Il nuovo romanzo di giuliana vitali, intitolato Nata nell’acqua sporca, affronta temi delicati come la solitudine, la tossicodipendenza e il vuoto emotivo delle nuove generazioni. Ambientato tra napoli e roma, il libro mette a fuoco la storia di una giovane donna alle prese con un ambiente familiare segnato dall’assenza e dall’incomprensione. Pubblicato da Giulio Perrone Editore, il volume combina dialoghi molto realistici e descrizioni che evocano immagini quasi cinematografiche, dando voce a un caos interiore mai banale.
La trama e la giovinezza difficile di sara, tra assenze e scelte pericolose
La protagonista del romanzo è sara, ragazza napoletana cresciuta con la mancanza fisica e affettiva di un padre emigrato in albania e una madre giornalista sempre presa dal lavoro. Questo doppio vuoto segna profondamente la sua crescita e la porta a confrontarsi con silenzi e incomprensioni che si fanno spazio nel quotidiano. Per sara la fuga sembra l’unica via possibile: lascia la casa d’infanzia e segue il fidanzato tossicodipendente, entrando così in un mondo fatto di eccessi e perdite di controllo. Sara vive un’esistenza segnata da un dolore che emerge anche attraverso i rapporti intimi, trai quali si sviluppa un legame fragile e autodistruttivo, definito nel romanzo come un amore “tossico”.
Intrecci di giovani vite in crisi
Il romanzo sviluppa intorno a sara la storia di altri tre giovani in difficoltà, le cui vite si intrecciano in momenti di precarietà e crisi. Gli aspetti fisici e psicologici si confondono, con il corpo che diventa un mezzo da esplorare e un territorio di pericolo insieme. Il passato riaffiora spesso nelle pagine, plasmando la narrazione con ricordi e sensazioni che formano un dialogo doloroso tra la bambina che sara era e la donna che cerca di diventare. Questo rapporto ciclico con l’infanzia e l’adolescenza sottolinea una realtà complessa spesso evitata dai racconti più convenzionali.
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Uno stile narrativo che richiama il cinema e un racconto senza compromessi
Il modo con cui vitali scrive si distingue per una forte componente visiva e per la capacità di far emergere il conflitto interiore dei personaggi. La scrittura utilizza dialoghi molto credibili e una descrizione attenta ai dettagli, che ricordano più una sceneggiatura cinematografica che un testo letterario tradizionale. Il risultato è un romanzo che non cerca di consolare o di offrire scappatoie, ma che obbliga il lettore a confrontarsi con un dolore autentico e spesso brutale.
Si tratta di un racconto che parla della solitudine e dell’abbandono senza filtri, mettendo sotto la lente la tossicodipendenza come espressione di un disagio più profondo, radicato nelle relazioni familiari e sociali. La famiglia e la società emergono così come cornici complesse che spesso falliscono nel sostenere chi si trova in difficoltà. Questo approccio porta a una riflessione sulla vulnerabilità di un’intera generazione e sulle sfide di mantenere connessi i legami umani senza perdere se stessi.
Il romanzo è stato presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino ed è disponibile dal 23 maggio, in versione cartacea e digitale. L’immagine di copertina è firmata dall’artista claudia intino, dettaglio che aggiunge un tocco di poesia visiva al volume.
Giuliana vitali, una voce attiva nel panorama culturale e sociale
Giuliana Vitali nasce a napoli nel 1987, ma vive a roma. Oltre all’attività di scrittrice, è condirettrice e curatrice della rivista letteraria Achab, aperta al pubblico dal 2013 e fondata da nando vitali. La sua esperienza spazia tra diversi media e si estende a collaborazioni con giornali e riviste di rilievo nazionale come Leh, Huffpost, Wired Italia, TPI e Il Quotidiano del Sud.
La vitali si interessa soprattutto di tematiche sociali, raccontando spesso storie che riguardano il disagio e la fragilità delle persone. Ha partecipato a corsi di scrittura, tra cui quello di paolo restuccia e quello guidato da andrea carraro, che hanno contribuito a sviluppare la sua tecnica narrativa. La sua opera riflette un impegno profondo nel dare voce a chi si trova spesso ai margini delle narrazioni comuni.
Nel suo lavoro emerge la volontà di non edulcorare la realtà ma di presentarla in tutta la sua complessità, spingendo il pubblico a uno sguardo più attento verso le difficoltà umane e le relazioni che le descrivono. Questa posizione rende il suo romanzo qualcosa di più di una semplice lettura, ma un’esperienza da vivere e da riflettere.