La Procura di Napoli ha disposto una misura cautelare nei confronti di un funzionario del Comune di Cimitile, accusato di aver falsificato le presenze in ufficio nel corso del 2023. L’intervento dei carabinieri della compagnia di Nola ha sequestrato prove e portato alla sospensione dall’attività lavorativa del dipendente, ritenuto responsabile di aver alterato il sistema elettronico dedicato al controllo degli orari. L’episodio evidenzia criticità nella sicurezza e controllo delle presenze negli enti pubblici.
Il ruolo del funzionario e le accuse mosse dalla procura di napoli
Il protagonista della vicenda è un uomo di 65 anni che ha svolto una funzione di alto livello all’interno del Comune di Cimitile, rivestendo la carica di funzionario responsabile del personale e amministratore dei sistemi informatici per la timbratura dei dipendenti. Le accuse contestate includono truffa aggravata ai danni dell’ente locale, accesso abusivo al sistema informatico e false dichiarazioni da parte di pubblico dipendente. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la manipolazione del registro elettronico delle presenze avrebbe consentito a questo dipendente di modificare i dati sugli orari di entrata e uscita in modo da giustificare la propria permanenza fasulla o prolungata in ufficio.
Le accuse risalgono a il periodo del 2023 e si basano su testimonianze e riscontri tecnici acquisiti durante le indagini coordinate dalla sezione per la sicurezza dei sistemi informatici della Procura di Napoli. L’uomo, grazie alla sua competenza informatica, ha agito con strumenti che gli hanno permesso una manomissione diretta delle carte digitali di presenza, alterando il flusso originale dei dati e falsificando l’effettiva realtà lavorativa.
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Coinvolgimento di altri dipendenti pubblici
Le verifiche degli investigatori hanno evidenziato come non sia stato un caso isolato. Altri cinque dipendenti, che coprivano vari ruoli all’interno dello stesso ente, risultano aver fornito analoghe false attestazioni sul loro effettivo orario di lavoro. Questi sono già destinatari di misure cautelari simili, a testimonianza di un fenomeno più ampio di abuso che ha coinvolto un gruppo di lavoratori pubblici. Questi ultimi erano soliti dichiarare di essere presenti e attivi nell’orario previsto, mentre in realtà erano assenti o impegnati in questioni personali fuori dall’ufficio, continuando a percepire lo stipendio regolarmente.
Non a caso, la Procura ha sviluppato un quadro più ampio, al fine di delineare responsabilità distribuite su più fronti. I sospetti riguardano episodi di disinvoltura nella gestione delle timbrature e una certa complicità nel gestire o coprire le mancanze di presenza reale. Il fenomeno ha attratto l’attenzione sulla funzionalità degli strumenti di controllo digitale e sulla necessità di una vigilanza più stringente nei confronti di lavoratori pubblici.
Il sistema elettronico dei cartellini marcatempo e le vulnerabilità scoperte
Il cuore della manipolazione riguarda il meccanismo digitale che registra gli orari di ingresso e uscita dal luogo di lavoro. Il funzionario accusato aveva accesso privilegiato a questo sistema, in quanto amministratore incaricato di gestirlo e monitorare l’attività del personale. Secondo le evidenze raccolte, ha penetrato il sistema modificando i dati in modo da compilare fasulle presenze e ingressi, manomettendo di fatto un documento ufficiale dell’ente pubblico.
L’apparecchiatura per il tracciamento dei tempi lavorativi rappresenta un elemento cardine di controllo all’interno di uffici pubblici e privati. La sua sicurezza è cruciale per registrare fedelmente la presenza del personale e il corretto svolgimento dell’attività lavorativa. In questo caso, la possibilità di alterare i dati direttamente da chi ricopriva una posizione di fiducia ha messo in evidenza un punto debole su cui si impone di intervenire.
Sforzi investigativi e riscontri tecnici
Gli investigatori hanno concentrato gli sforzi per identificare le alterazioni nel registro informatico, riscontrando discordanze con i dati reali. La difesa del funzionario, sentito durante le indagini, non ha fornito spiegazioni convincenti in grado di ricondurre i fatti a errori tecnici o casualità . Ciò conferma la volontarietà delle operazioni di manomissione e l’intento fraudolento di garantirsi un vantaggio personale a danno del Comune di Cimitile.
Intervento dei carabinieri e misure cautelari per fermare le pratiche illecite
Il 2025 ha portato all’esecuzione della misura restrittiva verso il funzionario 65enne, grazie all’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della procura territoriale. I carabinieri della compagnia di Nola hanno eseguito il provvedimento, sospendendo il dipendente dall’ufficio pubblico per un anno. Parallelamente le forze dell’ordine hanno disposto analoghi interventi su altre cinque persone coinvolte nell’illecito, consolidando il quadro operativo.
L’azione ha implicato una serie di accertamenti e perizie tecniche sulle tracce digitali lasciate in rete nel sistema marcatempo, insieme ad altre testimonianze di colleghi e dipendenti comunali. I magistrati hanno potuto delineare una catena di responsabilità che copre vari ruoli, dall’amministratore del sistema ai lavoratori che hanno dichiarato presenze mai verificate in modo corretto.
La vicenda assomiglia a casi di frode interna già noti in altri enti locali, ma si distingue per la modalità con cui la tecnologia è stata sfruttata per mettere in piedi un sistema di falsificazione documentale durato mesi. Il rischio che tali episodi si ripetano rimane presente in assenza di un controllo più serrato e di strumenti aggiornati per evitare accessi abusivi ai sistemi informatici. Gli eventi di Cimitile segnalano la necessità di interventi amministrativi e giudiziari stringenti per tutelare la trasparenza e la regolarità degli uffici pubblici.