La guardia di finanza di Brescia ha individuato una frode fiscale di tipo transnazionale che coinvolge una società croata e una realtà imprenditoriale bresciana. L’indagine ha evidenziato movimenti di denaro sospetti per oltre 1,7 milioni di euro, legati a fatture inesistenti emesse nel commercio dei metalli ferrosi. L’operazione ha portato al sequestro di somme pari al profitto illecito accumulato, mentre si procede con accuse che comprendono autoriciclaggio e evasione fiscale.
Dettagli dell’operazione e modalità di frode
L’attenzione degli investigatori si è concentrata su una società creata in Croazia, amministrata da un cittadino italiano, che avrebbe ricevuto bonifici per più di 1,7 milioni di euro da una società di Brescia. Questi trasferimenti corrispondevano a fatture emesse per lo stesso importo, ma risultate inesistenti. Secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza, i soldi uscivano dal conto corrente aziendale della società croata per finire su quello personale del suo amministratore, da cui venivano prelevati quasi completamente fino a svuotare il conto.
L’indagine ha messo in luce come la società croata non avesse una reale struttura produttiva o commerciale. Mancava una sede fisica e non vi erano dipendenti impegnati in attività operative. Questo conferma che la società era usata come uno schermo per movimentare capitali. Le Fiamme gialle hanno quindi classificato l’azienda come una “cartiera”, ossia un’entità creata per generare documenti falsi senza svolgere attività reale.
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Danni economici e conseguenze giuridiche
Dall’analisi delle transazioni è emerso un profitto illecito di quasi 800mila euro, rappresentato da imposte dirette e IVA non versate. Il valore sottratto allo Stato deriva proprio dall’emissione di fatture inesistenti e dal mancato pagamento delle imposte dovute su tali operazioni. La magistratura di Brescia ha emesso un decreto di sequestro preventivo, che riguarda sia la società bresciana che il suo amministratore.
Entrambi sono indagati per diversi reati, tra cui autoriciclaggio, per aver reinvestito somme provenienti da attività illecite, e per emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il sequestro riguarda somme pari all’ammontare guadagnato con queste pratiche fraudolente, estendendosi anche a beni equivalenti. Questa misura serve a bloccare ulteriori divisioni o occultamenti dei fondi recuperati.
Rilevanza del caso nel contesto della lotta all’evasione fiscale
Questo episodio rappresenta un esempio di frode fiscale che si avvale di filiali o imprese estere per mascherare movimenti finanziari illeciti. Lo scambio di denaro tra Italia e Croazia, tramite società di comodo, evidenzia come operazioni transfrontaliere possano complicare il recupero delle imposte. La Guardia di finanza continua a porre attenzione su questo tipo di manovre, spesso finalizzate a sottrarre soldi pubblici e a ingannare il sistema fiscale.
Il caso dimostra la necessità di controlli approfonditi e coordinati, soprattutto quando si tratta di aziende apparentemente estere ma con forti legami territoriali in Italia. L’azione delle autorità penali e economiche mira a interrompere catene di società schermate utilizzate per attività illecite, rafforzando il contrasto a fenomeni di evasione e autoriciclaggio. Le verifiche sui flussi bancari e le ispezioni presso le imprese continuano a essere strumenti fondamentali per scovare e bloccare questi meccanismi.
Interventi sul mercato dei metalli ferrosi
L’iniziativa della guardia di finanza di Brescia segue un filone di interventi rivolti al mercato dei metalli ferrosi, settore spesso sfruttato per operazioni fiscali irregolari. La tipologia delle frodi scoperte conferma che la creazione di società fantasma resta una tecnica diffusa utilizzata per aggirare normative e imposte. Le indagini ora proseguono per individuare eventuali altri soggetti coinvolti e per consolidare le prove a supporto delle accuse.