Giovani italiani che si trasferiscono all’estero: motivazioni e dati 2025

Giovani italiani che si trasferiscono all’estero: motivazioni e dati 2025

Giovani italiani scelgono di trasferirsi all’estero per esperienze professionali e personali, con motivazioni diverse dal solo lavoro; il fenomeno coinvolge tutte le regioni e riflette sfide e soddisfazioni nel 2024.
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L'articolo analizza il crescente fenomeno dei giovani italiani che scelgono di trasferirsi all’estero per motivi professionali, formativi e personali, evidenziando motivazioni, distribuzione territoriale, confronto con altri paesi europei e le sfide vissute durante l’esperienza all’estero. - Gaeta.it

Negli ultimi anni, sempre più giovani italiani scelgono di lasciare il paese per cercare lavoro o formazione all’estero. Questa tendenza coinvolge diverse regioni e si riflette in dati aggiornati al 2024. Le ragioni dietro queste scelte non sono solo legate alla mancanza di opportunità in Italia, ma si spingono fino al desiderio di vivere esperienze professionali e personali che sembrano più accessibili fuori dai confini nazionali. Analizziamo i numeri, le motivazioni e le sfide che coinvolgono i giovani italiani andati all’estero negli ultimi cinque anni.

Motivazioni che spingono i giovani italiani a trasferirsi all’estero

Un’indagine della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha coinvolto un campione di giovani italiani che si sono trasferiti all’estero o sono tornati in Italia negli ultimi cinque anni. Il risultato rivela che soltanto il 26,5% degli intervistati trasferisce la propria residenza per mancanza di lavoro nel nostro paese. La percentuale più alta, il 40,5%, indica invece il desiderio di fare un’esperienza differente, magari in contesti culturali e professionali nuovi. Il 22,5% ha risposto di essere stato attratto da una specifica opportunità lavorativa o formativa trovata all’estero.

Investimento nel curriculum

Non mancano poi coloro che scelgono questo percorso per investire nel proprio curriculum: il 18,5% si trasferisce con l’obiettivo di arricchire la propria formazione e ottenere una crescita professionale che ritiene più difficile da raggiungere in Italia. Questi dati sono stati resi noti nel maggio 2025, durante la sedicesima edizione del Festival del Lavoro, evento che concentra l’attenzione sui cambiamenti nei modi di affrontare il lavoro nel contesto nazionale e internazionale.

Questa fotografia indica che il trasferimento non è sempre un atto di necessità, ma spesso una scelta strategica o personale, orientata a migliorare prospettive e competenze, a prescindere dalle condizioni del mercato del lavoro italiano.

Distribuzione territoriale delle migrazioni giovanili italiane

L’analisi mostra che il fenomeno riguarda tutte le regioni in modo piuttosto uniforme. Nel 2024, il numero di giovani tra 18 e 39 anni che ha deciso di cambiare residenza per andare all’estero si aggira intorno ai 7 ogni 1000 abitanti, con differenze minime tra Sud e Nord Italia. Nel Sud, il dato è 6,8 per mille, mentre nel Nord arriva a 7,2 e in Lombardia si attesta a 7,4 su mille.

Questi numeri indicano che anche i territori con mercati del lavoro più sviluppati non riescono a trattenere tutti i giovani, che si spostano alla ricerca di nuove occasioni o esperienze. Nel Nord, dove le offerte lavorative sono più numerose, il desiderio di trasferirsi non si riduce in modo significativo. Ciò segnala che la decisione di partire non dipende soltanto dalla scarsità di lavoro in sede, ma da una combinazione di fattori che includono anche l’appetito culturale e la voglia di mettersi alla prova fuori dall’Italia.

In sostanza, il trasferimento non è condizionato esclusivamente da crisi locali o regionali, ma da un movimento più vasto che coinvolge i giovani di tutto il paese, mossi da scelte personali e professionali variegate.

Confronto con i flussi migratori degli altri paesi europei

Secondo i dati riferiti al 2022, l’Italia registra 2,5 trasferimenti di residenza all’estero ogni 1000 abitanti nella fascia 15-64 anni. Questa cifra è superiore a quella registrata in Germania e Austria ma inferiore a paesi come Spagna , Francia , Svezia e Finlandia . Alcune nazioni, come Irlanda e Lussemburgo mostrano valori più elevati.

Attrattività dell’italia

Il dato che balza all’occhio, tuttavia, riguarda l’equilibrio tra chi lascia l’Italia e chi invece arriva da altri paesi europei. L’Italia mostra una bassa capacità di attrarre nuovi residenti stranieri: solo un trasferimento dall’estero ogni 1000 abitanti nella fascia 15-64 anni. Questa situazione contrasta con quella di Austria , Danimarca , Spagna e Lussemburgo .

Questi numeri mettono in luce un problema di attrattività per l’Italia, che pur registra una mobilità in uscita significativa, non riesce a trattenerne altrettanti in ingresso, riducendo così il bilancio migratorio e potenzialmente influenzando la dinamica demografica e la forza lavoro futura.

Sfide e soddisfazioni nel lavorare e vivere all’estero per i giovani italiani

Secondo l’indagine presentata, il 57,9% dei giovani italiani che vivono all’estero si dichiara molto soddisfatto dell’esperienza, riconoscendone il valore dal punto di vista personale e professionale. Questo gruppo evidenzia come il trasferimento abbia rappresentato un arricchimento sotto vari aspetti, dalla crescita culturale a quella lavorativa.

Un altro 39,3% ammette che la vita fuori dall’Italia presenta sacrifici rilevanti. Nonostante questo, consiglia comunque di provare a vivere un’esperienza lavorativa all’estero, sottolineando che il bilancio tende a essere positivo anche con le difficoltà. Le problematiche possono riguardare l’adattamento culturale, le condizioni abitative, le barriere linguistiche o la distanza dalla famiglia.

Ci sono anche valutazioni meno entusiastiche che emergono, ma restano una minoranza. Gli ostacoli percepiti non annullano il valore di un’esperienza che molti considerano decisiva per orientare meglio il proprio futuro, sia all’estero sia nel rientro in Italia con competenze rinnovate.

Il quadro generale restituisce l’immagine di giovani che affrontano con decisione il cambiamento e che non esitano a misurarsi con ambienti diversi, pur riconoscendo le difficoltà legate allo spostamento e all’inserimento in contesti lavorativi nuovi.

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