La decisione del gip di Bologna ha chiuso una vicenda legale nata da una denuncia per diffamazione legata al caso dell’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa a Rimini nell’ottobre 2023. L’avvocato Chiara Rinaldi, difensore di Valeria Bartolucci, moglie di Louis Dassilva accusato del delitto, era stata chiamata in causa da una querela presentata dallo studio Barzan, che assiste Manuela Bianchi, nuora della vittima. Le contestazioni riguardavano alcune critiche di Rinaldi pubblicate sui social in relazione al ruolo del consulente Davide Barzan.
Il caso giudiziario e l’origine della denuncia per diffamazione
Tutto è iniziato a dicembre 2024, dopo le prime fasi del processo a Bologna contro Louis Dassilva, accusato dell’omicidio di Pierina Paganelli. Nunzia Barzan, avvocato, e suo fratello Davide, consulente tecnico legale incaricato dalla famiglia della vittima, hanno presentato querela contro Chiara Rinaldi, legale della compagna dell’imputato. La denuncia segnalava alcune dichiarazioni postate sui social in cui Rinaldi avrebbe diffuso affermazioni ritenute denigratorie verso lo studio Barzan.
La causa della querela è legata ai commenti di Rinaldi alle notizie giornalistiche sull’omicidio di Paganelli, dove venivano citati i professionisti che seguivano la famiglia della vittima. Le parole di Rinaldi sono state interpretate come offese dirette a Nunzia e Davide Barzan, elementi che hanno spinto i querelanti a chiedere un intervento della magistratura per tutelare la propria reputazione. A quel punto la procura di Bologna ha aperto un fascicolo d’indagine per valutare la fondatezza della diffamazione aggravata.
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La posizione della procura e la decisione del gip letizio magliaro
La pm Elena Caruso ha condotto gli accertamenti per controllare se le dichiarazioni di Rinaldi superassero i limiti del diritto di critica. Il pubblico ministero ha valutato la posizione dell’avvocato difensore di Valeria Bartolucci, cercando di capire se vi fossero intenzioni offensive o insulti rilevanti ai fini della legge penale. In effetti, la procura ha escluso elementi che giustificassero una causa penale, ritenendo che i commenti si siano svolti entro un confronto pubblico consentito.
Il gip Letizio Magliaro ha quindi accolto la richiesta di archiviazione arrivata dalla procura. La decisione ha sottolineato che le affermazioni di Chiara Rinaldi rientrano nell’esercizio del diritto di critica. Secondo il giudice, le parole non hanno assunto toni ingiuriosi gratuiti oppure false attribuzioni di fatti. La scelta di archiviare il fascicolo chiude una fase delicata del procedimento, evitando una lunga battaglia legale tra i legali coinvolti.
Il ruolo delle parti difensive e le implicazioni per le figure professionali coinvolte
Nunzia Barzan era rappresentata dall’avvocato Marlon Lepera, mentre Antonio Petroncini ha difeso Chiara Rinaldi. Le parti hanno seguito con attenzione il caso perché toccava gli aspetti della responsabilità e dei limiti della comunicazione nel contesto forense, soprattutto quando si parla di casi di cronaca nera molto seguiti dai media e dal pubblico.
Il procedimento ha messo sotto la lente il confine tra opinione pubblica, diritto di critica e tutela della reputazione professionale. In questo caso, la procura ha ritenuto che il commento su Davide Barzan fosse legittimo e non costituisse diffamazione aggravata. Rimane evidente, nei fatti, come il sistema giudiziario gestisca con attenzione le denunce di questo tipo per evitare abusi o limitazioni indebite della libertà di espressione.
La vicenda conferma che le questioni legali che nascono attorno ai protagonisti di delitti molto seguiti richiedono un bilanciamento attento per salvaguardare i diritti di tutte le parti, senza trasformare il dibattito pubblico in un terreno di scontro giudiziario infinito.