L’Italia ha annunciato di aver raggiunto la soglia del 2% del Pil destinata alla spesa per difesa e sicurezza, un obiettivo promesso da tempo ma mai concretizzato ufficialmente fino ad ora. Il governo, rappresentato dai ministri Crosetto e Tajani, sostiene che questo traguardo è stato raggiunto e riconosciuto anche dalla Nato, mentre le opposizioni continuano a richiedere chiarimenti su come siano stati trovati i fondi necessari senza manovre pubbliche evidenti. Il dibattito si è acceso in vista del vertice della Nato che si terrà all’Aja a fine giugno, con particolare attenzione sugli impegni futuri in materia di investimenti militari e sicurezza nazionale.
Annunci del governo: l’italia ha raggiunto il 2% del Pil per difesa e sicurezza
Il ministro della difesa Guido Crosetto ha confermato che l’Italia ha superato l’obiettivo del 2% del Pil da destinare alla difesa, partendo da una spesa del 1,57%, segnalando un avanzamento significativo. Nel corso della cerimonia per il cambio al vertice dell’Aeronautica Militare, ha sottolineato che il risultato rappresenta un punto di partenza essenziale: il focus non è solo un dato numerico, ma l’ottenimento delle capacità militari necessarie per contribuire concretamente agli impegni della Nato e garantire la sicurezza del paese. Crosetto ha ribadito l’impegno del governo a rafforzare gli strumenti per la difesa, tenendo conto delle richieste dell’Alleanza atlantica.
Posizione ufficiale del ministero degli esteri
Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha confermato questa posizione a margine della ministeriale informale della Nato svoltasi ad Antalya, in Turchia. Ha annunciato che il documento ufficiale che attesta il raggiungimento del 2% del Pil è già stato consegnato al segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, noto come Rutte. Tajani ha annunciato che la premier Giorgia Meloni renderà pubblica questa notizia durante il vertice Nato all’Aja, in programma dal 24 al 26 giugno. La conferma da parte del governo rappresenta un passo formale verso un impegno definito e riconosciuto a livello internazionale.
Leggi anche:
Opposizioni e dubbi sulle modalità di finanziamento e trasparenza
Le reazioni delle opposizioni non si sono fatte attendere. Davide Faraone, vice-presidente di Italia Viva, ha espresso più volte dubbi e critiche via social, mettendo in discussione la veridicità dei numeri e la mancanza di atti formali per garantire il raggiungimento del 2%. Faraone ha sottolineato come non ci siano state nuove manovre economiche o provvedimenti parlamentari capaci di giustificare un incremento di circa 10 miliardi di euro da una sera all’altra, una cifra necessaria per passare dall’1,57% al 2% del Pil. Ha denunciato quello che definisce un “gioco di conti”, includendo nel calcolo spese che andrebbero considerate fuori dal perimetro strettamente militare, come pensioni dei militari, protezione civile, vigilanza privata, vigili urbani. Il riferimento ironico a “soldatini di piombo” e “giochi da guerra della PlayStation” mette in evidenza il sospetto di artifici contabili utilizzati per coprire la reale mancanza di fondi.
Critiche del movimento 5 stelle
Anche il Movimento 5 Stelle ha alzato il livello di critica. Il deputato Francesco Silvestri ha chiesto un’informativa urgente al ministro Crosetto e a Tajani, per spiegare come sia possibile un salto così consistente in così poco tempo, considerando che l’ultima legge finanziaria aveva stanziato meno di 35 miliardi di euro per la difesa, mentre il 2% del Pil corrisponde a circa 45 miliardi. Silvestri ha chiesto di rendere pubblico il documento inviato al segretario della Nato per verificare se ci siano state effettivamente modifiche di rilievo o se si tratti di “giochi di prestigio” contabili, in un momento in cui emergono priorità sociali urgenti come la sanità e il costo della vita.
La visione della nato e le prossime sfide sul finanziamento della difesa
Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha spiegato che durante la recente riunione si è discusso in modo approfondito della necessità di aumentare gli investimenti nella difesa, portando la spesa fino a un possibile 5% del Pil entro il 2032. Si tratta di un percorso graduale e articolato su due livelli distinti: circa il 3,5% dedicato alla difesa intesa in senso stretto, secondo gli standard Nato e gli obiettivi di capacità militare, e un ulteriore 1,5% da destinare alla sicurezza più ampia, con criteri da negoziare nel dettaglio. L’aumento rappresenta una priorità per i paesi membri, in un contesto internazionale complesso e con nuove minacce alla sicurezza collettiva.
Posizione italiana e prospettive al summit
Fonti dell’Alleanza rivelano che il governo italiano si è mostrato aperto a discutere questa nuova proposta. Il ministro Tajani ha suggerito un riallineamento delle percentuali, preferendo una divisione fra il 3% destinato alla difesa tradizionale e un 2% per misure legate alla sicurezza. Questo approccio potrebbe riflettere una strategia italiana di mantenere un equilibrio tra capacità militari e investimenti per la protezione interna e la prevenzione di rischi diversi. Il tema sarà al centro del summit Nato all’Aja, dove si definiranno le linee guida per gli anni a venire.