Un’operazione della guardia di finanza ha portato a una serie di perquisizioni e a indagini che coinvolgono 25 persone fisiche e giuridiche, legate a un sistema illecito di commercializzazione di crediti fiscali inesistenti. Tra i soggetti interessati figura anche il Brescia calcio. L’indagine verte su un presunto meccanismo fraudolento per ottenere vantaggi fiscali attraverso la creazione e cessione di crediti Iva fittizi utilizzati da imprese e società sportive.
Il coinvolgimento del brescia calcio e dei principali indagati
Tra gli indagati compaiono Massimo Cellino, l’attuale presidente del Brescia calcio, la società stessa e il commercialista Marco Gamba. Quest’ultimo, professionista che ha seguito il Brescia nel processo di acquisizione e utilizzo di crediti d’imposta, è sospettato di aver favorito l’utilizzo di documenti inesistenti per coprire pagamenti di contributi nei mesi di febbraio e aprile.
Questo comportamento ha portato la società a una penalizzazione di otto punti nel campionato e alla retrocessione in Serie C. La penalizzazione è diretta conseguenza della vicenda legale, con impatti immediati sul rendimento sportivo e sulla situazione finanziaria del club bresciano.
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Cellino e gli altri indagati si trovano attualmente sotto accusa per riciclaggio e reati tributari legati all’emissione e alla compravendita di crediti fiscali inesistenti, un meccanismo che avrebbe preso piede attraverso società apocrife e pratiche poco trasparenti.
Lo schema fraudolento scoperto dalla guardia di finanza
Le Fiamme Gialle, durante l’indagine, hanno ricostruito un sistema complesso che coinvolgeva società ufficialmente inattive o prive di sedi operative reali. Queste società, con rappresentanti che vantano precedenti penali in materia fiscale, sarebbero state utilizzate per generare crediti Iva inesistenti per un valore, allo stato, superiore a quattro milioni di euro.
I crediti creati venivano poi ceduti a società terze tramite una società “veicolo”. Tra queste società c’è anche il Brescia calcio, che avrebbe usato tali debiti fittizi per ridurre la propria pressione fiscale e contributiva in modo illecito.
L’operazione ha permesso di esporre un giro che coinvolge vari imprenditori, i quali traevano vantaggi economici da sottrazioni alla fiscalità reale, affidandosi a catene di società irregolari e a prestanome per mascherare la natura delle transazioni.
Il ruolo della società alfieri e lo studio di professionisti coinvolto
Un altro punto dell’indagine riguarda la società Alfieri, con sede a Milano in via Montenapoleone. La guardia di finanza ha riscontrato che questa società non possedeva le autorizzazioni necessarie per operare nel campo finanziario. Inoltre, Alfieri non disponeva di una struttura imprenditoriale effettiva e idonea a giustificare l’attività svolta, risultando quindi, almeno formalmente, un’entità vuota.
Sono emersi dati che collegano lo studio di professionisti, localizzato soprattutto nel bresciano, a questa società e al sistema di generazione e cessione dei crediti fittizi. Lo studio avrebbe agito come supporto per la formalizzazione delle operazioni, pur nella mancanza di un’attività reale e regolare.
L’indagine si sviluppa così su più fronti, toccando aspetti finanziari, fiscali e legali. Le verifiche proseguiranno per chiarire la posizione di tutte le parti coinvolte e l’effettivo impatto sui bilanci e sull’equità fiscale nel territorio interessato.