli alpinisti.
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Simone Moro riflette sulle trasformazioni dell’alpinismo moderno, evidenziando il passaggio da imprese personali a spedizioni commerciali regolamentate e dominate dal turismo di massa, con nuove normative che limitano la libertà degli alpinisti tradizionali. - Gaeta.it

Simone Moro detiene il record delle prime salite invernali sugli Ottomila. In un’intervista racconta come l’alpinismo, oggi, sia molto diverso rispetto al passato. Non si tratta di uno sport regolamentato, ma di un’attività che ha subito trasformazioni legate soprattutto al turismo di massa e all’organizzazione delle spedizioni in alta quota. Moro spiega i limiti delle normative attuali, il ruolo delle agenzie e come sia cambiata la figura dell’alpinista.

Caratteristiche dell’alpinismo: non uno sport convenzionale

Secondo Moro l’alpinismo non rientra nelle categorie sportive comuni. Mancano federazioni, regolamenti e competizioni come campionati o olimpiadi. Non ci sono arbitri o dirette tv che ne mostrino le imprese. Allo stesso modo non si assegna nessun premio ufficiale. Questi elementi lo differenziano da discipline come l’arrampicata sportiva, che invece prevede gare e coinvolge sponsor e finanziamenti importanti. Moro sottolinea come, se l’alpinismo fosse considerato uno sport con tutte le sue regole, girerebbero somme elevate di denaro, come avviene per sport rischiosi quali la Formula Uno o il motociclismo. Oggi l’alpinismo vive su una linea di confine fra impresa personale ed esperienza guidata.

Nuove regole per scalare in alta quota in nepal e tibet

Oggi per scalare gli Ottomila in Nepal è necessario ottenere permessi ufficiali e presentare certificazioni. L’utilizzo di bombole d’ossigeno è obbligatorio e vigilato dalle autorità. Moro ricorda che questa regola è molto recente e che, quando nel 1978 salì in solitaria l’Everest senza ossigeno, l’impresa si considerò epica perché compiuta senza supporti. Ora invece la normativa impone un rigido controllo sull’uso dell’ossigeno supplementare. Di fatto, l’alpinismo si è trasformato in un’attività per clienti che pagano agenzie specializzate. Le spedizioni sono organizzate come escursioni con supporto in ogni fase e assistenza che ricorda quella di una babysitter, quasi accompagnandoli per mano tra le difficoltà di alta montagna.

Il ruolo dell’alpinista tradizionale nelle spedizioni commerciali

Fare l’alpinista con metodi tradizionali appare oggi quasi impossibile nei periodi più favorevoli di primavera. Moro spiega che per 9 cime su 14, in particolare sul versante nepalese, chi vuole scalare deve adeguarsi a procedure commerciali e normative molto restrittive. Solo in Pakistan c’è maggiore libertà, anche se il turismo di massa ha raggiunto anche quelle regioni. Le spedizioni commerciali prevedono clienti seguiti da guide e portatori esperti, ma quasi nessuno di questi partecipanti ha competenze alpinistiche solide: faticano ad usare picozza e ramponi nella pratica, non conoscono tecniche di autosoccorso e sono spesso disorientati sull’orientamento in montagna. Questi nuovi scalatori delegano totalmente la sicurezza e la gestione della salita a professionisti.

L’esplosione del turismo di massa sulle vette estreme

Da una quindicina d’anni si registra un aumento di turisti che pagano grosse somme, fino a 150mila euro a vetta, per salire più Ottomila. Il meccanismo è semplice: al campo base viene impartito un corso di base molto ridotto e i clienti partono con due o tre sherpa dedicati che si occupano di tutto. Portano le bombole di ossigeno, posizionano le corde fisse, montano tende e tendono al minimo sforzo il cliente. Questo tipo di turismo non danneggia direttamente, ma le vette vengono monopolizzate da compagnie commerciali che le amministrano con rigide regole e limitazioni. Le imprese alpinistiche libere sono difficili da praticare in questo contesto.

Strategie per aggirare le restrizioni all’alpinismo tradizionale

Le limitazioni imposte alle scalate sulle montagne più alte possono essere aggirate pagando guide autorizzate o trovando altri stratagemmi, ma resta una difficoltà crescente nel praticare l’alpinismo come pura libertà d’azione. Moro cita i cosiddetti “alpinisti della pista”, nomi che Reinhold Messner ha dato a chi segue itinerari commerciali senza concepire altre forme di salita. Di fatto, le regole attuali spingono chi vuole libertà a cercare vie off limits o a rinunciare, mentre le compagnie organizzate si occupano della maggior parte delle ascese con clienti che hanno poca esperienza. Questa situazione ridefinisce l’alpinismo contemporaneo e rivoluziona la relazione fra uomo e montagna ai confini del possibile.

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