La Spagna è spesso citata come modello europeo per l’uso di energia rinnovabile e per i prezzi bassi dell’elettricità. Questo racconto, però, ha subito una battuta d’arresto il 28 aprile 2025 quando un blackout di 18 ore ha colpito il paese, mettendo in luce fragilità e costi nascosti dietro la favola del green a buon mercato. Il caso spagnolo, a confronto con la realtà italiana, mostra come il prezzo dell’energia sia frutto di equilibri delicati, spesso sottovalutati in dibattiti pubblici e industriali.
Il blackout del 28 aprile e le fragilità del sistema elettrico spagnolo
Il blackout che ha lasciato senza luce la penisola iberica per quasi un giorno intero ha bruscamente fermato quel racconto positivo che vedeva nella Spagna l’esempio di un sistema elettrico efficiente e quasi autosufficiente grazie alle fonti rinnovabili. L’evento, senza precedenti recenti, ha evidenziato un limite chiaro: le rinnovabili, soprattutto il solare, forniscono energia in modo intermittente, creando squilibri che la rete fatica a gestire.
Cause del blackout e criticità della rete
Il problema è nato probabilmente da un eccesso di generazione da rinnovabili nelle ore centrali della giornata, proprio quando la domanda cala, mentre le centrali a gas, tradizionalmente impiegate per compensare questi momenti, risultavano spente o scarsamente operative a causa di prezzi troppo bassi sul mercato. Questa combinazione ha causato uno squilibrio nel sistema e ha portato al collasso della rete per quasi 18 ore.
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La rete spagnola, che dovrebbe assorbire e riequilibrare in tempo reale questi sbalzi, ha mostrato limiti strutturali. Gli episodi di squilibrio non sono una novità, ma in questo caso si sono sommati a condizioni critiche che hanno portato a un blackout di grande entità. Non è un caso che questo evento abbia spinto molte aziende e istituzioni a rivedere il giudizio sulla capacità del mix energetico spagnolo di garantire stabilità e prezzi contenuti.
Prezzi dell’energia in spagna dopo il blackout: un aumento significativo
Contrariamente all’idea che dopo un evento critico come questo i prezzi rimangano bassi, invece in Spagna si è verificato il contrario. Nei giorni successivi al blackout il costo dell’elettricità ha subito una crescita che ha portato i prezzi fino a 71 euro per megawattora, con oscillazioni notevoli tra un giorno e l’altro. La media settimanale ha toccato i 51 euro, quasi il doppio rispetto a quanto dichiarato in alcuni momenti come prezzo simbolo.
Questi dati confermano che, nonostante l’ampio ricorso a energia verde, i costi di sicurezza e le compensazioni per le continue variazioni del sistema hanno un impatto concreto sui prezzi finali. Non si tratta più soltanto di un mero confronto tra costi di produzione ma di un insieme complesso di variabili che influiscono sulla bolletta.
L’idea che in Spagna tutto sia a buon mercato bisogna quindi rivederla. Il mercato energetico, come mostrato con chiarezza dagli eventi recenti, è soggetto a dinamiche redditizie per i produttori ma a carico dei consumatori, soprattutto quando la rete ha bisogno di interventi correttivi urgenti.
I costi reali dell’energia in italia e i falsi miti sulla concorrenza spagnola
In Italia, i prezzi medi dell’elettricità superano spesso i 100 euro per megawattora, un dato spesso usato per indicare una situazione critica rispetto agli altri paesi europei. Il confronto con la Spagna viene usato da rappresentanti industriali per sottolineare il divario competitivo tra le aziende italiane e quelle iberiche, secondo il quale queste ultime beneficerebbero di energia a basso costo.
Incentivi e tariffe effettive in italia
Ma la realtà è più complessa. In Italia molte imprese energivore beneficiano di sconti e incentivi che possono abbassare significativamente il prezzo reale dell’energia pagata. Questi sconti arrivano fino a 80 euro per megawattora, rendendo il costo finale più vicino a quello praticato in altri paesi.
Inoltre, parte consistente delle tariffe italiane include oneri legati a politiche sociali o ambientali, elementi che non possono essere rimossi senza compromettere finanziamenti e servizi pubblici. Questi costi, spesso invisibili nel confronto diretto, fanno parte del prezzo pagato ma vanno pesati sul bilancio sociale complessivo del paese.
Il meccanismo di compensazione spagnolo e l’impatto sui consumatori
Il sistema spagnolo prevede un particolare meccanismo che interviene quando il prezzo di mercato scende sotto una soglia minima. In questo caso, i produttori di energia rinnovabile ricevono una compensazione attraverso oneri imposti ai consumatori, per garantire un “floor” cioè un prezzo minimo garantito.
Questo metodo tutela gli investimenti in fonti verdi e assicura continuità produttiva, ma trasferisce ai consumatori i costi che altrimenti non emergerebbero direttamente dal prezzo di mercato. Nei periodi in cui la domanda è bassa e i prezzi ufficiali sembrano bassi, questo sistema fa aumentare il costo effettivo sulla bolletta finale.
La combinazione tra mercato e compensazioni crea un quadro nel quale confronti semplicistici sul prezzo dell’energia rischiano di fornire una visione distorta delle reali condizioni economiche di consumatori e imprese.
Il dibattito attuale sulla spagna e italia: a che punto siamo veramente
L’utilizzo della Spagna come esempio di successo energetico con tariffe basse non trova riscontro nei dati aggiornati e negli eventi del 2025. Il blackout e le successive oscillazioni di prezzo dimostrano che il sistema europeo deve fare i conti con limiti tecnici e costi nascosti.
In Italia il confronto con la Spagna deve essere fatto con attenzione ai dettagli. La complessità del mercato e le politiche di incentivazione implicano che interpretazioni basate solo sui numeri grezzi risultano fuorvianti.
Il dibattito pubblico e industriale su energia e costi va condotto con attenzione ai dati completi e alle dinamiche reali delle reti. Solo così si può evitare di diffondere informazioni semplificate che non riflettono l’effettiva situazione di chi produce e consuma energia nel continente.