L’ex consigliere regionale di Calabria Ottavio Tesoriere è stato condannato a 5 anni e 5 mesi di carcere al termine del processo con rito abbreviato scaturito dall’operazione “Garbino” contro presunte infiltrazioni mafiose nelle istituzioni locali. Il procedimento, che ha coinvolto 15 imputati ritenuti colpevoli, si è concluso con una sentenza emessa dal gip di Catanzaro. Il filone investigativo ha preso le mosse da un’indagine della Direzione distrettuale antimafia iniziata nel 2020, che ha portato alla luce intrecci tra politica e criminalità organizzata in provincia di Crotone.
L’operazione garbino e le accuse principali
L’operazione “Garbino” è scattata nell’ottobre del 2024, quando le squadre mobili di Crotone e Catanzaro hanno eseguito 11 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti soggetti sospettati di condotte criminali legate alla cosca Arena. Il nome dell’operazione si ispira a un vento caldo, simbolo della capacità degli inquirenti di “spazzare via” le ombre dalla zona. Le accuse mosse riguardano svariati reati: associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, usura, estorsione, detenzione illegale di armi, e traffico di stupefacenti. Questi elementi chiariscono l’ambito criminale vasto e ramificato oggetto dell’indagine.
Dettagli dell’inchiesta
L’inchiesta ha preso avvio nel marzo 2020 e ha visto coinvolti complessivamente 29 indagati. Oltre ai delitti aggravati dal metodo mafioso, è emersa una rete di collusioni fra politici e soggetti riconducibili a clan criminali locali, con scambi di favori e voti. Le investigazioni si sono concentrate anche su alcune attività economiche di Catanzaro Lido, come la gestione del porto, dove sarebbero state introdotte le dinamiche illegali che hanno acceso i riflettori degli inquirenti.
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Il coinvolgimento di ottavio tesoriere e la dinamica del voto di scambio
Ottavio Tesoriere, già assessore al comune di Crotone, è stato ritenuto responsabile di voto di scambio politico-mafioso. La vicenda riguarda le elezioni regionali del 3 e 4 ottobre 2021, nelle quali Tesoriere si candidò nella lista “Occhiuto Presidente” senza però risultare eletto. Secondo la ricostruzione della direzione distrettuale antimafia, Tesoriere avrebbe stabilito un’intesa con i fratelli Fabrizio e Pasquale Pullano, riconosciuti come vicini alla cosca Arena. In cambio di pacchetti di voti, l’ex politico avrebbe promesso di intervenire per l’ottenimento di una pensione di invalidità a favore del figlio di uno dei due.
Le indagini hanno documentato anche ulteriori patti non rispettati, che prevedevano concessioni di appalti pubblici, incarichi dentro enti locali e altri favori personali. Queste informazioni hanno confermato la natura coerente e consolidata dello scambio tra politica e ambiente criminale. I risvolti giudiziari contro Tesoriere fanno emergere l’implicazione concreta di alcune figure istituzionali nella manipolazione del voto, dietro una parvenza di legittimità.
Ulteriori dettagli dell’intesa
“Le indagini hanno evidenziato come questo tipo di accordo rappresenta un fenomeno radicato che mina la democrazia e favorisce il rafforzamento delle cosche nel crotonese,” hanno commentato gli inquirenti.
La figura di fiorello maesano e la gestione dei fondi della cosca arena
Nel contesto dell’operazione Garbino, spicca anche il ruolo di Fiorello Maesano, considerato uno dei vertici della criminalità organizzata locale. Secondo l’accusa, Maesano avrebbe svolto una funzione di primo piano nella risoluzione di problematiche interne al clan Arena. Tra i compiti a lui attribuiti figura la gestione della cosiddetta “bacinella”, ossia un fondo comune destinato a sostenere detenuti e le loro famiglie con risorse finanziare.
La bacinella rappresenta un sistema di autofinanziamento tipico delle cosche, che permette di mantenere la coesione interna e tutelare i propri membri anche nelle difficoltà. La sua amministrazione indica un livello organizzativo elevato e strutturato. La posizione di Maesano nel quadro ricostruito dagli inquirenti è quindi centrale per mantenere il controllo e rafforzare la rete criminale presente nel crotonese, soprattutto nei rapporti con imprenditori soggetti a estorsioni.
Le condanne e le pene inflitte agli altri imputati
Il gup di Catanzaro ha inflitto condanne agli altri 14 imputati giudicati colpevoli di vario titolo nell’ambito della stessa operazione. La sentenza ha previsto una forbice di pene tra i tre mesi e i quattordici anni e sei mesi di detenzione. La decisione conferma la quantità e la qualità dei reati contestati, che spaziano dalla partecipazione a associazioni mafiose fino a singoli episodi di traffico di stupefacenti e detenzione illecita di armi.
Le misure adottate mirano a colpire un gruppo ramificato che ha agito per anni sul territorio, infiltrandosi nella gestione pubblica e nell’economia locale. Le condanne rappresentano una risposta giudiziaria significativa al fenomeno criminale rilevato, fermando alcune delle figure più coinvolte e mandando un segnale all’intera area interessata. L’attività della magistratura ha fatto emergere il grado di corruzione tra politica e clan, con implicazioni rilevanti per la legalità nella Calabria interna e costiera.