Giornata di tensione al centro penitenziario di secondigliano tra aggressioni e danneggiamenti

Giornata di tensione al centro penitenziario di secondigliano tra aggressioni e danneggiamenti

Nel centro penitenziario di Secondigliano aumentano episodi di violenza e danneggiamenti, soprattutto nel reparto Atsm e T2, mettendo a rischio la sicurezza degli agenti e compromettendo la gestione interna.
Giornata Di Tensione Al Centro Giornata Di Tensione Al Centro
Il centro penitenziario di Secondigliano è stato recentemente teatro di violenze e danneggiamenti, soprattutto nei reparti dedicati a detenuti con disturbi psichici e lavori interni, mettendo a dura prova la sicurezza e la gestione della struttura. - Gaeta.it

Negli ultimi giorni il centro penitenziario di secondigliano ha vissuto momenti di agitazione che hanno coinvolto sia detenuti con problemi di salute mentale sia altri ristretto assegnati a lavori interni. Diversi episodi di violenza e distruzione si sono susseguiti in vari reparti della struttura, mettendo a dura prova la sicurezza e l’ordine interno. Le informazioni arrivano da fonti sindacali della polizia penitenziaria, che hanno documentato gli eventi nelle ultime ore.

Scontro tra detenuto psichiatrico e agente nel reparto atsm

Il reparto Atsm, specializzato nella cura e gestione di detenuti con disturbi psichici, è stato teatro di un’aggressione avvenuta nella notte scorsa. Secondo il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, un detenuto italiano, originario di questo reparto, ha reagito in modo violento dopo un mancato rientro. L’uomo ha colpito con pugni un agente di polizia penitenziaria durante una fase di controllo. L’episodio riaccende l’attenzione sulle difficoltà gestionali nel trattamento di detenuti con patologie psichiatriche in ambienti carcerari, dove la tensione può rapidamente degenerare. È noto che pochi giorni prima lo stesso reparto era stato coinvolto in un’aggressione a un infermiere, segnalando uno stato di crisi persistente.

L’intervento del personale è risultato complesso a causa della necessità di bilanciare sicurezza e assistenza sanitaria. I detenuti con disturbi psichici richiedono monitoraggio continuo, e casi come questo mettono in evidenza la fragilità del sistema nel contenere l’escalation di violenza interna. Il sindacato denuncia come la gestione di queste situazioni richieda risorse e strategie più efficaci, vista la frequenza di tali episodi.

Danneggiamenti e caos nell’area di accettazione e lavoro

Nella terza sezione, dedicata all’accettazione dei detenuti, la situazione ha preso una piega violenta a causa di un altro ristretto impiegato nei lavori interni. Qui, l’uomo ha distrutto completamente la propria cella, per poi dirigere la propria rabbia contro la camera di sicurezza adiacente. Il risultato è stato un’allagamento diffuso che ha invaso non solo gli spazi della sezione ma anche gli uffici delle sorveglianze e quelli dedicati alla matricola, con danni materiali ingenti.

Questo episodio mette in luce una forma di ribellione che va oltre l’atto singolo di aggressione: a quel punto l’uso della violenza sembra strumento di protesta e di sfida all’autorità interna. Le conseguenze si riflettono sul lavoro quotidiano degli agenti, costretti a gestire territori complicati, in condizioni di stress che rischiano di mettere a rischio la sicurezza generale. La presenza di ambienti danneggiati causa un rallentamento delle attività amministrative e operative, probabilmente a discapito di controlli su tutta la struttura.

Il gesto di distruzione anche in contesti destinati a lavori interni segnala una tensione da cui può scaturire un effetto domino di agitazioni. Tenere sotto controllo questi episodi richiede maggiore attenzione alle dinamiche personali dei detenuti e a possibili segnali di disagio.

Nuovi atti di violenza nella sezione t2 e il problema delle minacce armate

Nel reparto T2, un detenuto di origine marocchina, già noto per aver appiccato un incendio nella propria cella la settimana precedente, è tornato a compiere atti di violenza verso il personale penitenziario. Il ristretto ha minacciato con una lametta sia un agente sia il sovrintendente durante le fasi di controllo. Successivamente, ha distrutto tutte le bilancette poste nel corridoio, un gesto che rappresenta un’ulteriore forma di sabotaggio degli strumenti di lavoro e controllo.

Il detenuto si è barricando all’interno della sezione, provocando un’allagamento che ha coinvolto tutta la zona. Per realizzare ciò ha strappato persino un termosifone, che ha usato per compromettere strutture e servizi. Le azioni di questo individuo ripropongono il tema della pericolosità di chi ha comportamenti violenti e crea disagi prolungati nella gestione di contesti chiusi come le carceri.

Riflessi sull’ordine e la sicurezza nella struttura penitenziaria

Gli interventi in questo reparto richiedono personale pronto a contenere le crisi senza ricorrere a misure eccessive, ma al tempo stesso a impedire il danneggiamento di strutture e strumenti necessari alla sicurezza interna. Questi eventi segnalano la presenza di detenuti capaci di mettere a rischio la sicurezza e il benessere sia degli agenti che degli altri ristretto.

Gli episodi descritti fanno emergere problemi concreti nei meccanismi di mantenimento dell’ordine all’interno del centro penitenziario di secondigliano. L’aggressività dei detenuti, specialmente quelli con disturbi psichici o con storie di comportamenti violenti, mette in difficoltà gli operatori. Le strutture danneggiate compromettono la gestione quotidiana e le attività di controllo, aumentando il livello di rischio per tutti.

Il sindacato della polizia penitenziaria sottolinea la necessità di misure costanti per ridurre la frequenza di questi comportamenti. La sicurezza non è solo questione di controllo fisico, ma anche di attenzione continua al disagio e al clima che si respira nelle varie sezioni. La lotta contro queste forme di violenza richiede un lavoro minuzioso e l’adeguamento degli spazi e delle risorse, per cercare di prevenire nuovi episodi.

In definitiva, quello che si osserva a secondigliano è un cilindro di tensioni sociali e psicologiche che esplodono in azioni violente e distruttive, con ricadute importanti sul funzionamento del carcere e sulla vita di chi lo abita e lo lavora.

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