i progressi della genetica forense e nuove tecnologie per risolvere delitti irrisolti in italia

i progressi della genetica forense e nuove tecnologie per risolvere delitti irrisolti in italia

La genetica forense in Italia, con il contributo di Mario Botta e della polizia scientifica, utilizza tecniche avanzate e banche dati per risolvere delitti insoluti e riaprire indagini archiviate.
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L'articolo illustra come la genetica forense e le tecnologie avanzate, tra cui banche dati e sistemi automatizzati, abbiano trasformato le indagini criminali in Italia, permettendo di riaprire e risolvere casi irrisolti grazie a nuove analisi biologiche e metodologie integrate. - Gaeta.it

La genetica forense ha rivoluzionato le indagini criminali in Italia, rendendo possibile riesaminare casi rimasti insoluti per anni. La combinazione di nuove tecniche di analisi biologica, insieme all’uso di banche dati e sistemi informatici avanzati, ha aperto la strada a importanti svolte investigative. Mario Botta, responsabile della sezione analisi investigativa della polizia scientifica, illustra come queste risorse abbiano trasformato il panorama giudiziario, offrendo una seconda opportunità a casi archiviati.

L’evoluzione delle tecniche di analisi biologica nella genetica forense

Negli ultimi decenni, la genetica forense ha compiuto passi significativi, modificando completamente il modo di trattare il materiale biologico rinvenuto sulla scena del crimine. Un tempo erano indispensabili grandi quantità di campioni biologici per poter estrarre il dna, oggi invece basta una minima traccia, come una cellula epiteliale sfaldata, per ottenere un profilo genetico. Questa rivoluzione consente di sottoporre a nuovi esami reperti anche molto vecchi o parziali che, in passato, non sarebbero stati analizzabili.

Un caso emblematico degli anni Novanta

Un esempio emblematico è quello di un caso risalente agli anni Novanta, risolto anni dopo grazie alla scoperta del dna nascosto all’interno di un guanto. Questo testimonia come tecnologie attuali riescano a svelare particolari nascosti che prima sfuggivano agli investigatori.

La possibilità di rianalizzare campioni biologici integrati apre scenari nuovi nella ricerca della verità, facendo emergere dati cruciali che possono ribaltare l’esito originario di un’inchiesta.

Il ruolo centrale dell’unità delitti insoluti nelle indagini riaperte

Dal 2009, l’Unità Delitti Insoluti opera per riesaminare casi irrisolti e archiviati. Formata da investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Polizia Scientifica, questa squadra combina metodi investigativi tradizionali e tecniche scientifiche avanzate.

La loro attività inizia con lo studio approfondito di tutti gli atti presenti nei fascicoli, includendo sopralluoghi, verbali e perizie. Viene poi effettuata una ricostruzione tridimensionale della scena del crimine, utile per ipotizzare nuovi scenari sulle dinamiche dell’evento e suggerire piste investigative alternative.

Metodologia integrata nelle indagini

Questa metodologia integrata permette di individuare elementi prima non considerati o sovrapposti, individuando nuovi indizi sui reperti esaminati. L’eventualità di svolgere ulteriori accertamenti, come nuovi test genetici o analisi specifiche sui materiali, rappresenta un vantaggio che nella maggior parte dei casi apre spiragli inattesi nell’indagine.

L’importanza crescente delle banche dati genetiche e dattiloscopiche

La disponibilità di banche dati rappresenta oggi uno strumento chiave per identificare sospetti e collegare elementi scartati in passato. La Banca Dati Nazionale del Dna, attiva dal 2017, contiene profili genetici sia di persone condannate o indagate per reati specifici, sia di profili ‘ignoti’ rilevati sui luoghi dei crimini.

Grazie a questa banca dati, profili genetici fino a poco tempo fa rimasti senza riscontro possono trovare corrispondenze significative. In svariati casi, il confronto ha consentito di identificare i responsabili, riattivando indagini chiuse da tempo.

Migliorie nelle analisi dattiloscopiche

Anche il miglioramento tecnologico delle impronte digitali ha apportato notevoli risultati. Attraverso sistemi avanzati, è possibile estrarre dettagli da frammenti di impronte non chiari in passato, inserendoli nella banca dati A.P.F.I.S. per ulteriori ricerche. Questo procedimento ha permesso di scoprire l’identità di soggetti prima sconosciuti, riaprendo casi che sembravano esclusi da ogni soluzione.

Sistemi automatizzati tra balistica e riconoscimento facciale

La polizia scientifica si avvale di sistemi automatizzati per incrociare dati balistici e immagini provenienti dalle indagini. La banca dati I.B.I.S., infatti, permette il confronto automatico di bossoli e proiettili. Poiché ogni arma da fuoco lascia caratteristiche uniche sui bossoli, questo sistema può collegare diverse indagini tra loro, anche a distanza di molti anni.

Parallelamente, il S.A.R.I., Sistema Automatico Riconoscimento Immagini, sfrutta l’intelligenza artificiale per confrontare volti fotografati con quelli di soggetti foto-segnalati. Il software suggerisce possibili corrispondenze, ma l’analisi finale spetta sempre a esperti che controllano manualmente i dettagli somatici per validare l’identificazione.

Queste tecnologie supportano investigatori e periti nel lavoro quotidiano, fornendo risultati con maggior rapidità rispetto ai metodi tradizionali, pur mantenendo la cautela necessaria al buon esito dell’indagine.

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