Negli ultimi due anni il mercato del petrolio ha vissuto oscillazioni legate a tensioni geopolitiche e crisi energetiche. In questo contesto, le prospettive per i prossimi mesi dipendono in gran parte dall’evoluzione dei conflitti in Medio Oriente. Le quotazioni attuali riflettono un equilibrio fragile che potrebbe modificarsi in base a sviluppi militari o economici. Secondo un esperto del settore, senza un ulteriore peggioramento degli scontri tra israele e iran, è plausibile attendersi un ritorno a prezzi più bassi nel breve-medio termine.
la visione di alessio lilli sugli scenari del petrolio
Alessio Lilli, da dieci anni alla guida della SIOT-TAL, è uno dei dirigenti più esperti nel trasporto del petrolio tra italia, austria e germania. La sua società gestisce l’oleodotto transalpino lungo 753 chilometri, che collega il porto di trieste alle raffinerie tedesche e austriache. Lilli sottolinea che, a meno di eventi bellici ancora più drammatici di quelli degli ultimi due anni, come una guerra su larga scala tra israele e iran, le quotazioni petrolifere dovrebbero tornare a scendere.
Nel suo intervento ha richiamato l’attenzione sugli effetti immediati della crisi attuale, che si riflettono sui prezzi dei prodotti petroliferi, dell’energia in generale e delle materie prime chimiche usate nell’industria. Secondo Lilli, questi impatti non sono solo momentanei ma potrebbero durare nel medio periodo, a meno che non si verifichino peggioramenti sul fronte militare o tensioni crescenti nei commerci internazionali.
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Influssi geopolitici e impatto sui mercati energetici
I rapporti tra israele e iran rappresentano un elemento di rischio che pesa fortemente sul mercato del petrolio. Lilli spiega che qualsiasi escalation militare tra questi paesi mediorientali potrebbe innalzare di nuovo i prezzi, destabilizzando il mercato. Al contrario, con una situazione più stabile, è possibile che la pressione sulle quotazioni cali, con un ritorno a valori più contenuti.
Questa incertezza si somma al rallentamento delle economie occidentali e del mercato cinese, elementi che già incidono negativamente sulla domanda globale di petrolio. Lo scenario internazionale è segnato da una frenata negli scambi commerciali, fattore che contribuisce a contenere i prezzi o addirittura a farli calare se le tensioni non dovessero aggravarsi.
Previsioni per la seconda metà del 2025
Guardando ai prossimi mesi, Lilli indica la seconda metà di luglio come una possibile data da cui le quotazioni potranno riprendere il trend discendente. Questa previsione dipende dal mantenimento di una relativa calma sul fronte geopolitico e da un’assenza di nuove crisi militari.
La possibile ripresa del calo dei prezzi, ipotizzata dal manager, si basa anche sul fatto che la domanda di petrolio sta subendo un rallentamento a causa delle difficoltà dei principali mercati. Il quadro complessivo rimane però fragile e qualsiasi nuovo sviluppo nei conflitti o nelle tensioni commerciali potrebbe cambiare rapidamente le prospettive attese.