Il confronto promosso dal gruppo Q8, con il supporto di Maire e L’Espresso, ha acceso un dibattito sul futuro dell’Industria 5.0 in Italia. Nel 2025, mentre le tensioni geopolitiche e le criticità energetiche segnano il quadro globale, l’attenzione si è spostata su come le nuove tecnologie e le politiche possano sostenere la resilienza industriale nazionale. I rappresentanti delle istituzioni, delle imprese e della ricerca si sono trovati a discutere scenari concreti, investimenti e responsabilità. Lo scopo è mettere ordine in un ambito complesso, tra innovazione, sostenibilità e impatto sociale.
Protagonisti e appuntamenti del dibattito sull’industria 5.0
L’evento organizzato a Roma ha avuto rilevanza istituzionale e tecnica. Gli interventi si sono aperti con il saluto dell’On. Giorgio Silli, sottosegretario di Stato al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Presenti politici, dirigenti di Confindustria e figure del mondo scientifico. Gli incontri si sono strutturati in due tavole rotonde distinte ma complementari.
I temi e i relatori del primo panel
La prima sessione si è concentrata sul tema “I progetti industriali e gli impatti economici e sociali: alla ricerca di un giusto equilibrio”. Qui sono intervenuti Andrea Andreuzzi di Confindustria, Valeria Lazzaroli presidente dell’Ente nazionale per l’Intelligenza artificiale, l’onorevole Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economia e finanza di Fratelli d’Italia, e Guido Scorza del Garante per la protezione dei dati personali. Il dibattito ha toccato aspetti come la sostenibilità economica delle iniziative, l’impatto sociale e le tutele dei cittadini.
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Politiche pubbliche nazionali ed internazionali
Nel secondo panel l’attenzione è passata sulle “Politiche pubbliche nazionali ed internazionali”. Tra i relatori figuravano rappresentanti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica come Marilena Barbaro e Paola Barzaghi, Stefano Da Empoli presidente dell’Istituto per la Competitività, e Angelo Rughetti direttore dell’Osservatorio sugli investimenti comunali e sostenibilità. In questa parte sono emerse le strategie di governance, normative e finanziarie legate alla transizione energetica e allo sviluppo industriale. Un momento importante per capire come i vari livelli istituzionali si muovono di fronte a questi cambiamenti.
Il ruolo di Q8 e Maire si è evidenziato come parte attiva nel sostenere la resilienza industriale italiana. Hanno scelto di non limitarsi ad appuntamenti formali ma di coinvolgere stakeholder diversi in un confronto aperto e tecnico senza filtri. La priorità emerge infatti dall’attenzione agli investimenti tecnologici e ai processi concreti, più che da slogan o promesse vaghe.
Una visione integrata tra innovazione tecnologica ed energia
La prospettiva sull’Industria 5.0, così come indicata dalla Commissione Europea, non si limita a sviluppi tecnologici isolati. Il modello si basa su un ecosistema interconnesso dove energia, mobilità, logistica operano come nodi tra loro integrati. Questo sistema è capace di adattarsi e reagire alle variazioni delle condizioni esterne, diventando più flessibile e efficiente.
Q8 interpreta questo scenario promuovendo investimenti mirati in tecnologie intelligenti che colleghino i processi industriali con le esigenze energetiche. La decarbonizzazione e la digitalizzazione sono pilastri di questa trasformazione. Bashar Alawadhi, amministratore delegato di Q8, ha indicato chiaramente che la resilienza infrastrutturale è indispensabile per mantenere la continuità operativa in un mercato complesso.
L’adozione dell’Internet of Things gioca un ruolo cruciale. Attraverso sensori e sistemi connessi è possibile monitorare in tempo reale i flussi logistici e prevedere malfunzionamenti o consumi anomali. Ciò consente di ottimizzare la manutenzione e di estendere la vita utile delle infrastrutture esistenti. L’idea non è sostituire tutto, ma rigenerare in modo intelligente.
La connessione tra innovazione e operatività mostra come la tecnologia possa diventare un supporto reale e tangibile alle imprese. Le infrastrutture del futuro si configurano come reti dinamiche, in grado di adattarsi e migliorarsi senza perdere la stabilità richiesta a un settore cruciale.
Nuovi approcci umani e sociali nella transizione industriale
Accanto agli aspetti tecnologici si è sottolineata la necessità di mettere la persona al centro della nuova fase industriale. Fabrizio Di Amato, presidente di Maire, ha evidenziato come la transizione energetica coinvolga anche dimensioni etiche e sociali, non limitandosi alla mera efficienza produttiva.
Il concetto di ingegnere umanista nasce da questa esigenza: un professionista in grado di integrare competenze tecniche con un’attenzione al contesto sociale e ambientale. La sostenibilità passa attraverso l’equilibrio fra progresso industriale e benessere collettivo.
Questo approccio riflette una visione che mira a responsabilizzare le imprese e i decisori sulle conseguenze delle proprie azioni, in un settore dove i cambiamenti toccano larghe fasce della popolazione e il territorio. La centralità della persona diventa così un principio guida concreto e non solo una formula.
Infrastrutture sostenibili e inclusive per la sfida della resilienza
Fadel Al Faraj, vice presidente marketing di Kuwait Petroleum International, ha richiamato l’attenzione sulle infrastrutture come elementi chiave della sostenibilità e dello sviluppo. Secondo lui, non basta che siano efficienti dal punto di vista energetico o resistenti al clima. Devono anche rispondere ai bisogni sociali, essere eque e costruite pensando all’inclusione delle comunità.
Questo concetto amplia il quadro sul ruolo delle infrastrutture pubbliche e private nel paese. Rappresentano un investimento in grado di influenzare non solo la filiera industriale ma l’intera società. La loro progettazione e gestione richiedono dunque attenzione verso impatti ambientali, ma anche fattori quali accessibilità, equità e partecipazione sociale.
Il rischio, in presenza di scelte non coordinate, è di accentuare disuguaglianze o di creare risorse poco utilizzate. Per questo, secondo i relatori, gli investimenti devono costruire infrastrutture che siano, contemporaneamente, punti di efficienza industriale e motori di equità sociale.
Il convegno ha messo in luce come l’impegno di Q8 e Maire si collochi proprio in questo spazio, tra innovazione tecnica, responsabilità sociale e sostenibilità ambientale. L’obiettivo dichiarato è contribuire alla costruzione di un’industria italiana, capace di rispondere alle sfide complesse dei prossimi anni senza perdere di vista la realtà concreta del lavoro e delle comunità.