Frode fiscale da oltre 11 milioni nel pratese: arresti domiciliari per due indagati legati a bonus edilizi

Frode fiscale da oltre 11 milioni nel pratese: arresti domiciliari per due indagati legati a bonus edilizi

Due arresti a Prato e Pistoia per frode fiscale sui bonus edilizi da oltre 11 milioni di euro; sequestrati immobili, società e crediti d’imposta fittizi nell’indagine coordinata dalla Procura di Pistoia.
Frode Fiscale Da Oltre 11 Mili Frode Fiscale Da Oltre 11 Mili
La Guardia di Finanza di Prato ha arrestato due persone per una frode fiscale sui bonus edilizi tra Prato e Pistoia, con crediti d’imposta fittizi per oltre 11 milioni di euro e sequestri di beni immobiliari e società coinvolte. - Gaeta.it

Un’operazione della Guardia di Finanza di Prato ha portato all’arresto di due persone coinvolte in una frode fiscale legata ai bonus edilizi, che ha riguardato le province di Prato e Pistoia. L’indagine, coordinata dalla Procura di Pistoia, ha fatto emergere un sistema volto a creare e commercializzare crediti d’imposta inesistenti per oltre 11 milioni di euro.

Indagine e sequestro dei beni collegati alla frode

La Guardia di Finanza, su mandato del gip di Pistoia, ha eseguito provvedimenti restrittivi nei confronti dei due principali indagati, posti ai domiciliari. Contestualmente, sono stati sequestrati crediti fiscali fittizi per oltre 8,5 milioni di euro. Oltre ai crediti, sono stati bloccati anche tre immobili situati tra Prato e Pistoia: una struttura alberghiera, una fabbrica e un’abitazione privata, con un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. Tre società di capitali, anch’esse coinvolte nel reato, sono state sottoposte a sequestro impedendo ogni forma di gestione e trasferimento del capitale sociale, che ammonta a circa 300 mila euro.

Ruolo centrale degli arrestati

Le misure sono state decise dopo gli interrogatori, che hanno confermato il ruolo centrale dei due arrestati nello schema fraudolento. L’attività investigativa si è radicata su prove raccolte tra il 2022 e il 2025, approfondendo le modalità con cui il sistema funzionava a livello nazionale.

Modalità di funzionamento del sistema fraudolento e danni erariali

L’indagine ha rivelato come i soggetti coinvolti creassero crediti d’imposta fittizi attraverso dichiarazioni false su lavori di rifacimento di facciate mai eseguiti completamente o in parte. Il sistema si basava sulla produzione di documenti falsificati che attestavano interventi edilizi inesistenti, presentati all’Agenzia delle Entrate per ottenere la generazione dei bonus fiscali. Questi crediti d’imposta venivano successivamente ceduti a terzi, spesso ignari della natura fraudolenta, oppure convertiti in denaro con l’azione di intermediari abili nello smistare queste operazioni.

Chi risultava intestatario degli immobili coinvolti nella frode era spesso una figura inconsapevole del meccanismo, coinvolta solo formalmente con firme apposte su documenti predisposti.

Il danno cagionato al bilancio pubblico si aggira su cifre molto alte: si calcolano oltre 11 milioni di euro sottratti irregolarmente alle casse dello stato. Va sottolineato che queste perdite non sono solo economiche, ma incidono sulla distribuzione di fondi destinati a sostenere l’edilizia e il recupero di immobili sul territorio.

Impatto sul bilancio pubblico

Riciclaggio dei proventi e struttura del gruppo criminale

I profitti ottenuti dalla cessione dei crediti fittizi non sono rimasti nascosti. I proventi illeciti infatti sono stati reinvestiti attraverso operazioni complesse, tra cui l’acquisto di beni di lusso, immobili e auto di alta gamma. Questi movimenti avevano lo scopo di nascondere la provenienza criminale del denaro e di reimmetterlo nell’economia regolare, rendendo difficile per le forze dell’ordine rintracciare l’origine del capitale.

Le indagini hanno attribuito l’organizzazione del sistema a un gruppo composto da tre persone. Al vertice c’è un imprenditore già noto per reati tributari e fallimentari, ideatore della frode. Al suo fianco un prestanome gestiva formalmente le società con cui venivano create le finte operazioni. Infine, una commercialista, operante tra Prato e Pistoia, incaricata di presentare le comunicazioni all’Agenzia delle Entrate, figura chiave per l’esecuzione della frode.

Tutti e tre risultano essere beneficiari diretti delle somme illecite ricavate dalla vendite dei crediti fittizi, ruolo emerso chiaramente dagli accertamenti compiuti dalla Guardia di Finanza.

Change privacy settings
×