Il brodsky quartet e dimitri ashkenazy al manzoni per un viaggio tra stravinskij, shostakovich e brahms

Il brodsky quartet e dimitri ashkenazy al manzoni per un viaggio tra stravinskij, shostakovich e brahms

Il Brodsky Quartet e Dimitri Ashkenazy si esibiscono all’Auditorium Manzoni di Bologna con un programma che spazia da Stravinskij e Shostakovich a Brahms, unendo tradizione e virtuosismo nella musica da camera.
Il Brodsky Quartet E Dimitri A Il Brodsky Quartet E Dimitri A
Il 5 maggio all’Auditorium Manzoni di Bologna il Brodsky Quartet e il clarinettista Dimitri Ashkenazy eseguiranno un programma intenso che spazia da Stravinskij e Shostakovich a Brahms, unendo tradizione e virtuosismo in un concerto di musica da camera. - Gaeta.it

Il 5 maggio alle 20.30 l’Auditorium Manzoni di Bologna ospiterà uno degli eventi musicali più attesi della stagione. Musica Insieme propone una serata con il Brodsky Quartet accompagnato dal clarinettista Dimitri Ashkenazy, un incontro che unisce tradizione e virtuosismo in un repertorio ricco e intenso. La formazione, celebre per la sua lunga carriera che supera i cinquant’anni, si esibirà in un programma che esplora alcune pagine fondamentali del Novecento musicale e un capolavoro romantico di Johannes Brahms.

Un incontro di storia e tradizione musicale

Il Brodsky Quartet rappresenta una delle formazioni da camera più longeve nel mondo della musica classica, con una carriera che dura da oltre cinquant’anni. Il loro rapporto musicale ha attraversato più generazioni, mantenendo un legame forte che si percepisce nel modo in cui si esibiscono. In questa occasione si uniranno a Dimitri Ashkenazy, un clarinettista che porta con sé l’eredità musicale del padre, il celebre maestro Vladimir Ashkenazy, punto di riferimento mondiale per il concertismo del secolo scorso. Questa collaborazione assume un significato particolare, perché mette insieme due momenti diversi della storia della musica classica, uniti dalla passione per la musica da camera.

Accademia da camera per un pubblico attento

Il concerto sarà concepito come una vera e propria “accademia da camera“. Ciò significa che gli artisti si alterneranno in diverse combinazioni strumentali, spaziando dalle parti solistiche di clarinetto fino alla piena unione con il quartetto d’archi. Questa formula permette al pubblico di cogliere le sfumature di ogni singolo strumento, accompagnato dalla sinergia di un ensemble rodato che conosce alla perfezione il peso di ogni nota da suonare. Le repliche di questa serata si preannunciano intense, grazie alla varietà degli abbinamenti e alla qualità interpretativa sui brani scelti.

Un viaggio musicale tra stravinskij e shostakovich

La prima parte del programma è dedicata a Igor Stravinskij, attraverso due gruppi di brani molto particolari: i “Tre pezzi per clarinetto solo” e i “Tre pezzi per quartetto d’archi”. Questi lavori riflettono momenti diversi della produzione del compositore russo e sono notevoli per la loro capacità di esplorare timbri e atmosfere.

I “Tre pezzi per clarinetto solo” sono spesso considerati tra le composizioni più difficili e intense per questo strumento. Stravinskij, con la sua scrittura asciutta e precisa, evidenzia le possibilità espressive del clarinetto, spingendolo in direzioni non convenzionali. I “Tre pezzi per quartetto d’archi”, invece, offrono una visione più collettiva e dialogica del suono, ricca di contrasti e gesti agili, molto diversi dai lavori più noti del compositore.

Un legame profondo con shostakovich

Questa fase iniziale introduce il pubblico a tonalità e strutture che preparano poi l’ingresso al cuore della serata: Dmitrij Shostakovich. Il Brodsky Quartet ha un legame profondo con questo autore russo e ha affrontato l’intero ciclo dei suoi quartetti d’archi in numerose occasioni, anche a Bologna. Nel 2007 ne hanno inciso una raccolta che testimonia l’attenzione posta nel rendere giustizia alle tensioni e alle sfumature nascoste nell’opera di Shostakovich.

Una riflessione musicale sul periodo post-bellico: il quartetto n.3 di shostakovich

Il brano centrale della serata sarà il terzo quartetto per archi in fa maggiore op. 73, composto da Dmitrij Shostakovich nel 1946. È un’opera densa di contrasti e simbolismi che riflette il clima cupo e incerto del dopoguerra. Il quartetto segue le orme di un compositore che ha vissuto una vita segnata dallo scontro con il regime sovietico, trasformando la sua musica in un diario personale denso di messaggi tra le righe.

Attraverso i movimenti del quartetto, si avvertono atmosfere apocalittiche e tensioni che ricordano l’incertezza di un periodo segnato dal trauma e dall’instabilità. Queste sensazioni emergono con forza dalle linee melodiche e dagli intrecci ritmici, creando un racconto sonoro che sa farsi duro e doloroso. Il Brodsky Quartet, con la sua profonda esperienza su questo repertorio, potrà restituire l’intensità emotiva dell’opera, facendo emergere i dettagli nascosti nell’esecuzione.

Un linguaggio musicale di resistenza

Shostakovich ha affrontato le restrizioni imposte dal regime con un linguaggio musicale che si è fatto messaggio criptato, a tratti drammatico e impotente, a tratti sarcastico e ironico. In quel contesto storico il suo lavoro ha rappresentato un modo per raccontare la realtà con strumenti alternativi alla parola diretta. Il terzo quartetto raccoglie queste tensioni in una partitura che, dopo tanti anni, conserva tutta la sua carica espressiva e la sua capacità di commuovere.

Brahms e l’incontro tra clarinetto e quartetto d’archi nel quintetto op.115

La chiusura del concerto riserva un momento di equilibrio e lirismo grazie al quintetto in si minore op. 115 di Johannes Brahms. Composto in una fase avanzata della sua carriera, questo capolavoro nasce dal rapporto con il clarinettista Richard von Mühlfeld, che risvegliò in Brahms nuove energie creative. Il compositore trovò nella dolcezza e nella tecnica del clarinetto una fonte di ispirazione che lo spinse a scrivere lavori capaci di mettere in mostra la bellezza e la ricchezza timbrica dello strumento accanto agli archi.

Il quintetto combina con eleganza le atmosfere romantiche con una scrittura complessa ma maestosa che sottolinea il dialogo fra le parti. Il clarinetto si muove con dolcezza e protagonismo, incrociandosi con quattro strumenti ad arco che creano un tessuto sonoro ricco ma sempre chiaro. Questa composizione è un punto di equilibrio tra passione e rigore formale, capace di soddisfare sia l’ascoltatore esperto sia chi si avvicina per la prima volta alla musica da camera.

L’incontro finale tra il clarinettista Dimitri Ashkenazy e il Brodsky Quartet promette di mettere in luce ogni sfumatura di questa partitura, restituendo al pubblico bolognese l’esperienza di un capolavoro che ha attraversato oltre un secolo di storia musicale restando intatto nel suo fascino.

Change privacy settings
×