Il recente intervento della premier Giorgia Meloni ha sollevato un acceso dibattito intorno alla decisione di autorizzare la Valutazione d’Impatto Ambientale per il nuovo ponte sullo Stretto di Messina. Anche se la misura è contenuta nel decreto ambiente approvato dal Consiglio dei Ministri, il passaggio ha destato preoccupazioni tra le varie amministrazioni e numerosi esperti del settore, data la complessità del progetto e dei suoi potenziali impatti ambientali.
Il contenuto della norma e le contraddizioni
Nel decreto recentemente approvato, un comma in particolare ha acceso le polemiche. Il provvedimento, fortemente voluto dal ministro Matteo Salvini, prevede che il Consiglio dei Ministri possa avere l’ultima parola sulla VIA, un potere normalmente riservato a commissioni tecniche esperte in materia ambientale. Questa manovra è vista come una forzatura e solleva interrogativi sulla competenza di un organo politico in questioni scientifiche tanto delicate.
Il punto critico è rappresentato dalle 236 osservazioni già presentate da una commissione tecnica sulla VIA, che mette in luce le problematiche legate al progetto, nonostante ciò molti enti, come l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia , siano stati esclusi dalla valutazione. Tali esclusioni alimentano l’idea di una decisione presa in modo poco trasparente e senza il giusto apporto di analisi esperte.
Le preoccupazioni espresse da esperti e politici
Angelo Bonelli, portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, non ha risparmiato critiche nei confronti di questa scelta. A suo avviso, si tratta dell’ennesima dimostrazione di come la politica possa forzare le istituzioni in nome di scelte che, paradossalmente, dovrebbero essere supportate da solide evidenze scientifiche. La sua denuncia mette in evidenza come la sicurezza e la tutela dell’ambiente stiano passando in secondo piano rispetto a decisioni guidate da logiche politiche.
Ancora più preoccupante, secondo Bonelli, è la consapevolezza che il progetto per il ponte prevede un pilone sulla costa calabrese che si attesta su una faglia sismica attiva, un aspetto indicato dalla cartografia dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Questo elemento, unito alla decisione di utilizzare lo stesso approccio per centrali nucleari, fa sorgere dubbi sulla capacità dell’attuale governo di gestire in modo responsabile e sicuro questioni così delicate.
L’impatto sulle normative ambientali e la riduzione del ruolo scientifico
Le dichiarazioni di Bonelli sono rappresentative di un sentimento più ampio che sta circolando sia tra i cittadini che tra gli esperti del settore. C’è una crescente preoccupazione per il modo in cui le normative ambientali potrebbero venir erose da procedure politiche che non tengono conto di evidenze scientifiche consolidate. La perplessità attorno a questa situazione non riguarda solo il ponte sullo Stretto, ma anche una più ampia questione di quali politiche stiamo portando avanti in nome dello sviluppo.
In questo contesto, risulta cruciale interrogarsi sul ruolo che gli esperti e i tecnici dovrebbero avere nelle decisioni che riguardano il nostro ambiente. Se una discussione tra politici può sovrastare anni di ricerca e analisi minuziose, il rischio è di intraprendere percorsi sbagliati, con effetti a lungo termine sulle nostre comunità e sul territorio. La questione, insomma, è di vitale importanza non solo per l’aspetto ingegneristico, ma anche per la sostenibilità ambientale e sociale che tali opere devono garantire.
In un clima di crescente attenzione alle problematiche ambientali, le scelte del governo Meloni potrebbero rivelarsi più controverse che mai, sollecitando un dibattito necessario e urgente sulla diverse modalità di perseguire lo sviluppo, senza compromettere l’integrità del nostro pianeta e il benessere delle generazioni future.