Genova, salis critica il modello sociale e propone un tavolo per la gestione delle eccedenze alimentari

Genova, salis critica il modello sociale e propone un tavolo per la gestione delle eccedenze alimentari

Silvia Salis critica il modello sociale frammentario di Genova e propone un tavolo permanente per gestire le eccedenze alimentari, ridurre lo spreco e migliorare l’assistenza alle persone in difficoltà.
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Silvia Salis, candidata sindaca a Genova, critica l'attuale sistema sociale frammentario e propone un tavolo permanente per gestire le eccedenze alimentari, puntando a ridurre sprechi e aiutare chi è in difficoltà. - Gaeta.it

Negli ultimi anni Genova ha seguito un modello di intervento sociale che molti definiscono insufficiente e frammentario. Silvia Salis, candidata sindaca per il campo progressista, ha espresso una visione critica dopo un incontro con la Comunità di San Benedetto. Secondo lei, l’approccio attuale non produce risultati concreti e richiede un cambiamento di strategia, specie nella gestione delle risorse alimentari e nella lotta contro lo spreco.

La proposta di un tavolo permanente per la gestione delle eccedenze alimentari

Una delle idee chiave avanzate dalla candidata riguarda la creazione di un tavolo permanente che coordini la gestione delle eccedenze alimentari delle attività commerciali. L’obiettivo è di mettere al centro il Comune come regista di un’operazione a costo pressoché zero. In pratica, si tratterebbe di recuperare ciò che viene ancora mantenuto nei supermercati e destinarlo alle persone che non riescono a fare la spesa.

La gestione organizzata di questi alimenti eviterebbe sprechi inutili e potrebbe ridurre la quantità di rifiuti prodotti. Su questo punto Salis ha evidenziato la connessione stretta tra il tema dello spreco e quello dei rifiuti urbani. Oltre al ruolo del Comune serve, ha detto, un impegno di tipo diffuso che coinvolga anche il privato, perché tutti devono partecipare secondo la propria possibilità. Il risultato auspicato è una collaborazione concreta e coordinata per ridurre gli scarti e aiutare chi è in difficoltà.

Critiche al modello sociale vigente a genova

Silvia Salis ha descritto l’attuale sistema di intervento sociale come un insieme di azioni isolate, senza una direzione chiara e continuativa. Questo fenomeno è stato definito “voucherismo“: interventi poco strutturati e privi di un coordinamento organico. Questi sforzi parziali non riescono a incidere sulla realtà sociale, creando un effetto del tutto limitato e limitato nel tempo.

Questa modalità frammentata appare evidente nella capacità ridotta del welfare di rispondere alle nuove esigenze della popolazione. L’inadeguatezza delle risposte è percepibile non solo nelle associazioni e nei gruppi più vulnerabili ma anche tra persone che fino a poco tempo fa non sarebbero state costrette a chiedere aiuto. Secondo Salis, tutto ciò richiede la messa in atto di strumenti diversi, capaci di affrontare bisogni concreti e attuali.

Il nuovo contesto sociale e il bisogno di risposte aggiornate

Negli ultimi anni il contesto sociale di Genova presenta una domanda di aiuti che il sistema tradizionale fatica a assorbire. Salis ha sottolineato come il welfare sia rimasto pensato per esigenze di tempi passati. Le persone che fanno la fila per ricevere assistenza alimentare sono oggi numerose e molto diverse tra loro. La crisi ha travalicato i confini delle classi sociali più fragili e riguarda anche chi lavora o aveva un tenore di vita stabile.

Questo fenomeno mette al centro nuove emergenze sociali, che non possono più essere affrontate con risposte standardizzate o uniche. Secondo la candidata, va rivisto il modo di osservare i bisogni reali, tenendo conto della composizione sociale attuale e di una complessità che non si può ignorare. Questo implica costruire politiche che siano in grado di riconoscere e intervenire sulle diverse necessità delle persone coinvolte.

Riflessioni sulla situazione sociale a genova e prospettive di cambiamento

Il quadro delineato da Silvia Salis offre un punto di vista concreto e diretto sulla situazione sociale a Genova. Il sistema esistente fatica a stare dietro ai cambiamenti di domanda e rischia di lasciare fuori molte persone. La proposta per un coordinamento permanente della gestione delle eccedenze alimentari appare come un primo passo per migliorare la risposta sul territorio, all’interno di un’azione più ampia.

Questa iniziativa si lega anche a una riflessione culturale: la società nel suo complesso si misura con un disagio crescente. Proteggere chi è più in difficoltà è quindi un problema che riguarda tutti, perché la qualità della vita collettiva dipende dall’attenzione a chi sta peggio. Tradurre queste considerazioni in azioni concrete sarà uno dei temi da affrontare nella fase politica che sta per cominciare a Genova.

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