giovane di reggiolo sottoposto a divieto di dimora in cinque regioni per stalking e minacce a collega

giovane di reggiolo sottoposto a divieto di dimora in cinque regioni per stalking e minacce a collega

Un giovane di 26 anni di Reggiolo accusato di stalking contro una collega a Reggio Emilia evade il controllo del braccialetto elettronico, ricevendo un divieto di dimora in cinque regioni italiane.
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Un giovane di 26 anni accusato di stalking a una collega è stato sottoposto a un divieto di dimora in cinque regioni italiane, dopo aver violato il controllo con braccialetto elettronico e mostrato comportamenti persecutori e violenti. - Gaeta.it

Un caso di stalking è finito davanti al tribunale di Reggio Emilia con una misura cautelare insolita per estensione territoriale. Un ragazzo di 26 anni residente a Reggiolo ha violato il divieto di avvicinamento imposto dalla giustizia e il controllo tramite braccialetto elettronico, arrivando a causare l’emissione di un divieto di dimora in ben cinque regioni italiane. La vicenda, che riguarda minacce, violenze e pedinamenti a una collega di lavoro, si è svolta in un contesto professionale diventato rapidamente insostenibile, portando la magistratura a mettere un freno netto alle azioni dell’individuo.

La dinamica dello stalking e le prime denunce

L’origine dei fatti va ricercata nell’ambiente di lavoro dove il rapporto tra il giovane e la sua collega è degenerato. Le indagini hanno dimostrato come lui abbia manifestato una forte ossessione che si è tradotta in una serie di gesti persecutori. La donna ha subito pedinamenti continui, sms minacciosi, pressioni e insulti ripetuti, tanto che la situazione ha assunto presto una piega di crescente tensione e paura. Elemento decisivo per la svolta dell’indagine è stata un’aggressione fisica con l’utilizzo di uno spray urticante. L’aggressione è avvenuta fuori dagli uffici, proprio nel momento in cui la collega usciva dal lavoro, rendendo palese la pericolosità dell’uomo. Da quel momento, la vittima ha trovato la forza di rivolgersi ai carabinieri, attivando il codice rosso previsto per i casi di violenza e stalking.

Malfunzionamenti del braccialetto elettronico

La Procura ha disposto nei confronti del giovane un divieto di avvicinamento con l’installazione di un braccialetto elettronico, strumento pensato per controllare in tempo reale il rispetto del limite imposto e segnalare eventuali violazioni. Tuttavia, durante i controlli, il dispositivo ha mostrato dei malfunzionamenti tecnici. A peggiorare la situazione, il ragazzo ha scelto di non collaborare con gli agenti, rifiutando di sottoporsi alle verifiche che avrebbero dovuto garantire la sicurezza della vittima. L’atteggiamento ostile nei confronti delle forze dell’ordine, unito ai problemi tecnici del dispositivo di controllo, ha complicato le strategie di tutela. Questo ha fatto emergere diversi limiti di affidabilità di questo tipo di strumentazioni, che pur rappresentano un importante aiuto nella protezione delle persone a rischio, ma non sono infallibili.

La misura del divieto di dimora in cinque regioni

A questo punto, il tribunale di Reggio Emilia ha preso una decisione severa mai adottata prima con una simile estensione geografica: il divieto di dimora imposto al giovane riguarda le regioni di Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Liguria e Piemonte. Si tratta di un provvedimento cautelare, destinato a tutelare la donna proteggendola non solo dal contatto diretto con l’uomo, ma anche dall’eventuale presenza di quest’ultimo nei luoghi dove lei vive o lavora. L’ordinanza vieta al 26enne di frequentare territori italiani legati alla sua vita personale e lavorativa, offrendo una protezione più ampia e incisiva. Questa misura segna un precedente anche dal punto di vista giudiziario, mostrando una linea dura contro chi non rispetta le restrizioni imposte dalla legge per i reati di violenza di genere.

Problemi e limitazioni nei sistemi di controllo

Il caso evidenzia una problematica importante legata all’uso dei dispositivi elettronici di controllo. Questi strumenti sono un valido supporto per prevenire le violenze, ma si rivelano poco efficaci senza la collaborazione degli indagati e se non funzionano correttamente. I malfunzionamenti mettono seriamente a rischio la sicurezza di chi dovrebbe essere protetto e spingono la magistratura a ricorrere a misure ancora più restrittive. La decisione del tribunale sottolinea come la priorità rimanga sempre la protezione diretta della vittima e la prevenzione di nuovi episodi violenti. La quantità di regioni interessate mostra anche quanto sia complicato monitorare soggetti che si muovono su un ampio territorio, rendendo necessarie soluzioni più severe.

Lo stato attuale del procedimento e la posizione del giovane indagato

Malgrado il giovane sia formalmente presunto innocente, la gravità delle accuse rende evidente il pericolo concreto per la vittima. Il processo dovrà accertare in maniera definitiva le responsabilità, ma intanto non è possibile sottovalutare i rischi derivanti dal suo comportamento. Le autorità mantengono alta l’attenzione sul caso e seguono con rigore il rispetto delle misure cautelari. Proprio l’ostilità mostrata dal ragazzo verso i controlli giudiziari ha motivato l’estensione del divieto di dimora, simulando un modello di azione che mira a evitare nuovi contatti o possibili minacce. La vicenda ricorda quanto resti fondamentale intervenire tempestivamente e con decisione nelle situazioni di stalking, per impedire l’escalation verso episodi di violenza più gravi.

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