I geologi lanciano l'allarme: il super vulcano minaccia di risvegliarsi e gettare il mondo nel caos

I geologi lanciano l’allarme: il super vulcano minaccia di risvegliarsi e gettare il mondo nel caos

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I geologi lanciano l'allarme - Gaeta.it

Il supervulcano mostra segnali di risveglio: i geologi monitorano l’area tra Napoli e Pozzuoli per individuare possibili evoluzioni dell’attività geotermica.

Sotto la superficie terrestre, forze geologiche agiscono in silenzio, lontane dalle urgenze quotidiane ma capaci di trasformare il volto del pianeta. L’attività vulcanica ne è una delle manifestazioni più evidenti e pericolose, soprattutto quando si parla di supervulcani, strutture capaci di sprigionare un’energia migliaia di volte superiore a quella dei vulcani ordinari. Tra questi, uno in particolare è tornato a far parlare di sé: i Campi Flegrei, un sistema vulcanico attivo che si estende a ovest di Napoli. Un recente incremento delle attività sismiche e fumaroliche ha riacceso l’attenzione degli esperti e delle autorità locali.

I Campi Flegrei e il rischio di un’eruzione a grande scala

I Campi Flegrei si sviluppano in una vasta area tra il golfo di Pozzuoli e quello di Napoli. La loro conformazione non è quella classica del cono vulcanico: si tratta di una caldera ampia circa 12 chilometri, formatasi in seguito a immani eruzioni avvenute migliaia di anni fa. Una delle più violente, accaduta circa 39.000 anni fa, viene considerata tra le cause di un raffreddamento climatico globale che colpì anche l’Europa. Da allora, l’attività non si è mai fermata del tutto: piccoli episodi, bradisismi, emissioni di zolfo e anidride carbonica continuano a manifestarsi.

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Terremoto Il Rischio Di Un’eruzione A Grande Scala – Gaeta.it

Il timore non è solo teorico. Da decenni, i geologi italiani e internazionali sorvegliano costantemente l’area. In tempi recenti, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato scosse frequenti, deformazioni del suolo e variazioni chimiche nei gas emessi dalle fumarole, in particolare nella zona della Solfatara, un cratere attivo vicino a Pozzuoli. Questi segnali, pur non indicando un’eruzione imminente, suggeriscono che la camera magmatica sta subendo pressioni e modifiche, fattori da non sottovalutare.

La memoria storica aiuta a comprendere l’importanza del monitoraggio. Già negli anni ’80, un’intensa crisi bradisismica portò allo sfollamento temporaneo di migliaia di residenti da Pozzuoli. L’evento non sfociò in un’eruzione, ma servì a evidenziare l’impatto sociale che può derivare da fenomeni geofisici incerti. Per questo motivo, oggi si lavora su più fronti: dalla sorveglianza continua, all’aggiornamento dei piani di evacuazione, fino alle simulazioni di emergenza che coinvolgono scuole, ospedali e comuni.

Monitoraggio, prevenzione e incertezze della scienza

La comprensione del comportamento dei supervulcani resta una sfida. Le tecnologie moderne permettono di osservare in tempo reale i movimenti del sottosuolo, grazie a reti di sismografi, satelliti e sensori chimici. Eppure, prevedere con certezza se e quando un vulcano esploderà è ancora impossibile. Il magma si muove lentamente, cambia composizione, crea pressioni interne difficili da interpretare. Ogni segnale – una scossa lieve, una variazione nei gas, un rigonfiamento del terreno – può essere il preludio di un evento o il riflesso di un equilibrio temporaneo.

In questo contesto, i Campi Flegrei rappresentano un caso di studio straordinario. Non solo per la loro complessità geologica, ma anche perché sorgono in una zona densamente abitata, con oltre 1 milione di persone coinvolte in caso di crisi. Il rischio non è solo fisico, ma anche comunicativo: trasmettere l’informazione giusta, evitare allarmismi infondati, preparare la popolazione senza generare panico è una delle priorità delle autorità.

Oggi, nel mondo, si contano oltre 1.500 vulcani attivi, circa 60 dei quali eruttano ogni anno. La presenza dei supervulcani – Yellowstone negli Stati Uniti, Toba in Indonesia, e i Campi Flegrei in Italia – impone una sorveglianza diversa, fatta di attenzione costante e investimenti nella ricerca scientifica. Ogni dato raccolto, ogni anomalia registrata, serve ad affinare le conoscenze. La speranza è che queste informazioni permettano un giorno di prevedere con maggiore precisione eventi tanto estremi quanto rari.

Nel frattempo, la terra continua a respirare sotto i nostri piedi. E i geologi, tra sismogrammi e campioni di gas, cercano di leggere i segnali nascosti, nel tentativo di anticipare ciò che il vulcano non dice a voce alta.

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