La vicenda che ha come protagonista la frattura della vertebra T2 al centro di un’indagine a Trieste, coinvolge diverse figure e aspetti processuali. La trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” ha riportato aggiornamenti importanti sul caso che vede implicato il preparatore anatomico, oggetto di indagini su una presunta responsabilità. A pochi giorni dall’udienza fissata per luglio, emergono dettagli sulle valutazioni del gip e sulle perizie richieste dalle parti.
Esclusione della responsabilità del preparatore anatomico nella frattura
Secondo quanto riferito dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” e dalle disposizioni del gip di Trieste, la rottura della vertebra T2 non è stata provocata dal preparatore anatomico. Il giudice ha respinto la richiesta degli avvocati del marito della vittima, Sebastiano Visintin, di eseguire una perizia medico legale specifica per accertare eventuali responsabilità di questa figura professionale.
L’indagine ha tratto origine da un esame radiologico condotto l’8 gennaio 2022, che aveva già evidenziato la lesione ossea in questione. Successivamente, tre giorni dopo, il preparatore anatomico è intervenuto sul cadavere. La tempistica ha dunque portato il gip a ritenere che l’eventuale frattura non possa essere attribuita a quel successivo intervento.
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Il chiarimento arriva in un momento delicato delle indagini e limita l’ipotesi accusatoria nei confronti del preparatore. Resta quindi escluso un collegamento diretto tra la sua attività e il danno alla vertebra. La decisione del gip si basa su elementi obiettivi provenienti dagli esami diagnostici e sulle tempistiche degli interventi.
L’udienza dell’8 luglio e le perizie della procura
Diversamente, il gip ha accolto la richiesta della procura di procedere con una perizia in incidente probatorio. Questo tipo di accertamento riguarda i reperti già analizzati, oltre agli oggetti sequestrati nella casa dell’indagato. Tra questi rientrano gli abiti e i coltelli, che potrebbero avere rilevanza nella ricostruzione degli eventi.
Un elemento particolare riguarda anche un bracciale nero e celeste, consegnato dal fratello della vittima, che sarà sottoposto a esame. La decisione di effettuare un incidente probatorio mira a preservare le prove e ad acquisire elementi utili per il proseguo dell’inchiesta.
L’udienza, programmata per l’8 luglio, rappresenta un passaggio cruciale. Durante questa, verranno discussi i risultati della perizia e si potrà fare ulteriore chiarezza sull’intera vicenda. La procura sembra voler scavare nei dettagli degli oggetti legati all’indagato, con l’obiettivo di tracciare una linea precisa sui fatti e sulle responsabilità.
Contesto dell’inchiesta e implicazioni processuali
L’indagine si inserisce in un contesto giudiziario complesso, dove ogni elemento viene valutato con attenzione. La lesione della vertebra T2 è al centro dell’accertamento medico-legale, ma il fatto che sia stata evidenziata già prima dell’intervento del preparatore anatomico cambia le dinamiche processuali.
Non a caso, la decisione del gip privilegia dati certi come la documentazione tac e la sequenza temporale degli eventi. Gli avvocati del marito avevano chiesto ulteriori accertamenti medico legali per chiarire la natura e l’origine della frattura ma il rigetto costituisce un limite alla possibile responsabilità del preparatore.
Al contempo, l’incidente probatorio disposto dalla procura fa capire che l’inchiesta si concentra su altri aspetti, soprattutto sugli indizi legati agli oggetti rinvenuti nell’abitazione. Le analisi di tali elementi potrebbero fornire un quadro più preciso sulle vicende che hanno portato al decesso e sulle eventuali cause.
Il processo che si aprirà nelle prossime settimane sul fronte delle perizie sarà fondamentale per delineare i prossimi sviluppi e verificare eventuali nuove piste investigative. Intanto, la chiarezza sulle cause della frattura rappresenta un passo avanti per districare uno scenario complesso che coinvolge più soggetti e versioni.