La Germania si distingue, insieme a pochi altri Paesi europei, per la capacità di sostenere gli aumenti della spesa militare senza compromettere la stabilità fiscale. In un contesto europeo segnato da forti pressioni economiche e nuove esigenze di difesa, il governo tedesco ha fissato obiettivi ambiziosi che influenzeranno i conti pubblici nei prossimi anni. Ecco come si sta muovendo Berlino e quali sono le implicazioni per altri stati dell’Unione europea.
Le strategie della Germania per incrementare la spesa per la difesa senza creare squilibri
Il governo tedesco ha annunciato un piano per portare la spesa totale per la difesa fino al 2,4% del prodotto interno lordo nel 2025, con l’obiettivo di arrivare al 3,5% entro il 2029. Questa decisione risponde alla necessità di rafforzare il settore militare in un contesto internazionale che richiede maggiore sicurezza. Scope Ratings ha rilevato come la Germania faccia parte di quel gruppo limitato di Paesi Ue che può assorbire, dal punto di vista fiscale, questo aumento. La solidità economica tedesca permette di programmare incrementi senza un immediato rischio di crisi finanziarie, grazie anche a un debito pubblico contenuto rispetto al Pil, attorno al 63% nel 2024. L’agenzia però prevede che la crescita della spesa militare farà salire il rapporto debito/Pil a oltre il 70% entro il 2030. Per mantenere un percorso sostenibile, Berlino dovrà applicare interventi sui bilanci per controllare questa dinamica, evitando che il debito cresca troppo velocemente. La manovra quindi richiede un equilibrio deciso, che bilanci esigenze militari e disciplina fiscale.
Le sfide fiscali di altri stati europei
Il peso dell’aumento della spesa militare su francese, belgio e italia
Scope Ratings evidenzia come la situazione di Paesi come Francia, Belgio e Italia sia molto diversa da quella tedesca. Questi Stati affrontano già procedure per disavanzo eccessivo e dispongono di margini fiscali ristretti. Non a caso, l’incremento obbligatorio nella spesa per la difesa complica ulteriormente il loro tentativo di rientro nei limiti Ue, fissati a un deficit pubblico sotto il 3% del Pil. Il rapporto rileva che, nonostante una certa flessibilità introdotta nelle regole di bilancio europee, questi Stati rischiano di spingere sempre più lontano la possibilità di una reale stabilizzazione dei conti. Le misure per sostenere i bilanci pubblici risultano ad oggi insufficienti a fronte dell’onere crescente sul fronte militare. Francia, Italia e Belgio dovranno quindi confrontarsi con una doppia sfida: mantenere la spesa militare in crescita e contemporaneamente contenere le uscite per gli altri capitoli di bilancio, in un quadro economico non favorevole.
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Le differenze nei ritmi degli aumenti della spesa militare in europa
La crescita della spesa militare nei Paesi Ue non sarà omogenea. L’analisi di Scope Ratings mette in luce come le nazioni dell’Europa centro-orientale, già abituate a spese militari più alte in relazione al Pil, accelereranno gli aumenti in tempi rapidi. Polonia, Paesi baltici e Ungheria porteranno avanti piani decisi, privilegiando investimenti immediati sulla sicurezza. Diversa invece la strategia adottata da Paesi del Sud Europa, come Portogallo e Italia, che saranno più cauti e seguiteranno una progressione più graduale, anche per via delle difficoltà fiscali. Il Belgio e la Francia si trovano nell’impossibilità di fare scelte rapide per le già citate procedure di deficit eccessivo. La Spagna resta fuori dagli impegni Nato più recenti, mettendo in evidenza la mancanza di unanimità nella percezione delle minacce europee e nella disposizione a incrementare la spesa militare.
Il ruolo crescente dell’unione europea nel finanziamento della difesa
Vista la presenza di più Stati europei con gravi limiti finanziari, si apre la strada a un possibile rafforzamento del coinvolgimento dell’Unione europea nel campo della difesa comune. Scope Ratings suggerisce che, centralizzando gli investimenti e le risorse, la Ue potrebbe assicurare una distribuzione più efficace e sostenibile dei finanziamenti militari. Una gestione coordinata consentirebbe anche di ottenere risparmi importanti sugli acquisti in campo militare, sfruttando economie di scala nei contratti pubblici. Questa ipotesi si tradurrebbe in un salto politico rilevante per l’integrazione europea, con implicazioni profonde sulle modalità di difesa e sicurezza.
Il programma safe e la risposta europea alla sicurezza
L’iniziativa safe e i finanziamenti europei per la sicurezza
Per rispondere a questa esigenza nasce “Security Action for Europe” , un programma adottato dall’Unione europea nel 2025, con rating AAA e prospettive stabili, che prevede una linea di credito aggiuntiva da 150 miliardi di euro per gli Stati membri. Il finanziamento sarà garantito attraverso emissioni di debito comune europeo. SAFE mira a fornire prestiti vantaggiosi, con durate fino a 45 anni e un periodo iniziale di grazia di 10 anni per restituire il capitale. Questo permetterà agli Stati membri di ottenere risorse a costi inferiori e con tempi lunghi, facilitando l’ammodernamento e il rafforzamento militare senza pesare immediatamente sui conti pubblici. L’implementazione del programma comporterà un aumento significativo delle emissioni obbligazionarie da parte della Ue, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 662 miliardi di euro entro giugno 2025. Inoltre, si prevede che una quota maggiore del bilancio europeo sarà destinata al servizio del debito, soprattutto negli anni a partire dal prossimo quadro finanziario pluriennale 2028-2035.