La commissione parlamentare che indaga sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ha subito un duro colpo. Gian Paolo Pelizzaro, giornalista e consulente esperto del caso, ha deciso di lasciare il ruolo di consulente della commissione, mantenendo però la collaborazione solo con il presidente, senatore Andrea De Priamo. L’addio è legato al sospetto che all’interno dei 40 membri della commissione circoli una “talpa” in grado di fornire informazioni riservate a Marco Accetti, il fotografo romano che si è autoaccusato nel 2013 del rapimento di Orlandi, ma è stato denunciato per calunnia. I sospetti gravano anche su un gruppo interno che tenta di spingere per una conclusione che ritenga responsabile il Vaticano, ipotesi al centro delle tensioni.
Le dimissioni di pelizzaro e il ruolo del giornalista nella commissione parlamentare
Gian Paolo Pelizzaro è uno dei pochi giornalisti ad aver avuto accesso agli atti giudiziari originali sulle scomparse di Orlandi e Gregori. Il suo contributo si è rivelato prezioso nel cercare di districare le complesse verità e falsità emerse negli anni. Nel settembre 2024 la commissione gli ha affidato la guida di un gruppo di consulenti, incaricati di valutare l’attendibilità di Marco Accetti e i possibili motivi per cui fosse necessario ascoltarlo in audizione.
Pelizzaro ha passato al setaccio le dichiarazioni di Accetti rilasciate tra il 2013 e il 2015, analizzandone ogni dettaglio e confrontando le sue storie con le evidenze raccolte dalle indagini. Il risultato è stato presentato a gennaio 2025 davanti all’ufficio di presidenza della commissione: due relazioni, una firmata da tutto il gruppo consulenti e una più stringente a firma singola, firmata dallo stesso Pelizzaro. Entrambi i documenti mettono in guardia dal rischio di farsi influenzare dalle versioni frammentate e spesso contraddittorie di Accetti.
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La presenza della talpa e le fughe di notizie
Il nodo centrale del problema riguarda la presenza di una “talpa”. Secondo Pelizzaro, qualcuno all’interno della commissione ha iniziato a far trapelare informazioni riservate e indiscrezioni, soprattutto dopo che il gruppo di consulenti ha presentato il resoconto sull’attendibilità di Accetti. Questa fuga di notizie ha raggiunto proprio Marco Accetti, che sarebbe stato avvantaggiato da tali anticipazioni.
La mancanza di compartimentazione ha generato un corto circuito tra la commissione e il fotografo romano. L’inchiesta parlamentare rischia così di essere inficiata da informazioni diffuse in anticipo e dalla spinta politica verso una decisione già in parte indirizzata. Pelizzaro sottolinea l’urgenza di un approccio rigoroso per evitare che l’attività si trasformi in una raccolta di teorie non verificate, rendendo vano lo sforzo di trovare risposte concrete.
Le versioni contrastanti di marco accetti e la critica al suo ruolo nell’inchiesta
Marco Accetti si è presentato in diverse occasioni, da oltre un decennio, come un presunto “colpevole confesso”, ma le sue confessioni non hanno mai trovato riscontri definitivi. Pelizzaro descrive Accetti come un narratore che ha costruito storie mescolando fatti reali, informazioni tratte da libri, articoli, atti giudiziari e dettagli ottenuti da fonti varie.
Il risultato è un racconto ricco di particolari e aneddoti, ma spesso privo di fondamento solido. In alcuni casi Accetti ha cercato di supportare le proprie affermazioni attraverso consulenze di parte e presunti confronti fonici, esaminati anche con strumenti tecnologici come l’intelligenza artificiale. Pelizzaro resta però scettico sulle prove finora offerte, mettendo in guardia dal rischio di lasciarsi “sedurre” da una narrazione costruita ad arte.
Motivazioni più ampie dietro le dimissioni di pelizzaro
Le dimissioni di Pelizzaro, formalizzate nel maggio 2025, non si limitano al solo caso Accetti. Il giornalista denuncia di aver registrato più episodi inquietanti e interferenze che hanno reso difficile il lavoro di verifica e approfondimento. L’atmosfera è apparsa compromessa da giochi politici e da interessi contrastanti all’interno della commissione, con tentativi di orientare le conclusioni su una tesi che poggia sul coinvolgimento del Vaticano nella scomparsa.
Pelizzaro precisa che la sua uscita non ha nulla a che vedere con un presunto isolamento sul tema Accetti, come circolato in alcune fughe di notizie strumentali. Piuttosto, ha scelto di abbandonare per non associarsi a un’inchiesta che rischia di perdere credibilità sotto l’influenza di fonti non verificate e rivelazioni anticipate.
Lo scenario politico e il futuro della commissione parlamentare orlandi
Le accuse rivolte al Vaticano rappresentano un punto di forte tensione all’interno della commissione. Alcuni membri indicano nella Santa Sede il responsabile delle sparizioni, seguendo la linea dettata dalle ammissioni di Accetti. Ma questa posizione ha acceso sospetti e divisioni.
Il senatore De Priamo, presidente della commissione e unico a mantenere il rapporto con Pelizzaro, deve ora cercare di gestire le divergenze e mantenere un percorso che eviti derive fuorvianti. Il compito appare delicato, in un contesto in cui le famiglie delle due ragazze e l’opinione pubblica attendono risposte chiare.
La vicenda del caso Orlandi continua a essere avvolta da ombre, sospetti e intrecci complessi. Quel che resta da chiarire è quanta parte di questo intreccio sia stata influenzata da giochi interni, e se l’indagine parlamentare riuscirà a emergere senza contaminazioni da racconti costruiti o interessi politici.
I documenti, le testimonianze e le audizioni che seguiranno diventeranno la base per la storia del caso Orlandi. La speranza è che i futuri studiosi trovino carte integre e un metodo rigoroso, senza che l’inchiesta sia stata condizionata da fughe di notizie o manipolazioni interne.