Un’operazione della polizia ha portato al fermo di trenta cittadini nigeriani ritenuti coinvolti in un’organizzazione criminale con base a Sassari. L’indagine ha evidenziato come il gruppo fosse attivo non solo in Sardegna ma anche in altre città italiane e paesi esteri, gestendo diversi affari illeciti tra cui traffico di stupefacenti, riciclaggio, tratta di persone e sfruttamento della prostituzione.
La rete criminale con base a sassari e le sue ramificazioni
L’inchiesta ha individuato Sassari come fulcro delle attività dell’associazione mafiosa. Da qui, il gruppo controllava una rete estesa che arrivava a toccare diverse località italiane e persino paesi all’estero. Gli investigatori hanno documentato come la struttura organizzativa fosse articolata in più livelli con compiti ben distinti, dal traffico internazionale di droga alla gestione delle piazze di spaccio locali.
Le ramificazioni fuori dalla Sardegna sembrano aver avuto un ruolo chiave nel mantenimento e nell’espansione dei traffici, con soggetti che si occupavano di importare sostanze stupefacenti da paesi esteri e di distribuirle sul territorio nazionale. Oltre all’aspetto logistico, emerge un sistema di coordinamento che garantiva il controllo del territorio e la protezione degli interessi economici dell’organizzazione.
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Traffico di droga e riciclaggio: i pilastri dell’attività criminosa
Gli arrestati sono accusati di avere gestito ingenti quantitativi di droga importata dall’estero, venduta in diverse piazze italiane attraverso una rete di spaccio diretta. Le intercettazioni telefoniche e le attività di pedinamento hanno messo in luce come il gruppo sia riuscito a mantenere le operazioni criminali nonostante i controlli delle forze dell’ordine.
Parallelamente al traffico di sostanze stupefacenti, sono emersi episodi di riciclaggio di denaro proveniente dalla vendita della droga. Il denaro veniva reinvestito in attività illecite o occultato attraverso una serie di transazioni, operazioni finanziarie e intestazioni fittizie di beni. Questo sistema permetteva all’organizzazione di proteggere le proprie risorse e di finanziare ulteriori azioni criminali.
Tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione legate all’organizzazione
Il gruppo fermato si sarebbe occupato anche della tratta di esseri umani, sfruttando persone costrette a prostituirsi. Le indagini hanno rilevato che la gestione del controllo sulla prostituzione rappresentava una fonte significativa di introiti per la rete criminale.
Le vittime venivano spesso attratte con false promesse o via coercizione, per poi essere costrette a lavorare in condizioni di sfruttamento nei contesti urbani controllati dal gruppo. La polizia ha identificato vari luoghi di prostituzione gestiti dall’associazione nelle province interessate dall’inchiesta.
Il ruolo decisivo delle indagini sotto copertura e delle intercettazioni
Sono state fondamentali le operazioni degli agenti infiltrati all’interno del gruppo e l’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali per raccogliere prove concrete. Questi strumenti hanno permesso di documentare le attività illecite e di ricostruire le dinamiche interne all’associazione.
Gli investigatori hanno seguito per mesi i movimenti degli indagati, registrando conversazioni che hanno confermato “le accuse di associazione mafiosa e di gestione coordinata di traffici illeciti”. L’azione coordinata tra diverse forze di polizia ha garantito il successo dell’operazione e la sicurezza durante i fermi.
L’azione della polizia continua, con ulteriori accertamenti in corso per individuare altri possibili complici e capire meglio le reti internazionali collegate all’organizzazione. Le indagini confermano un fenomeno criminale di ampia portata che interessa più settori illeciti e coinvolge diverse città italiane.