Giovani di milano raccontano la città tra opportunità e difficoltà in un documentario realizzato con gli smartphone

Giovani di milano raccontano la città tra opportunità e difficoltà in un documentario realizzato con gli smartphone

Milano raccontata da 100 adolescenti attraverso un documentario guidato da Fabio Martina, che usa il cinema e lo smartphone per esplorare contrasti sociali, speranze e difficoltà della città lombarda.
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Il documentario realizzato da 100 adolescenti milanesi, guidati dal regista Fabio Martina, racconta la città attraverso i loro sguardi, evidenziando contrasti sociali e speranze, e utilizzando il cinema come strumento di espressione e consapevolezza. - Gaeta.it

Milano vista dagli occhi di chi la vive ogni giorno: un mix di speranze e sfide che emerge con forza nel documentario realizzato da 100 adolescenti. Ragazzi e ragazze frequentanti centri di aggregazione e istituti di formazione hanno trasformato i loro smartphone in strumenti di narrazione, portando alla luce contrasti e verità della metropoli lombarda. Il progetto, nato da un laboratorio cinematografico guidato dal regista Fabio Martina, offre una lettura intensa e personale della città, tra accoglienza e esclusione sociale.

Il ruolo del cinema per i giovani: strumento di consapevolezza e relazione

Il laboratorio cinematografico non punta solo a creare un progetto video. Dietro c’è una missione più ampia: stimolare il senso critico dei ragazzi e guidarli verso una cittadinanza abitata dalla consapevolezza e dal confronto. Attraverso l’espressione artistica, i giovani lavorano su due aspetti cruciali: le regole sociali che governano la convivenza e il modo in cui si relazionano con gli altri.

Cinema come mezzo di riflessione

Fabio Martina sottolinea come il cinema permetta ai partecipanti di riflettere sul proprio ruolo all’interno della società e sugli appuntamenti di una quotidianità spesso segnata da difficoltà. Le storie personali degli adolescenti, le loro esperienze in famiglia, scuola o con gli amici diventano un ponte per comprendere tensioni e disagi.

La mancanza di confronto infatti può condensarsi in isolamento e incomunicabilità. Il laboratorio diventa un’occasione preziosa per dar voce a ciò che spesso rimane nascosto, per portare alla luce fragilità e paure, ma anche speranze. La dimensione collettiva del laboratorio favorisce la costruzione di relazioni positive, in cui il rispetto e la conoscenza reciproca contribuiscono a migliorare il tessuto sociale di quartiere e città.

Il laboratorio di cinema che ha dato voce ai giovani milanesi

Il documentario nasce da un percorso intenso, svolto nel cuore di Milano, in cui cento adolescenti hanno attraversato strade e quartieri equipaggiati con solo uno smartphone. Durante un laboratorio di cinema condotto dal regista Fabio Martina, i giovani hanno imparato a usare la macchina da presa per catturare immagini e suoni che definiscono il loro presente cittadino.

Questo metodo consente ai ragazzi di trasformare la percezione della città in un racconto visivo. Come spiega Martina, lo smartphone rappresenta per loro un “foglio bianco” dove scrivere storie con le immagini in movimento. Il laboratorio non si limita a insegnare tecniche cinematografiche; spinge anime e menti a osservare con attenzione ciò che li circonda e a esprimere attraverso il cinema ciò che sentono e pensano.

Molti dei ragazzi coinvolti frequentano strutture sociali, centri di aggregazione o istituti professionali, realtà spesso legate a fasce più fragili della popolazione. Il progetto assume così anche un valore sociale, perché non solo valorizza la loro creatività ma favorisce un confronto sulla realtà che vivono, fatta di contrasti forti, aspettative e difficoltà. Il film restituisce una Milano complessa, polarizzata tra opportunità e diseguaglianze, ma che i giovani conoscono soprattutto “col cuore”.

Sostegno istituzionale e collaborazione per il progetto giovani di milano

Il progetto ha ricevuto il sostegno di Regione Lombardia, inserito negli interventi di ‘Generazione Lombardia‘. Questa iniziativa promuove attività culturali e formative destinate ai giovani, con l’obiettivo di sviluppare le loro capacità critiche e offrirgli strumenti per partecipare alla vita sociale.

Il documentario nasce dalla collaborazione fra più soggetti: la Fondazione Aquilone, l’Istituto Grafico Rizzoli e l’associazione ASLAM – Associazione Scuola Lavoro Alto Milanese. Il lavoro è stato monitorato dall’Università degli Studi Milano Bicocca, che ne ha garantito rigore e qualità metodologica.

La sinergia tra enti territoriali, istituti educativi e realtà culturali esprime una rete solida che investe su ragazzi spesso marginalizzati, per restituire loro voce. Questi passi rappresentano un modello per interventi futuri, anche in altre città, dove il cinema può diventare un mezzo di ascolto e di cambiamento.

Il racconto poliedrico di milano tra amore e timori

La città raccontata nel documentario ha due volti ben distinti. Da una parte offre occasioni, dinamismo e spazi dove costruire il proprio futuro; dall’altra segna chi rimane ai margini e fatica a tenere il passo. Milano appare amata dai ragazzi, ma anche temuta per le sue disuguaglianze e le tensioni sociali che emergono nelle periferie o nei quartieri meno agiati.

Secondo il regista, i giovani coinvolti vivono una forte consapevolezza di questi contrasti e li raccontano attraverso uno sguardo “poliedrico”. Appare chiaro che c’è una Milano “giovane”, ricca di energia, ma anche una città dove le disuguaglianze economiche e sociali si fanno sentire ogni giorno, creano barriere invisibili e staccano molti dal resto della comunità.

Emerge la sensazione che i ragazzi si sentano a volte abbandonati, con poche risorse e opportunità, in un contesto che sembra premiare altri o lasciare indietro i più fragili. Questo spaccato riflette una realtà attuale che coinvolge le grandi metropoli: la sfida di mantenere accoglienza e inclusività in una città sempre più complessa, dove le differenze crescono.

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