La normativa italiana disciplina con rigore la gestione degli ospiti nelle strutture ricettive, imponendo regole precise per la registrazione e la comunicazione dei dati agli organi di pubblica sicurezza. Questo sistema, nato per prevenire rischi di ordine pubblico e garantire un controllo accurato, prevede tempi stretti e una raccolta puntuale delle informazioni. Nonostante ciò, alcune modalità operative hanno sollevato dubbi sulla loro legittimità e proporzionalità nel rispondere alle esigenze pratiche delle strutture ricettive.
Le disposizioni del tulps sull’identificazione degli ospiti
Il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza , e in particolare l’articolo 109, definisce il quadro normativo che obbliga le strutture ricettive a raccogliere e comunicare i dati degli ospiti. Il gestore è chiamato a registrare i dati di ogni persona che pernotti nella struttura e a inviare queste informazioni alla Polizia di Stato entro 24 ore dall’arrivo. La misura nasce dalla necessità di garantire la sicurezza pubblica, agevolando la prevenzione di attività illecite o il monitoraggio di potenziali situazioni di rischio.
Nella pratica, i dati richiesti includono le informazioni personali dettagliate contenute nel documento di identità , come nome, cognome, data di nascita e indirizzo di residenza. Questi dati devono essere trasferiti agli uffici di pubblica sicurezza tramite sistemi digitali o, nei casi più tradizionali, attraverso comunicazioni cartacee. Lo scopo principale è quello di permettere alle autorità un rapido accesso alle informazioni sui soggetti presenti nel territorio nazionale.
Leggi anche:
Modalità di controllo e registrazione: tradizione e innovazione a confronto
Nonostante l’obbligo normativo di registrazione e comunicazione, la legge non specifica in modo chiaro come i gestori debbano verificare la corrispondenza tra i documenti presentati e gli ospiti stessi. La prassi consolidata impone che questo controllo avvenga di persona, con la verifica fisica del documento al momento del check-in. Questo metodo, seppure tradizionale, assicura l’identificazione diretta e immediata, ma comporta anche alcune complicazioni per le strutture più piccole o per chi si avvale di sistemi di prenotazione online.
L’evoluzione digitale e le nuove forme di ospitalità , come gli affitti brevi gestiti tramite piattaforme telematiche, hanno introdotto la necessità di ripensare all’interazione tra ospite e struttura. L’assenza di indicazioni precise sulla modalità di controllo lascia aperto il dibattito sulla validità di soluzioni digitali, come il caricamento anticipato di documenti, la verifica a distanza o l’utilizzo di riconoscimento facciale. Non tutti questi metodi sono stati formalmente riconosciuti o validati dalle autorità competenti.
Il parere del tar sulla circolare ministeriale e le implicazioni giuridiche
Nel corso del tempo, il Ministero dell’Interno ha emanato circolari per specificare le modalità applicative del TULPS in merito alla verifica degli ospiti. Alcune di queste circolari hanno imposto obblighi e procedure particolarmente stringenti, richiedendo ad esempio la presenza fisica del gestore per la verifica documentale. Tuttavia, il Tribunale amministrativo regionale ha sollevato critiche severe su tali disposizioni.
Il Tar ha definito alcune circolari sproporzionate rispetto alle reali esigenze di sicurezza e non supportate da basi normative solide. Indica che alcune misure violano i principi di legalità , poiché non trovano chiara giustificazione nella legge, e comprometterebbero la parità di trattamento tra gestori. Questo giudizio evidenzia un divario tra regolazione statale e pratiche operative, suggerendo che le regole devono essere calibrate per evitare eccessi burocratici senza ridurre la sicurezza pubblica.
Conseguenze pratiche per le strutture ricettive e scenari futuri
L’intervento del Tar apre la strada per possibili revisioni e nuovi orientamenti su come gestire la verifica degli ospiti, equilibrando in modo più giusto gli interessi di ordine pubblico e le esigenze di lavoro delle strutture ricettive. Restano da chiarire quali strumenti potranno essere adottati per la conferma dell’identità senza sovraccaricare i gestori con controlli complessi o modalità ingiustificate.
L’incertezza normativa pesa su strutture turistiche, piccoli alberghi, bed and breakfast e piattaforme digitali che offrono alloggi temporanei. Le regole attuali costringono spesso a processi manuali, con tempi stretti per l’invio dei dati e la necessità di rispettare controlli personali. Per queste realtà operare spesso comporta un costo elevato, certo non solo economico ma anche di organizzazione e attenzione alle norme.
Con l’arrivo dell’anno 2025 e i continui sviluppi tecnologici, è ragionevole aspettarsi che le autorità lavorino per aggiornare le procedure. La direzione potrebbe essere quella di integrare soluzioni digitali, come sistemi di identificazione elettronica certificata o piattaforme digitali centralizzate. Questi strumenti garantirebbero sicurezza senza appesantire il lavoro degli operatori, a patto di rispettare il quadro giuridico e le garanzie per i diritti dei cittadini.
Nel frattempo, i gestori devono mantenere alta la guardia rispettando le scadenze e le procedure stabilite, anche se queste risultano a volte poco pratiche o causa di conflitti interpretativi. L’evoluzione della normativa rimane un appuntamento importante per la trasparenza e la sicurezza nel settore turistico e dell’ospitalità in Italia.