Foreste che emettono più co2 di quanta ne assorbono: un allarme globale tra degrado e cambiamenti climatici

Foreste che emettono più co2 di quanta ne assorbono: un allarme globale tra degrado e cambiamenti climatici

Foreste in Canada, Finlandia, Germania e paesi tropicali stanno passando da serbatoi a fonti di emissioni di anidride carbonica a causa di incendi, cambiamenti climatici e gestione insostenibile, con rischi anche per l’Italia.
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Le foreste, tradizionalmente serbatoi di CO2, stanno diventando fonti nette di emissioni a causa di incendi, cambiamenti climatici e gestione intensiva, con rischi crescenti anche in Europa, Canada, paesi tropicali e Italia. - Gaeta.it

Foreste di vaste estensioni in diverse aree del mondo, tradizionalmente viste come serbatoi naturali di anidride carbonica, stanno diventando fonti nette di emissioni. Fattori come incendi enormi, aumenti delle temperature, attacchi di insetti e raccolti intensivi hanno ribaltato la dinamica classica di assorbimento, alimentando un fenomeno che mette a rischio la capacità delle foreste di contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici. L’attenzione su questo fenomeno cresce alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Ambiente, con preoccupazioni su quanto accade in regioni chiave come Canada, Finlandia e aree tropicali.

Finlandia ed europa centrale alle prese con una capacità di assorbimento in calo

In Europa, la Finlandia fornisce segnali di cedimento simili. Le foreste finlandesi hanno mostrato una diminuzione costante dell’assorbimento di co2 finché nel 2021 il bilancio è diventato negativo. Il peso maggiore lo hanno avuto la crescita dei prelievi di legname e l’aumento delle emissioni dai suoli, dovuto alla decomposizione più rapida della lettiera forestale sotto l’effetto del rialzo delle temperature. L’Estonia ha avuto una situazione similare dal 2020 in poi.

La Germania ha affrontato un doppio peso da siccità e attacchi di insetti, causando un declino di 41,5 milioni di tonnellate di stock di carbonio forestale a partire dal 2017. Questi eventi mostrano come i cambiamenti climatici, combinati con pratiche silvo-pastorali, aggravino la capacità delle foreste di intrappolare carbonio e rischiano di trasformarle in fonti da cui provengono emissioni.

Canada: da “c sink” a fonte di emissioni per cause climatiche e antropiche

Il Canada è forse il caso più rappresentativo di foresta che emette più carbonio di quanto ne fissi, un’inversione di tendenza preoccupante in un Paese con 361 milioni di ettari di foreste. Secondo dati governativi, nelle ultime due decadi 225 milioni di ettari sotto pressione umana hanno smesso di fungere da assorbitori netti di co2, passando da un sequestro annuo di 30,5 milioni di tonnellate a emissioni medie annuali di 131,2 milioni di tonnellate. La causa principale sono gli incendi: solo nel 2023 sono stati bruciati 15 milioni di ettari, circa il 4% della superficie forestale.

Oltre al fuoco, lo stress climatico ha favorito la diffusione massiva di insetti. In British Columbia, tra il 2000 e il 2020, le epidemie del coleottero scolitide del pino hanno danneggiato oltre 20 milioni di ettari di foresta. L’aumento della temperatura accelera la mortalità della vegetazione e rende gli alberi più vulnerabili agli attacchi biologici. Questi fattori combinati rilasciano nel breve termine grandi quantità di co2 accumulata nel legno, modificando radicalmente l’equilibrio del carbonio.

Paesi tropicali: degradazione e deforestazione che alzano la produzione di co2

Nei paesi tropicali, dove si concentrano ampie foreste primarie, la deforestazione dovuta a sfruttamento umano e agli eventi naturali continua a produrre emissioni nette di anidride carbonica. Le aree degradate rilasciano carbonio immagazzinato nel suolo e nella vegetazione, contribuendo al riscaldamento globale. Lo studio di Etifor indica che, sebbene le foreste rimangano elementi vitali per la cattura di co2, stanno diventando sempre più spesso fonti di emissioni nette perché il loro stato di salute generale peggiora rapidamente.

Secondo una recente ricerca del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, pubblicata nel 2023, le foreste americane potrebbero perdere la loro capacità di fissare carbonio entro pochi anni e diventare fonti rilevanti di emissioni attorno al 2070. L’urgenza di una gestione efficace si fa evidente di fronte a questi dati che mostrano come il ritmo dei cambiamenti superi la risposta umana.

La situazione italiana: dati aggiornati tra assorbimenti e rischi crescenti

Anche in Italia il ruolo delle foreste nei bilanci di co2 è mutato. Secondo il National Inventory Document 2025 preparato dall’ISPRA, le foreste italiane assorbono ora circa il 14% delle emissioni totali di co2 nazionali, un dato notevolmente più alto rispetto al rapporto precedente del 2022. Questa revisione deriva da nuovi strumenti come la Carta Forestale Nazionale 2024, il sistema informativo forestale SINFOR e dati preliminari di inventario forestale nazionale.

Il miglioramento delle stime deve però essere valutato attentamente, visto che contrasta con trend internazionali. Le politiche climatiche italiane, fondate su questi dati, potrebbero aver perso occasioni fondamentali per puntare sul ruolo temporaneo di mitigazione delle foreste durante la transizione energetica. Le temperature medie nel paese sono salite di 1,48°, mettendo le foreste a rischio di diventare sorgenti di emissioni se non gestite con cura.

Davide Pettenella di Etifor evidenzia che un approccio di rewilding passivo, cioè l’abbandono totale delle aree, può peggiorare la situazione. Il ripristino della natura passa per pratiche di gestione che contrastino il degrado senza trascurare i rischi di perdita di biomassa e biodiversità.

Strategie per la gestione forestale e riduzione delle emissioni

Etifor, attraverso il progetto WowNature attivo su 159 aree verdi, sottolinea che curare le foreste significa valorizzare la loro complessità biologica e la capacità di resistere a incendi e insetti. Ogni intervento va individuato caso per caso. Tra le soluzioni indicate: sostegno alla rinnovazione spontanea con migrazione assistita, aumentare biodiversità con piantagioni arricchite di specie autoctone resistenti a eventi climatici estremi e interventi che favoriscano ecosistemi più robusti.

Creare paesaggi con sistemi misti, dove boschi convivono con zone umide o praterie naturali, può migliorare la gestione dei rischi e mantenere prodotti forestali utili all’economia locale. Inoltre, l’impiego di legname per prodotti duraturi, come l’edilizia, trasferisce parte del carbonio fuori dalle foreste, incrementando lo stoccaggio.

Queste pratiche richiedono competenze tecniche e modelli di governance efficaci, con collaborazione tra enti pubblici e privati. Anche la creazione di reti tra proprietari forestali può sostenere strategie di gestione integrata per mantenere i boschi funzionali e multifunzionali nel tempo.

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