Negli States emerge una questione spinosa legata alla protezione dei dati personali dei passeggeri. Le più grandi compagnie aeree di lì, e non solo, potrebbero aver venduto informazioni riservate dei loro clienti al Dipartimento delle dogane e della protezione delle frontiere , un ente che si occupa di controllo transfrontaliero e sicurezza fiscale. La normativa americana impedisce al governo di svelare pubblicamente la provenienza di tali dati, ma le indiscrezioni giornalistiche indicano che la cessione sarebbe avvenuta tramite un’organizzazione detta “travel intelligence program”, controllata dalle stesse compagnie aeree, che raccoglie e gestisce i dati sui viaggi. Si tratta di una rete che coinvolge 240 vettori per la condivisione di informazioni.
Il funzionamento del travel intelligence program e la rete dei vettori coinvolti
Il “travel intelligence program” è una piattaforma che aggrega i dati raccolti dalle compagnie aeree statunitensi e non, per fornire un flusso continuo di informazioni al dipartimento governativo dedicato al controllo doganale e di frontiera. Ad oggi, si stima che ben 240 vettori partecipino a questa rete, cedendo informazioni sulla clientela in modo sistematico. Questi dati comprendono dettagli sulle prenotazioni, itinerari di viaggio, nomi dei passeggeri e perfino informazioni sulle carte di credito utilizzate per l’acquisto dei biglietti. Il sistema fornisce una cronologia dettagliata degli spostamenti, con alcuni punti dati che coprono quasi tre anni di attività.
Alcune eccezioni nel tracciamento dei dati
Non tutti i dati però sono sempre presenti. I ticket acquistati direttamente presso le compagnie aeree sembrano non essere registrati nel sistema, probabilmente per motivi tecnici o di natura operativa. All’opposto, i viaggi effettuati con biglietti comprati tramite intermediari o nell’ambito di trasferte aziendali sono integrati nel pacchetto dati venduto al governo, che quindi ha accesso a una enorme mole di informazioni sui movimenti dei passeggeri.
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L’utilizzo dei dati personali e il coinvolgimento di altre agenzie governative
Una volta acquisiti i dati dalle compagnie, l’agenzia governativa utilizza le informazioni per controlli specifici e per tracciare eventuali comportamenti fiscali irregolari o attività sospette al confine. La mole di dati può essere poi messa a disposizione di altre entità pubbliche all’interno degli Stati Uniti, interessate a conoscere dettagli finanziari o di viaggio relativi a cittadini o contribuenti americani.
Dati sensibili e dimensione del database
Tra le informazioni più sensibili c’è quella sui metodi di pagamento utilizzati, la frequenza dei viaggi, le destinazioni raggiunte e dati personali come nomi completi e riferimenti anagrafici. È stato stimato che il sistema avrebbe inglobato almeno un miliardo di punti dati riferiti a passaggi e transazioni negli ultimi 39 mesi. Gli organi governativi possono così sfruttare questa banca dati per compiti di sorveglianza fiscale o sicurezza.
Tuttavia, questa pratica ha suscitato dubbi e perplessità sulla tutela della privacy dei passeggeri. La mancanza di trasparenza sulle modalità di raccolta e cessione di tali dati rischia di sollevare controversie legate alla protezione dei diritti individuali. Al momento, non ci sono annunci ufficiali da parte delle compagnie aeree né da parte delle agenzie governative coinvolte.
Rilevanza e implicazioni per il settore dei trasporti e diritto alla privacy
La situazione rappresenta un punto critico dalla prospettiva del diritto alla riservatezza degli utenti e delle normative vigenti in materia di dati personali negli Stati Uniti. Molti passeggeri non sono a conoscenza di questo sistema né di quali informazioni vengano condivise con enti governativi senza un controllo diretto o consenso esplicito.
Per le compagnie aeree, la partecipazione al “travel intelligence program” comporta una posizione delicata tra esigenze operative e obblighi di salvaguardia della privacy dei clienti. Non solo influisce sulla fiducia dei viaggiatori, ma solleva anche interrogativi sulle modalità con cui i dati commerciali e personali possano essere monetizzati o messi a disposizione degli apparati statali.
Il caso, che sta emergendo dagli Stati Uniti, potrebbe avere ripercussioni anche oltre oceano, considerando il ruolo di molte compagnie aeree internazionali partecipanti, e spingerà probabilmente a un dibattito sull’equilibrio tra sicurezza nazionale e tutela della privacy. In attesa di sviluppi ufficiali, la vicenda rimane al centro dell’attenzione mediatica per le implicazioni in ambito giuridico e sociale.