Un piccolo reperto archeologico, datato tra il IV secolo a.C. e il XVI secolo d.C., è tornato al legittimo paese di origine grazie al lavoro del nucleo tutela patrimonio culturale di udine. Si tratta di una pintadera, un sigillo in terracotta con incisioni di un felino, strumento usato anticamente per decorare o marchiare oggetti. L’operazione si è conclusa dopo un’indagine partita all’inizio del 2024 e ha evitato che il prezioso reperto rimanesse illegalmente in Italia. Questo episodio mostra la costante attenzione delle forze dell’ordine per la salvaguardia delle ricchezze culturali straniere su suolo italiano.
Caratteristiche e funzione della pintadera ritrovata
La pintadera recuperata ha una forma cilindrica di dimensioni ridotte ma è sorprendentemente ben conservata. Il suo utilizzo risale ad un arco temporale molto ampio, che va dal IV secolo avanti Cristo fino al XVI secolo dopo Cristo, indicando la lunga tradizione delle popolazioni dell’america latina nel realizzare questi oggetti. Sul suo corpo è presente un’incisione zoomorfa raffigurante un felino, elemento ricorrente nell’arte e nei simboli di molte culture precolombiane.
Questi sigilli erano immersi in pigmenti ricavati da sostanze vegetali, usati come timbri per imprimere motivi decorativi su materiali come la terracotta. Le pintaderas avevano quindi una doppia funzione pratica e simbolica: potevano servire per autenticare oggetti, marcare la proprietà o semplicemente abbellire manufatti artigianali. Al giorno d’oggi, una pintadera permette di comprendere aspetti della vita quotidiana, dell’arte e del rituale di quelle culture antiche.
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L’indagine e il sequestro del reperto a pordenone
L’indagine che ha portato al recupero della pintadera è stata avviata dal nucleo tutela patrimonio culturale di udine verso gennaio 2024. I carabinieri hanno monitorato piattaforme di e-commerce e canali online per identificare la circolazione di beni culturali illeciti. In questo modo è emersa la presenza del sigillo in vendita da un cittadino italiano residente a pordenone.
Il proprietario, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, aveva ricevuto la pintadera come regalo da un conoscente senza essere consapevole delle leggi che tutelano il patrimonio archeologico dell’ecuador. Nonostante l’ignoranza dell’origine illecita, il gesto di proporla alla vendita online ha fatto scattare le misure di sequestro e recupero. La collaborazione tra polizia giudiziaria e ambasciata ha dunque permesso di interrompere un circuito illegale di commercio che coinvolge spesso piccoli reperti.
Il valore della restituzione per l’ecuador e la tutela dei beni culturali
La restituzione del sigillo all’ambasciatore dell’ecuador in italia rappresenta un atto concreto di tutela del patrimonio culturale straniero, che l’ecuador protegge dal 1911 tramite leggi specifiche. Questi provvedimenti vietano l’esportazione e la vendita illegale di materiali archeologici per preservare la memoria storica del paese.
Il ritorno della pintadera al legittimo proprietario istituzionale consente di evitare la dispersione di testimonianze archeologiche, fondamentali per studi e ricerche. Si sottolinea anche l’importanza della cooperazione internazionale tra forze dell’ordine e diplomatici nel combattere il traffico illecito di reperti. Ritrovare e restituire oggetti come questo sigillo è una pratica che limita perdite culturali, fondamentali per la narrazione storica di una nazione.
Udine e la lotta al mercato nero dei reperti
Il caso di udine dimostra che anche pezzi piccoli, ma carichi di storia, possono essere recuperati dal mercato nero e reintegrati nel patrimonio culturale originario. La collaborazione seguita durante il 2024 indica un’attenzione costante alle dinamiche del commercio illegale e una volontà di proteggere i reperti da dispersione e danneggiamento.