L’affluenza ai referendum nazionali ha registrato numeri non soddisfacenti. Nel clima ancora acceso, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha commentato duramente l’atteggiamento di alcuni leader politici, che secondo lui hanno contribuito a demotivare gli elettori. Tra questi Elisabetta Schlein e Angelo Bonelli, che avrebbero spinto il voto più per un rancore politico che per le questioni effettive dei quesiti referendari. L’intervento di La Russa mette in luce tensioni e dinamiche dietro le scelte degli elettori in questa tornata elettorale.
L’accusa di ignazio la russa contro schlein, bonelli e altri protagonisti politici
Ignazio La Russa ha espresso un giudizio molto critico sui toni adottati da alcune figure di spicco come Schlein e Bonelli durante la campagna referendaria. Secondo il presidente del Senato, queste personalità pubbliche non hanno pubblicamente sostenuto i quesiti nel merito, ma hanno invitato a votare esclusivamente spinti da antipatie personali nei suoi confronti. La Russa sottolinea che questo comportamento ha falsato il senso della consultazione popolare, trasformando l’invito al voto in un gesto quasi di dispetto politico.
Il riferimento è a un clima fatto di “odio” e “volgarità” nei confronti del presidente del Senato, che ha definito lo scoraggiamento al voto una conseguenza diretta di queste campagne aggressive. Ignazio La Russa ha specificato di essersi recato ai seggi di sua spontanea volontà, addirittura al mattino presto di domenica, senza più promuovere in alcun modo la propaganda per i referendum. Nonostante questo, ammette di aver votato solo per un quesito, influenzato dal contesto generale.
Leggi anche:
L’impatto della comunicazione nella campagna referendaria
L’intervento di La Russa si concentra sull’effetto che la comunicazione politica ha avuto sull’affluenza. L’impennata dei toni e la strumentalizzazione del voto non hanno spinto la cittadinanza a partecipare come ci si aspettava. Al contrario, alcuni hanno scelto di astenersi, schifati dall’acredine dei messaggi pubblici che sono stati scambiati durante la campagna referendaria.
Secondo il presidente del Senato, la polarizzazione non ha generato supporto alla scelta popolare, ma ha alimentato sfiducia e distacco dai temi in questione. Tra i votanti, molti avrebbero rinunciato a esercitare il diritto di voto proprio per l’escalation di scontri personali e sfottò rivolti soprattutto verso di lui o verso rappresentanti di altri schieramenti politici. La Russa sostiene che questa dinamica abbia inciso in modo sostanziale sulla bassa partecipazione registrata il giorno del voto.
Il voto di ignazio la russa e le reazioni raccolte in queste ore
Ignazio La Russa ha voluto chiarire la sua scelta elettorale in questa occasione. Nonostante le pressioni contrarie e i toni accesi della campagna, si è recato ai seggi e ha esercitato il diritto di voto, ma solo per uno dei quesiti referendari. Ammette che, in assenza degli attacchi e degli inviti ad andare alle urne motivati dalla sua persona, avrebbe optato per il no su tutti e cinque i referendum.
La testimonianza raccolta dal presidente del Senato riguarda inoltre le impressioni che ha avuto da altre persone. Racconta di chi ha manifestato il proprio fastidio per le frasi del tipo “dalli a La Russa” o “dalli alla Meloni”. Per loro queste espressioni, insieme alle polemiche e alle accuse descritte, sono state l’ulteriore spinta a disertare le urne. Questa situazione fa emergere quanto le tensioni tra leader politici possano influenzare la risposta elettorale della cittadinanza, spostando il voto dal confronto sui contenuti a un conflitto personale.