In un’importante fase del processo riguardante il crollo del ponte Morandi, Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia , ha fatto sapere di voler rilasciare dichiarazioni spontanee. Le sue dichiarazioni sono attese nella seconda metà di marzo, ma si dovrà aspettare il termine dell’esame da parte dei consulenti tecnici di parte, che stanno analizzando l’integrazione della perizia sulle cause del disastro. Questo processo, che si articola in diverse sedute, ha portato alla ribalta numerosi esperti, tra cui il primo testimone di oggi.
L’analisi del professor Andrea Del Grosso
Il professor Andrea Del Grosso, consulente dell’imputato Michele Donferri Mitelli, ha avviato il dibattito. Durante il suo intervento, ha denunciato una presunta distorsione nei risultati dei periti, sostenendo l’esistenza di un “evidente bias retrospettivo“. Secondo Del Grosso, i periti avrebbero operato partendo dall’errato presupposto di conoscere già i difetti dello strallo della pila 9, mentre a detta del team di Aspi tali difetti non erano disponibili né rilevabili.
Del Grosso ha messo in luce che, secondo le perizie, vi sarebbero conclamati errori nel prendere in considerazione tutta la documentazione relativa al viadotto. Ha accusato i tecnici di parte di aver fatto “inappropriati riferimenti” a opere progettate dal famoso ingegnere Riccardo Morandi, giungendo a conclusioni basate su ipotesi inadeguate. “Non ci sono fenomeni di corrosione significativi lungo lo strallo,” ha dichiarato Del Grosso, sfidando direttamente le conclusioni raggiunte dai consulenti di altro parere.
Il dissenso sugli accertamenti di corrosione
Un altro punto significativo emerso dal discorso di Del Grosso riguarda il fenomeno della corrosione nei cavi primari. Secondo le sue affermazioni, tale fenomeno era estremamente localizzato e di origine endogena, non paragonabile a quanto riscontrato sulle altre due pile 10 e 11. Ha chiarito che difetti simili non sarebbero stati identificabili nemmeno con le metodologie di indagine attuali, lasciando quindi intendere che le informazioni utilizzate per le perizie non avessero dovuto basarsi su presupposti erronei.
Con questo, la difesa di Castellucci e delle altre figure coinvolte cerca di smontare le argomentazioni presentate dai consulenti di parte avversaria, affermando che ogni accusa di negligenza e responsabilità è infondata. La complessità del caso, unita ai numerosi tecnicismi, richiede un quadro chiaro e una valutazione attenta di tutte le evidenze e testimonianze, aspetti che saranno al centro anche delle prossime udienze.
L’attesa per la sentenza della Cassazione
Castellucci, mentre si prepara a presentarsi al processo per il ponte Morandi, è anche in attesa di un importante verdetto dalla Corte di Cassazione. Il 1 aprile si discuterà l’appello relativo alla strage di Acqualonga, dove un bus precipitò da un viadotto, causando la morte di 40 persone. In quest’ultimo processo, Castellucci è già stato condannato a sei anni di reclusione e, nel caso la Cassazione confermasse la sentenza, sarebbe costretto a scontare la pena in carcere. La situazione legale di Castellucci si complica ulteriormente, mentre continua il processo sul ponte Morandi che volge verso una fase cruciale.