L’export di vino italiano verso gli Stati Uniti ha registrato una flessione significativa ad aprile 2025, subito dopo l’entrata in vigore dei dazi imposti dall’amministrazione Trump. Il volume delle esportazioni è sceso del 7,5%, mentre il valore ha subito un calo del 9,2%, attestandosi quasi a 154 milioni di euro. Anche il prezzo medio del vino italiano esportato è diminuito del 2%. Questi dati emergono dall’analisi dell’Osservatorio di Unione italiana vini che ha monitorato le dinamiche del primo mese soggetto ai nuovi dazi. Il quadro del commercio extra-UE si presenta così sempre più complicato.
L’effetto dei dazi statunitensi sulle esportazioni italiane di vino in aprile 2025
Dal 2 aprile 2025, l’amministrazione americana ha imposto dazi pari al 20% sulle importazioni di vino italiano, con un precedente periodo dal 2 all’8 aprile in cui il dazio era in vigore con aliquota piena al 20% e successivamente ridotto al 10%. Questo intervento ha avuto un impatto diretto sulle esportazioni: il volume delle vendite in aprile ha registrato un calo del 7,5%. In valore la contrazione è stata ancora più significativa, oltre il 9%, con un calo del prezzo medio del prodotto esportato del 2%.
Mercato statunitense e dinamiche di domanda
Il mercato statunitense aveva mostrato nei mesi precedenti una forte domanda, anche per effetto di scorte accumulate in vista dei dazi. Ma ad aprile il trend ha invertito rotta, provocando un raffreddamento nelle spedizioni verso oltreoceano. La contrazione è stata sufficiente a far scendere la media del quadrimestre 2025 a una crescita di appena lo 0,9% a volume. A valore, la crescita si è dimezzata rispetto al trimestre precedente, passando dal +12,5% di febbraio a un +6,7% nel quadrimestre con 666 milioni di euro.
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Il quadro generale delle esportazioni extra ue e l’incidenza del mercato statunitense
L’analisi dell’Uiv sottolinea come la contrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti impatti in maniera rilevante sul totale delle vendite extra-UE. Nei primi mesi del 2025, i mercati extra europei hanno visto una riduzione complessiva dei volumi esportati del 9%, mentre il valore ha segnato una leggera contrazione del 2,4%. Senza il mercato statunitense a mitigare la perdita complessiva, si arriverebbe a un calo del 15% a volume e del 10% a valore nel quadrimestre.
Andamento in altri mercati asiatici e globali
Altri mercati asiatici mostrano un andamento peggiore, particolarmente Giappone e Cina con decrementi a doppia cifra. Solo la Corea del Sud riesce a mantenere una crescita nelle importazioni di vino italiano. In Russia, il calo è stato molto netto, pari al 65%. Il Regno Unito, terzo mercato mondiale per il vino prodotto in Italia, ha perso cinque punti percentuali a volume e oltre sei punti a valore. Punto di equilibrio restano Svizzera e Canada: la Svizzera mantiene le sue posizioni, mentre il Canada cresce oltre l’8% nel volume delle importazioni.
La posizione critica di unione italiana vini e la prospettiva sulla vendemmia 2025
Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv, ha evidenziato la necessità di affrontare con urgenza le tensioni di mercato soprattutto in vista della prossima vendemmia. La situazione sembra diventare più complessa, viste le dinamiche negative nei principali mercati extra europei e la diminuzione dei margini in valore.
Frescobaldi ha ricordato come l’attenzione debba concentrarsi sui consumi effettivi piuttosto che solo sui dati relativi alle spedizioni. Le esportazioni mostrano oggi un allineamento più realistico con il consumo, dopo mesi segnati da una corsa alle scorte da parte degli importatori stranieri. Questo adeguamento rende ancora più urgente pianificare strategie adeguate per mantenere un equilibrio sul mercato globale e garantire stabilità alle aziende italiane impegnate nell’export.
Prossima assemblea e strategie future
La prossima assemblea nazionale di Unione italiana vini, convocata il 3 luglio, si concentrerà su queste criticità e cercherà soluzioni per contrastare i segnali di calo eccessivo che emergono da più fronti. La prospettiva del 2025 porta con sé grandi sfide per il settore vinicolo italiano, stretto tra guerre commerciali e cambiamenti nei flussi di domanda.