poliziotti arrestati a roma per una rapina da 36mila euro durante una falsa perquisizione in abitazione
Un episodio inquietante arriva da Roma, dove tre agenti di polizia e un complice sono finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di rapina e perquisizione illegale. In gioco ci sono quasi 36mila euro sottratti da una cassaforte durante un controllo in un appartamento di via Carmelo Maestrini, nel quartiere Mostacciano. Una telecamera di sorveglianza ha ripreso la conversazione compromettente del gruppo mentre passava per strada, confermando i sospetti. In parallelo due altri agenti risultano indagati per presunti legami con lo spaccio di droga.
Il 27 marzo scorso è iniziato tutto con l’arrivo di tre poliziotti tra i 38 e 51 anni alla porta di un condominio nella zona sud di Roma. Ad aprire sono una coppia di origine rumena: lui operaio edile, lei aiuto cuoca in hotel. I poliziotti si identificano esibendo i tesserini e dichiarano di dover effettuare una perquisizione per cercare sostanze stupefacenti. Secondo quanto emerge dall’ordinanza di custodia, inizialmente tengono la coppia sotto controllo nel salotto mentre uno di loro va dritto verso la camera da letto.
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L’aggiunta del presunto complice
Poco dopo un quarto uomo, un 33enne albanese, si aggiunge al gruppo superando il campanello. La versione delle vittime racconta che in ascensore il presunto capo interrogava l’operaio su eventuali nemici o minacce che avrebbero giustificato l’intervento. Terminata la finta perquisizione chiedono scusa per il disturbo e se ne vanno senza consegnare alcun documento di autorizzazione. Solo dopo l’allontanamento i due si accorgono del furto della chiavi della cassaforte in camera da letto, contenente quasi 36mila euro in risparmi.
I sospetti consolidati dalla scoperta della cassaforte
La coppia racconta di essersi sentita tradita e disperata, soprattutto perché quei soldi rappresentavano tutto quello che avevano messo da parte dopo una truffa precedente, che gli aveva sottratto 3mila euro dal conto in banca. Un elemento che alimenta la loro delusione è stato il ritrovamento sul pavimento del quaderno blu che tenevano dentro la cassaforte, segno evidente di un prelievo rapido e poco curato. La presenza di questo particolare rinforza l’idea che i poliziotti abbiano agito con intenzione, trascurando qualsiasi attenzione per coprire il furto.
La denuncia e l’avvio delle indagini
Il giorno dopo il furto la coppia si presenta al commissariato di Spinaceto per denunciare quanto accaduto. La polizia avvia subito le indagini basandosi su tabulati telefonici e le immagini di sorveglianza della zona. Tra le conversazioni intercettate ci sono quelle compromettenti riprese da una telecamera: si sente uno degli indagati dire “Dobbiamo rubare questi soldi?”, frase che ha pesato molto nell’impostare l’accusa. L’ordinanza di custodia cautelare ha disposto gli arresti domiciliari per i quattro sospetti, mentre altre due persone sono state iscritte nel registro degli indagati su questioni legate allo spaccio di stupefacenti.
La difesa e i prossimi passi del processo
Pasqualino Ferrante, avvocato del 33enne albanese, ha dichiarato che ricorreranno al tribunale del Riesame per contestare la custodia cautelare. Ferrante sostiene che le prove raccolte siano fragili e contraddittorie, senza riscontri chiari per dimostrare la colpevolezza dei clienti. Nei prossimi giorni gli arrestati saranno ascoltati per fornire la loro versione dei fatti e rispondere alle accuse. Il caso è destinato a tenere alta l’attenzione sulle presunte irregolarità all’interno delle forze dell’ordine e mette in evidenza come la giustizia cerchi chiarezza su episodi così delicati.