Il nuovo libro di Clelia Castellano, docente universitaria e sociologa, “Hatikvah. Per un Umanesimo possibile” è stato pubblicato in coincidenza con il primo anniversario del 7 ottobre. Questo volume, edito da Guerini Scientifica, presenta un’analisi profonda della memoria e delle esperienze delle varie comunità perseguitate. L’opera affronta il concetto di speranza, rappresentato dal titolo stesso, che significa “la speranza” in ebraico e costituisce anche l’inno nazionale d’Israele. Castellano invita a una riflessione critica su temi di grande rilevanza sociale, rendendo il testo un punto di partenza per un dialogo costruttivo sulla memoria collettiva.
Il significato di Hatikvah nella cultura ebraica
Nel libro, Castellano spiega che la parola “Hatikvah” non è solo una frase di speranza, ma evoca la storia del popolo ebraico, costretto per lungo tempo all’esilio e al dolore. La melodia dell’inno nazionale ebraico, intonata con una profonda emozione, simboleggia il ritorno alla terra promessa. L’autrice richiama l’attenzione su come questo richiamo alla speranza non debba essere considerato come un attacco contro altre popolazioni, in particolare quella palestinese, ma piuttosto come un riconoscimento della ricerca universale di un orizzonte di pace e di giustizia.
In questo contesto, Castellano allude a una narrazione storica che deve comprendere le esperienze di molteplici gruppi, fra cui armeni, curdi e berberi, suggerendo che la retorica della tragedia e della sofferenza non è esclusiva di un solo popolo. La memoria, pertanto, diviene un mezzo per costruire un futuro di dialogo e comprensione tra le diverse identità culturali. L’impatto emotivo di tali esperienze condivise è un invito a rivedere le dinamiche di potere e a riconoscere la complessità delle identità contemporanee.
La memoria come valore fondamentale in un’epoca di crisi
Castellano dedica ampio spazio alla crisi della memoria nell’Occidente contemporaneo, sottolineando come la disinformazione e il nichilismo stiano erodendo la consapevolezza storica delle nuove generazioni. In un’era in cui la cultura della memoria viene spesso sacrificata sull’altare dell’informazione veloce e superficiale, l’autrice sostiene che questo patrimonio culturale è essenziale per garantire la comprensione e il rispetto reciproco tra popoli.
Nel suo libro, l’autrice avanza l’idea che la memoria, se utilizzata in modo appropriato, possa rappresentare una potente forza civilizzatrice. Essa offre gli strumenti per resistere all’ideologia dell’odio e alla mercificazione delle identità, aiuta a riscoprire la ricchezza della diversità e a promuovere la tolleranza. Castellano invita quindi a un uso consapevole della memoria, che non diventi un’arma politica, ma un’opportunità di insegnamento per tutti.
Un messaggio di pace e resilienza interculturale
L’opera di Castellano si chiude con un imperativo significativo: considerare la memoria come uno strumento di pace. L’autrice, attraverso il suo libro, esprime l’urgenza di rimettere al centro del dibattito pubblico il significato della memoria, non solo come un retaggio del passato, ma come una categoria umana essenziale per affrontare le sfide del presente. “L’umile sforzo di questo piccolo libro” è, quindi, un invito a ciascuno a rimanere umano, a ricordare le lezioni del passato per garantire un futuro di umanità e solidarietà.
Castellano conclude evidenziando che, nonostante i numerosi attacchi dell’odio che caratterizzano la storia, esiste un amore invisibile e silenzioso che pervade il mondo. Questo amore è quello che ciascuno deve coltivare, per contrastare l’oscurità e costruire legami più forti tra le diverse culture. Un messaggio che incita a non perdere di vista ciò che davvero conta: l’inclusione e l’ascolto delle storie altrui, per disegnare un’umanità più giusta e pacifica.