Giovane bracciante magrebino ferito da macchina agricola a pescina: emergono gravi condizioni di lavoro nel fucino

Giovane bracciante magrebino ferito da macchina agricola a pescina: emergono gravi condizioni di lavoro nel fucino

Un giovane bracciante magrebino ferito da un macchinario agricolo a Pescina viene abbandonato senza soccorsi; la Flai-Cgil denuncia sfruttamento, caporalato e condizioni di lavoro precarie nel Fucino e Marsica.
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Un giovane bracciante magrebino è stato gravemente ferito da un macchinario agricolo a Pescina (AQ) e abbandonato senza soccorso, evidenziando le difficili condizioni di lavoro e lo sfruttamento dei migranti nelle campagne del Fucino. - Gaeta.it

Un episodio grave ha coinvolto un giovane bracciante magrebino, che ha subito una ferita importante alla gamba causata da un mezzo agricolo destinato alla raccolta delle carote a pescina, nel territorio dell’aquila. Il caso, emerso solo oggi tramite la flai-cgil locale, sottolinea ancora una volta le difficili condizioni vissute da molti lavoratori stranieri nelle campagne della marsica. Questo incidente restituisce un quadro preoccupante del lavoro agricolo nella zona del fucino, con implicazioni sociali e legali che coinvolgono le autorità del territorio.

Il ferimento e l’abbandono davanti all’ospedale di pescina

La dinamica dell’incidente è stata resa nota da chi segue da vicino le vicende dei braccianti. Il giovane è stato trovato davanti all’ospedale di pescina con una serie di ferite alla gamba, provocate da un macchinario usato per la raccolta delle carote, un’attività comune nella piana del fucino. Nonostante la gravità del danno, è stato lasciato lì senza alcun supporto immediato né da parte del datore di lavoro né da altri presenti sul campo. Questo fatto ha generato un primo allarme sulla gestione degli infortuni e sulla tutela dei lavoratori.

L’abbandono in quel luogo, in condizioni di forte dolore e con una ferita aperta, dimostra mancanza di un piano di emergenza e di responsabilità da parte dell’azienda agricola. Il personale medico ha poi trasferito il giovane al pronto soccorso di avezzano, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico necessario per risolvere il trauma alla gamba. L’operazione ha evitato danni irreversibili e ha permesso un recupero parziale, anche se la vicenda ha lasciato segni profondi sulla sicurezza in campo agricolo.

Le condizioni di lavoro nel fucino e il ruolo della flai-cgil

La flai-cgil della provincia dell’aquila ha contestualizzato questo episodio all’interno di un quadro più ampio legato allo stato di degrado delle condizioni di lavoro nel fucino. Questa vasta area agricola ospita numerosi braccianti stranieri, molti dei quali sono migranti con pochi o nessun contratto regolare. Lo sfruttamento appare come una costante, con persone impiegate in lavori pesanti, spesso senza adeguata protezione e con diritti minimi riconosciuti.

Il sindacato denuncia un sistema che scarica i costi del lavoro sugli operai, che senza tutela finiscono per accettare condizioni rischiose e salari bassi. Il caso del giovane ferito è solo l’ultimo di una serie di incidenti e soprusi che riguardano i lavoratori stranieri nel settore. L’organizzazione sindacale ha annunciato di intraprendere iniziative legali nei confronti dei responsabili e di avviare campagne di sensibilizzazione per far emergere la reale situazione in campo agricolo.

Caporalato, lavoro nero e sfruttamento in agricoltura: una situazione parallela

Nel fucino e in tutta la marsica si conferma la presenza diffusa del caporalato, un fenomeno che coinvolge i migranti spesso costretti ad accettare condizioni di lavoro irregolari e rischiose. Il lavoro nero è largamente diffuso e molti operai vengono assunti senza documenti di regolarità, senza tutele sanitarie o contrattuali. La combinazione tra povertà, necessità di lavorare e mancanza di controlli crea terreno fertile per queste forme di sfruttamento.

Le autorità, chiamate a intervenire, stanno cercando di ricostruire l’accaduto e capire chi, tra i datori di lavoro e i responsabili diretti, abbia manovrato per lasciare abbandonato il giovane senza cura. La flai-cgil parla apertamente di un sistema costruito intorno allo sfruttamento dei più vulnerabili. Questo sistema sembra radicato e difficile da scalfire senza un impegno deciso da parte degli enti pubblici e delle forze dell’ordine, che devono vigilare sul rispetto delle normative.

La richiesta di protezione internazionale e la provenienza del lavoratore

Il giovane bracciante, di provenienza magrebina, era arrivato nella marsica dopo un lungo viaggio iniziato in Turchia. La sua presenza nel fucino era legata a un contratto di lavoro della durata di circa tre mesi. La flai-cgil ha ottenuto per lui la protezione internazionale, riconoscendo la vulnerabilità di chi, in cerca di migliori condizioni di vita, finisce per svolgere mansioni pericolose lontano da ogni tutela.

Il percorso migratorio di questo lavoratore racconta di viaggi difficili e di precarietà estrema. Lo sistematico scarso controllo sulle condizioni di assunzione e di lavoro contribuisce a far emergere situazioni difficili, dove i diritti si perdono nel bisogno di sostentamento. Il caso di pescina, quindi, oltre a un fatto di cronaca, mette in luce come la dimensione umana e sociale si intrecci con quella lavorativa.

Autorità e sindacati proseguono nelle indagini per stabilire le responsabilità e prevenire futuri incidenti.

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